Voto: 
7.4 / 10
Autore: 
Gioele Nasi
Etichetta: 
Peaceville Records
Anno: 
2006
Line-Up: 

- Fenriz [Gylve Nagell] - Batteria, Voce su “Graveyard Slut”
- Nocturno Culto [Ted Skjellum] - Voce, Chitarra, Basso.

 

Tracklist: 

1. The Cult Of Goliath
2. Too Old, Too Cold
3. Atomic Coming
4. Graveyard Slut (Fenriz on Vocals)
5. Underdogs And Overlords
6. Whisky Funeral
7. De Underjordiske (Aelia Capitolina)
8. Tyster På Gud
9. Shut Up
10. Forebyggende Krig

Darkthrone

The Cult Is Alive

Abbozzato più di 20 anni fa dai Bathory, dai Venom, dagli Hellhammer e dai Celtic Frost.
Sviluppato in maniera personalissima in Norvegia 15 anni fa da Mayhem, Darkthrone, Burzum, Emperor, Immortal.
Espansosi in tutto il mondo (anche grazie a certi vampiri inglesi) ed evolutosi in varie forme, da quella più tradizionalista a quella più sperimentale, sul finire degli anni ’90.

Anno 2006. Che cosa ne è del Black Metal?

Ognuno ha le proprie personalissime risposte, ma io sono qui per illustrarvi quella che danno alla domanda quei due brutti ceffi norvegesi che rispondono ai nomi di Gylve Nagell e Ted Skjellum, meglio conosciuti come Fenriz e Nocturno Culto.
Loro rispondono con una miscela di Hardcore, Punk, Heavy Metal grezzo (Motorhead, Venom), Thrash vecchia scuola (primi Celtic Frost, primi Kreator, ecc). Lo mischiano al loro Black Metal, e ne viene fuori un suono groovy, ruvido, strafottente e minimale; ne vengono fuori pezzi di quattro minuti, di buona qualità, diretti e semplici, dal feeling sporco, con la voce scream del sempre grande Nocturno Culto a renderli ancora più “bastardi”.
Non c’è più il nichilismo sonoro di Transilvanian Hunger, né l’atmosfera di Panzerfaust, né il marcio di Under a Funeral Moon: già con la compilation “Fenriz Presents...” s’era visto il batterista calcare la mano sulla bontà della scena black/thrash estrema anni ’80, con brani dei vari Sarcofago, Hellhammer, Bathory, Sodom, Destruction. E ora il duo riscopre quei suoni, NON li aggiorna, e li incide. Risultato?
The Cult is Alive è un disco di Black’n’Roll quasi da headbanging, quel Black’n’Roll di cui ho già parlato nella recensione dell’EP-anticipazione “Too Old Too Cold”, un disco di livello buono, un disco che lascerà spiazzati gli integerrimi puristi del Black che si aspettano solo serio e glaciale Black Metal, ma che soddisferà chi vuole un po’ di grezzi assalti thrash, chi si spara “Under the Sign of the Black Mark”, “I.N.R.I.” e “Apocalytic Raids” la mattina prima di andare al lavoro, chi adorava quel sapore Rock che impregnava il suono dei Carpathian Forest.

Va capito lo spirito: che non è più quello degli anni ’90. O che forse è lo stesso, ancora più intransigente: dipende da come volete leggere questa release, le loro dichiarazioni e certi testi ("Nothing to prove || Just a hellish rock-n-roll freak || You call your metal black || It's just spastic, lame, and weak.").
Se entrerete nel mood del disco, saprete apprezzare gli up-tempo dell’energetica opener The Cult of Goliath, le motorheadiane Whiskey Funeral e Atomic Coming, la punk-rockeggiante Graveyard Slut (con Fenriz che ci diletta (?) con un canto simil-pulito che fa tutto tranne che BlackMetal), o la conclusiva Forebyggende Krig, con un assolo di chitarra talmente estraneo alla “poetica musicale” del Black (peraltro definita da loro stessi, anni fa...) che ci fa capire quanto siamo distanti dal “solito disco dei Darkthrone”.
Molto buona anche De Underjordiske, graziata da una “deliziosamente gracchiante” interpretazione di Nocturno Culto, uno stacco lento di buon effetto e un riffing convincente, ma citare una canzone piuttosto che l’altra vuol dire operare scelte abbastanza soggettive: il livello qualitativo si mantiene generalmente costante per tutta la durata del disco, con pochi picchi e poche delusioni.
Platter peraltro anche molto omogeneo e compatto nel suo stile, per cui vi basterà ascoltare un paio di pezzi: se vi entusiasmano prendetelo al volo, se non vi piacciono desistete immediatamente.
Passo indietro? Io direi di no: i due norvegesi hanno composto un sincero, sentito e doveroso omaggio alla vecchia scuola, a tutti quei gruppi e dischi i cui nomi e titoli ho disseminato per la recensione tentando di darvi un’idea del disco. Come ho già detto, andateci coi piedi di piombo o a rotta di collo a seconda che la proposta che vi ho descritto vi attiri o meno.

Che più di 20 anni dopo Hellhammer, Bathory e Venom, i Darkthrone abbiano voluto chiudere il cerchio?
Se per voi il “culto” del Trono Oscuro è sepolto da 10 anni, da quello splendido Panzerfaust, ultimo capolavoro, non sperate in resurrezioni dell’ultim’ora. Altrimenti, beh... The Cult is still Alive...

“Choose your Weapon – Choose your Direction” (Darkthrone, 2006)
 

NUOVE USCITE
Filastine & Nova
Post World Industries
Montauk
Labellascheggia
Paolo Spaccamonti & Ramon Moro
Dunque - Superbudda
Brucianuvole
Autoprod.
Crampo Eighteen
Autoprod..
BeWider
Autoprod..
Disemballerina
Minotauro
Accesso utente