Voto: 
5.0 / 10
Autore: 
Edoardo Baldini
Genere: 
Etichetta: 
Lifeforce Records/Andromeda
Anno: 
2006
Line-Up: 

- Friedrich Weber - voce
- Jens Basten - chitarra
- Boris Pracht - chitarra
- Andreas Schüssler - basso
- Christian Bass - batteria


Tracklist: 

1. Unspoken (04:12)
2. Cross The Great Divide (04:35)
3. The Day I Die (04:39)
4. These Stings (03:27)
5. Viper (04:23)
6. Forget Everything (02:53)
7. Echoes (04:14)
8. Remembrance (01:17)
9. Collapse (03:27)
10. Ultimate Domination (03:31)
11. True Belief (02:53)
12. Sacrificed (02:36)

Deadsoil

Sacrifice

Dopo aver completato nel 2004 l’esordio discografico, The Venom Divine, i tedeschi Deadsoil si affidano ancora alla Lifeforce Records per pubblicare il capitolo successivo, ovvero Sacrifice. Gli sforzi della band di costruire un Deathcore innovativo e all’avanguardia con tutte le altre proposte europee sono però stati vanificati dal risultato finale di un album totalmente insapore, sia per la sua limitata originalità, sia per le soluzioni adottate dal combo tedesco in ognuno dei dodici brani.

Non viene quasi lasciato spazio ai passaggi melodici che intridono grandi parte delle composizioni Deathcore, spesso provenienti dal Death scandinavo, e questa è una delle pecche principali di Sacrifice. Fanno eccezione solo l’opener Unspoken, forse il capitolo più convincente dell’opera, la terza The Day I Die, più malvagia nel suo incedere, Echoes, dall’introduzione molto orientata a ripercorrere lo stile dei Deftones e Collapse, dotata di alcuni buoni spunti Death melodico.
Per il resto, ci troviamo di fronte ad un album totalmente privo di inventiva, che prosegue solo attraverso sfuriate e riff taglienti di chitarra, senza mai concedersi intermezzi distensivi. La voce di Friedrich Weber non perde colpi in ciascun episodio, ma il complesso strumentale risulta alquanto deludente a livello di song-writing, pur presentando una registrazione e una produzione eccellenti (essendo stato mixato da Jean-Francois Dagenais dei Kataklysm).
Fin troppo caotici numerosi pezzi, quali Cross the Great Divide e Viper (ampiamente debitrice dell’ultimo stile In Flames), realmente difficili da tollerare alla lunga: il platter è permeato di una monotonia e di una pesantezza che non gli lasciano assumere un contatto coinvolgente con gli ascoltatori.
Completamente fuori luogo l’intervallo acustico costituito dalla traccia Remembrance, che appare come un modo per rompere l’andamento di un disco fin troppo violento e poco compatto.

Bisogna dimenticare quindi questo Sacrifice, opera solo per appassionati del genere, che non aggiunge nulla di nuovo al panorama Metalcore internazionale che si è sviluppato con diverse realtà di spicco, quali Killswitch Engage, Hatebreed e Caliban. In definitiva, attendiamo fiduciosi future pubblicazioni che possano dimostrare al pubblico non solo le buone capacità tecniche del gruppo tedesco, ma anche una discreta personalità nell’ambito del song-writing.

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