Voto: 
8.5 / 10
Autore: 
Alessandro Mattedi
Genere: 
Etichetta: 
Osmose Records
Anno: 
1995
Line-Up: 

- Mikael Stanne - voce
- Niklas Sundin - chitarra
- Fredrik Johansson - chitarra
- Martin Henriksson - basso, chitarra
- Anders Jivarp - batteria

Guest:
- Eva-Marie Larrson - voce
- Frasse Franzén - timpani
- Fredrik Nordstrom - tastiera

Tracklist: 

1. Punish My Heaven
2. Silence, And The Firmament Withdrew
3. Edenspring
4. The Dividing Line
5. The gallery
6. The one brooding warning
7. Midway through infinity
8. Lethe
9. The emptiness from wich I fed
10. Mine is the grandeur...
11. ... of melancholy burning

Dark Tranquillity

The Gallery

Acquisita ormai una certa maturità, i Dark Tranquillity si buttano in sala di registrazione per il loro secondo album ufficiale, The Gallery. Confermata la formazione proposta nell'EP ... Of Chaos and Ethernal Light, con Stanne passato dalla chitarra alla voce al posto di Fridén (che raggiunge gli In Flames) e l'arrivo del chitarrista Johansson. Confermato per Stanne l'utilizzo delle sue vocals molto migliorate (soprattutto rispetto al primo album degli In Flames dove lui cantava), una sorta di growl/scream rauco, acido, ma lo stesso acuto e rabbioso. Confermata la voglia di allontanarsi ancora di più dai demo di inizio anni '90. Confermata l'ottima impressione generale che il gruppo aveva suscitato nell'ambiente metal all'epoca. Il risultato è un album che ripesca elementi dai venti anni precedenti e li sa ricombinare a modo suo, con personalità, carisma, ed eleganza. The Gallery è insieme raffinato e aggressivo, con un forte stabile impianto melodico unito a velocità, rabbia, intrecci maestosi delle chitarre, batteria capace di furiosi martellamenti della cassa, ma anche interventi acustici, voci femminili, parti lente che, soprattutto nei momenti più malinconici, riescono a colpire a fondo con poche note; e persino una tastiera, presente in brevi sporadici tratti ma sempre misteriosamente dimenticata dalla maggior parte degli ascoltatori metal e dei fan. E' anche molto variegato nelle sue influenze, dato che si possono ritrovare richiami ai Ceremonial Oath, le soluzioni armoniche di gruppi come gli Iron Maiden, la rabbia espressa da un nome come i Morbid Angel nella fine degli anni '90, molta ispirazione dall'irruenza del thrash teutonico (ma anche gli americani Metallica in piccoli spruzzi), persino qualche spunto da gruppi tanto diversi come Mercyful Fate o i complessi Atheist. In definitiva, un capisaldo della scena melodic death metal di Gothenburg che avrebbe influenzato tanti gruppi a venire in una delle correnti più inflazionate di gruppi di sempre. Soffermandoci un attimo sul punto della città svedese, assieme a The Jester Race e Slaughter of the Soul si fa sempre menzione dei "tre capisaldi della New Wave Of Swedish Heavy Metal", ossia i tre album che sarebbero stati i punti di riferimento principali per l'esplosione di gruppi nel quinquennio successivo, ciascuno con una sua particolare influenza su questi gruppi. In particolare si sono sempre notate le somiglianze con gli In Flames, anche per la quasi simultaneità della loro attività discografica (gli At The Gates invece dopo cinque intensi anni si sciolsero proprio in quell'anno e nessuno sa se in caso contrario avrebbero tentato di avvicinarsi a quella stessa corrente appena nata). Ma per ogni similitudine stilistica c'erano anche delle differenze, perché ciascun gruppo aveva una personalità propria, esistevano come gruppi distinti che attingevano dal proprio bagagliaio personale di influenze e le sviluppavano nella direzione che intendevano intraprendere. Vediamo che The Gallery è il lato elegante in quella Gothenburg del 1995, nella sua accezione più vasta. Per questo molti lo ritengono come l'album più riuscito fra tutti. In realtà ciascun album ha dalla sua delle valide motivazioni per essere considerato il migliore e per questo è più onesto ritenerli alla pari come risultato finale e più rispettoso del loro valore.

Il disco subito parte con l'irruenza di Punish My Heaven, con i suoi duelli di chitarra, le urla da vichingo di Stanne, la forza della batteria. Mikael offre un growl/scream rauco e potente, seppur non ancora a livelli eccelsi, ma che comunque si adatte bene alle intricate melodie del duo chitarristico Sundin/Johansson senza sfigurare troppo per la sua giovinezza. Pecca forse troppo nelle uccessive uscite urlate, mal espresse dal suo ancora troppo rauco screaming. L'esecuzione nei brani dal canto suo procede con arrangiamenti al tempo stesso taglienti e sofisticati nella loro base melodica, potente e d'effetto, mai ripetitiva, senza sfociare in una banale e rozza cattiveria. Silence and the Firmament Withdrew prosegue ancora meglio rispetto alla opening track, incentrandosi su una melodia rabbiosa ma al tempo stesso malinconica e suonata con grande eleganza. Sempre elegante è l'inizio di Edenspring, che subito lascia spazio ad una feroce e veloce sfuriata, mantenendo al contempo un cuore melodico per un classico dei Dark Tranquillity. The Dividing Line è un'altro pezzo classico del gruppo, ricco di groove e di impatto, alternando riff alla Black Sabbath e veloci sequenze di note più aggressive. Il lato più malinconico della musica degli svedesi emerge con la memorabile titletrack, grazie anche al maggiore spazio riservato alla chitarra acustica e, sorpresa, alla voce femminile che si inserisce nel brano (la reincontreremo di striscio anche successivamente). Altro pezzo famoso, The One Brooding Warning rispetto al precedente è invece un'esplosione di rabbia e velocità, unite a duri riff thrash inseriti all'interno del brano che anticipano molto di quel che vi sarà nel lato più rabbioso del successivo album The Mind's I; ma anche capace dei consueti giri più melodici. Midway Through Infinity riparte dalla velocità della precedente, avvicinandola ancora di più ad un'aggressività quasi black metal, ma smontando il tutto con soluzioni più melodiche e cariche di feeling deciso e potente. Ma di contrasto, ecco l'introduzione di arpeggi di basso della storica Lethe, forse la canzone più famosa di sempre dei Dark Tranquillity, che in un minuto lascia dietro di sè un senso di malinconia e anche di tristezza, spezzato poi dall'irrompere della batteria e della chitarra, e di Stanne. Con alcuni piccoli spunti quasi speed in The Emptiness from Which I Fed torniamo invece sui binari più aggressivi del brano, ma è solo una parentesi prima della chiusura dell'album: la strumentale Mine is the grandeur..., interamente acustica, dalle eleganti e spedite tonalità folkloristiche, è la prima parte di questa fine. Intensa ed evocativa, fortemente orecchiabile ed anche un pizzico briosa, scorre libera e sciolta fino a ricollegarsi alla distorsione in entrata dell'ultima traccia, ...Of Melancholy Burning, un ricco riassunto di quanto si è ascoltato. Vi troviamo potenza, impatto, rabbia, ma anche tanta melodia, alcuni arpeggi di chitarra clean che anticipano l'altro lato del successivo The Mind's I (quello più melodico in contrapposizione a quello più duro prima menzionato), e c'è anche il ritorno della voce femminile che fa una breve comparsa. Fino all'ultimo melodico giro acustico del disco.

In definitiva i Dark Tranquillity si posero con The Gallery fra le realtà emergenti del panorama metal mondiale più promettenti, e ancora oggi il fascino di questo disco continua a colpire tantissimi fan, per i quali è forse l'album a cui sono maggiormente affezionati. Un album completo, che sa offrire melodie dolci e potenti nella stessa maniera, nonché uno dei capisaldi di sempre del metal svedese.

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