Voto: 
5.0 / 10
Autore: 
Edoardo Baldini
Genere: 
Etichetta: 
Ferret Records/Andromeda
Anno: 
2006
Line-Up: 

- Derek Dole - voce
- Josh Heatley - batteria
- Tom Mayer - basso
- Pauly Issue - chitarra
- Jeremy Smith - chitarra


Tracklist: 

1.  I. Somnium
2.  II. Dusk
3.  III. Fall
4.  IV. Innocence
5.  V. Exsomnis
6.  VI. Hope
7.  VII. Epitaph
8.  VIII. Cold
9.  IX. Calloused
10.  X. Maeror
11.  XI. Hollow
12.  XII. Fail
13.  XIII. Abandonment
14.  XIV. Dawn

Dead Hearts

Bitter Verses

Semplice e prevedibile questo Bitter Verses dei Dead Hearts, quintetto Hardcore di Buffalo entrato nella scuderia Ferret Records proprio in occasione del debutto discografico, dopo la pubblicazione di alcuni ep. La band, seppur giovane, ha già completato quattro tour nazionali aprendo per formazioni come Agnostic Front, 7 Seconds e Slapshot ma le idee espresse nell’esordio non appaiono molto convincenti, sia dal punto di vista strumentale che corale.
Le quattordici tracce che formano Bitter Verses sono alquanto banali, riproducendo fedelmente i canoni dell’old school Hardcore e non aggiungendo elementi nuovi ed interessanti se non lo sporadico inserimento di un pianoforte per rompere l’andamento dell’album (la quinta Exsomnis).

Per la maggior parte del suo sviluppo, il disco rimane piatto e privo di innovazione, come testimoniano brani mid-tempo come Dusk o Innocence, veramente mal interpretati sotto ogni aspetto, o pezzi tirati e più rivolti ad aloni Punk come Hope, scontato nella sua forma.
Dal punto di vista tecnico i Dead Hearts sono abbastanza abili e preparati, ma il song-writing risulta monotono e ripetitivo: la voce di Derek Dole assume un tono uguale ed uniforme per tutta la lunghezza dell’opera, un timbro fin troppo accompagnato da cori pesanti e stancanti.
Tuttavia, tra le note positive che caratterizzano l’album, si possono rammentare la struttura di concept data a Bitter Verses dai Dead Hearts, come anche l’ottima produzione e registrazione garantita dalla Ferret Records.
Per il resto invece, riff di chitarra per nulla elaborati e vari corrono parallelamente ad accompagnamenti di batteria fin troppo classici nella loro direzione: la band avrebbe dovuto privilegiare maggiormente le parti strumentali, seppur a discapito dell’esecuzione vocale di Derek.
La settima Epitaph o la decima Maeror presentano dei buoni temi di chitarra, abbastanza inusuali rispetto al contesto del lavoro discografico e perciò queste due canzoni si possono considerare un punto importante da cui partire per sviluppare le prossime pubblicazioni.

In definitiva, consigliamo l’ascolto di Bitter Verses solo agli appassionati dell’Hardcore più tradizionale, sulla scia dei celebri Agnostic Front; i Dead Hearts hanno un ampio margine di miglioramento e non sarà questa prima realizzazione ad influenzare le loro potenziali sperimentazioni future all’interno delle sonorità Punk/Hardcore. Sarebbe interessante infatti potersi confrontare con una band dotata di un sound personale e non solo emulativa degli stilemi tipici di un genere abbastanza stantio fin dagli anni Ottanta.

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