Voto: 
7.0 / 10
Autore: 
Alessandro Mattedi
Genere: 
Etichetta: 
Century Media
Anno: 
2004
Line-Up: 

:
- Mikael Stanne - voce nei brani dall'1 al 7 nel CD1 e in tutto il CD2, chitarra nei brani dall'8 al 12 del CD1
- Niklas Sundin - chitarre
- Martin Henriksson - chitarre nei brani dall'1 al 5 nel CD1 e in tutto il CD2, basso nei brani dal 6 al 12 del CD1
- Anders Jivarp - batteria
- Michael Nicklasson - basso nei brani dall'1 al 5 nel CD1 e in tutto il CD2
- Johann Nicklasson - chitarra nei brani dal 6 al 12 del CD1
- Martin Brändström - tastiere nei brani dall'1 al 5 del CD1 e in tutto il CD2
- Anders Fridén - voce nei brani dall'8 al 12 del CD1


Tracklist: 

:

CD1:
1. Static
2. The Poison Well
3. Misery in Me
4. In Sight
5. Cornered
6. Exposure
7. No One
8. Yesterworld
9. Unfurled by Dawn
10. Midwinter/Beyond Enlightenment
11. Vernal Awakening
12. Void of Tranquillity

CD2:
1. The Wonders at Your Feet
2. The Treason Wall
3. Hedon
4. White Noise, Black Silence
5. Haven
6. Punish My Heaven
7. Monochromatic Stains
8. Indifferent Suns
9. Format C: For Cortex
10. Insanity's Crescendo
11. Hours Passed in Exile
12. The Sun Fired Blanks
13. Damage Done
14. Lethe
15. Not Built to Last
16. Thereln
17. Zodijackyl Light
18. Final Resistance
19. Ex Nihilo

Dark Tranquillity

Exposures - In Retrospect and Denial

Questa antologia di nome Exposures - In Retrospect and Denial è stata pubblicata dalla Century Media nel 2004 per accontare sia le richieste da parte dei fan di una raccolta degli inediti e delle b-sides realizzate dai Dark Tranquillity nei precedenti anni, sia di una riproposizione dei primi rari demo ed Ep della formazione svedese. Inoltre in quel periodo l'hype per i Dark Tranquillity era in crescita visto che era imminente l'uscita del nuovo singolo (Lost to Apathy) e del nuovo disco (Character), quindi la label fiutò anche i risvolti economici dell'operazione.
Nel secondo cd è inoltre presente una registrazione del live del 7 ottobre 2002 a Cracovia, già disponibile sul DVD Live Damage; noi ci sentiamo di dividere arbitrariamente, seppur sia una cosa che vien spontanea da fare, in due parti lo stesso CD1.

La prima parte è essenzialmente composta da inediti e b-sides.

Le due canzoni iniziali provengono dalle sessions di Damage Done.
Static pone enfasi sulla melodia atmosferica, spessa ed efficace sia negli arpeggi più soffusi che nelle distorsioni incisive. Convincente anche l'abbinamento con interventi più pesanti di doppia cassa. Stilisticamente parlando si potrebbe piazzare un po' a metà strada fra i momenti più brucianti di Projector e quelli più pieni di Damage Done, con una tendenza più accentuata verso il secondo, anche se vi si distacca leggerissimamente in quanto un po' meno martellante nel complesso.
In ogni caso non si tratta di convenzionali "melodic death metal" o "thrash scandinavo" o quant'altro, ma di un metal molto personale che affonda le sue radici sia nella durezza che nella melodia interpretando il tutto però con uno stile praticamente a sè stante risultato di dieci anni di evoluzione. Questo è il grande merito dei Dark Tranquillity di questo periodo, espresso in parte anche nella successiva The Poison Well che è giusto un po' meno malinconica e maggiormente spedita e distorta, ma è anche capace di picchi emotivi più vissuti come nell'assolo.
Entrambi i due pezzi sono ben realizzati e non avrebbero sfigurato su Damage Done, anche solo come bonus tracks - la seconda è comunque nell'edizione giapponese -, magari nel vinile al posto di I, Deception (qui non proposta), molto più sbiadita e banale.

Veniamo ora ai pezzi provenienti dalle sessions di Haven.
La ballata inedita In Sight sembrerebbe piuttosto uscita da Projector, viste le distorsioni più corpose abbinate a distensioni con arpeggi clean e, soprattutto, le clean vocals di Stanne (come al solito oscillanti fra l'essere piacevolmente espressive e l'essere eccessivamente melense). Ma la tastiera per effetti e tonalità è già richiamante i suoni tipici usati da Brandstrom in Haven.
Probabilmente i Dark Tranquillity scartarono il brano perché non molto in riga con gli altri composti (ma anche perché un po' troppo banalotto), quindi avrebbe stonato nell'album alterandone l'equilibrio, la coesione atmosferica e il filo conduttore generale della musica - sarebbe risultato magari più congeniale all'attitudine applicata su Projector, in cui difatti il contrasto lento/veloce, soffuso/bruciante e clean/growl riusciva ad essere espresso genuinamente.
Misery in Me rientra maggiormente nelle coordinate del disco, eccetto un'attitudine più thrashy in alcuni riff contrapposta a degli stacchi armonici. Discrete le melodie, anche se non al livello delle migliori di Haven, non convincono appieno invece gli effetti di tastiera che sembrano poco ispirati, dei riempitivi messi tanto per metterceli.
Cornered spazza via in un colpo le due precedenti canzoni: riff principale heavy/speed accattivante, climax emotivo trascinante nel ritornello, atmosfericità imponente ma dal gustoso sapore dolceamaro grazie al retrogusto malinconico tipico. Solo il canto in growl cupo e catarroso di Stanne forse stona con il resto, ma in complesso è stato un peccato non includere il pezzo nella versione ufficiale di Haven ma solo nell'edizione giapponese.

Concludiamo la "prima parte" del primo CD con le canzoni provenienti dalle sessions di Projector (non sono presenti quelle dei due EP Enter Suicidal Angels, provenienti dalle registrazioni di The Mind's I nel 1997, e Of Chaos and Ethernal Night del 1994).
No One sembra il prototipo malriuscito della canzone Nether Novas, nella quale evidentemente sono poi confluiti arpeggio e tappeti atmosferici di sottofondo sviluppati in maniera più meditata e certosina. Tutti i clichè stilistici dell'album del 1999 appaiono qui ancora acerbi, seppur non manchino le solite apprezzabili melodie.
La titletrack ufficiosa Exposures invece è notevolmente più frenetica, bruciante e martellante. E' praticamente un residuo degli elementi più thrash/death di The Mind's I, su cui è stato innestato un piglio vagamente più orecchiabile. Il risultato è però ripetitivo e scarsamente originale, sono inoltre pochi gli spunti melodici accattivanti - su tutti il miniassolo in bending verso la fine.

La seconda parte della raccolta va invece più indietro negli anni, andando a prendere brani della formazione originale (quella con ancora Anders Fridèn per intenderci), risalenti direttamente ai primi demo.
Appare notevolissima la distanza sonora e stilistica fra questi brani e i precedenti della raccolta, nonostante i periodi di composizione si aggirino sui 5/10 anni prima (non degli eoni cioè), a testimonianza della significativa evoluzione musicale intrapresa dai Dark Tranquillity: da semplice (melodic) death metal band nei primi anni '90, iniziarono a caratterizzare e personalizzare maggiormente il loro genere con i primi full-lenght veri e propri, per poi abbandonarlo sulla fine del decennio e infine operare un rimescolamento generale di stilemi e sonorità, frutto di oltre un lustro di album ed esperienza, con l'inizio del nuovo millennio.
Simbolico a questo punto il sottotitolo della raccolta: "in retrospect and denial" potrebbe indicare sia lo sguardo dato al passato dei Dark Tranquillity, a quel che un tempo erano, sia la negazione di quello stesso passato per volgersi al futuro con in mente il cambiamento e la progressione sonora verso qualcosa di differente.
Il rovescio della medaglia dato da questa contrapposizione all'interno del disco è che esssa rende la raccolta troppo disomogenea, è pesante da digerire in un sol boccone un passaggio tanto repentino di sonorità e produzione - almeno che lo si fosse fatto con completezza aggiungendo tutti i brani tralasciati - e non ci stupiremmo se nella maggior parte dei casi si ascoltasse solo una parte o l'altra del CD1, non tutte e due di fila.

Dall'EP A Moonclad Reflection, Yesterworld mostra già un songwriting dotato di un certo spessore, efficace nel ricreare atmosfere decadenti e melodie depressive. I riff lenti e le ritmiche cadenzate avvicinano il pezzo al doom metal, dal quale viene ripresa l'aura dedadente ma imponente. Le sfuriate più death metal invece alternano vibrato aggressivi e martellamenti ossessivi. A penalizzare il pezzo è l'eccessiva lunghezza, non di per sè, ma perché viene aggiunta troppa carne al fuoco che fatica a consolidarsi in maniera consistente e coesa in questi 7 minuti.
Sempre dallo stesso EP, Unfurled By Dawn mantiene il medesimo difetto, anche se qualche riff duro ma orecchiabile qua e là sembra dare la parvenza di spezzare la monotonia. La visceralità del songwriting ne risulta così riuscità a metà, non convincente appieno.
Dall'EP d'esordio Trail of Life Decayed abbiamo, unite fra loro, la breve intro acustica Midwinter e il death macabro, rozzo, marcio ma anche derivativo di Beyond Enlightenment. Traccia brutale e corrosiva, tuttavia non offre nulla che non sia già stato detto dai maggiori acts del death metal. Lo stesso vale per Vernal Awakening, in sè travolgente e micidiale, ma che non brilla affatto per originalità o personalità. Insomma, dei semplici esempi di come fare il verso ad un genere già nato e consolidato da qualche tempo (che altri gruppi stavano interpretando in maniera molto più riuscita) per via della giovinezza del gruppo, ancora acerbo in questo periodo.
Void of Tranquillity è più interessante, con ritmiche scandite in maniera coinvolgente dalla sezione ritmica, riff lenti che anticipano addirittura qualcosa degli At the Gates ed aperture melodiche che rimescolano un po' la proposta in modo da non farla sembrare stantia. Nuovamente dobbiamo però citare l'eccessivo accumulo di spunti che rendono il pezzo, per la sua lunghezza, un po' sbrodolato.

Nel secondo CD abbiamo il live a Cracovia, discretamente registrato e con una buona scaletta comprensiva di molti dei pezzi più validi ed acclamati degli svedesi, ma penalizzato da un pubblico troppo passivo che penalizza l'atmosfera, dei suoni di chitarra non abbastanza puliti e dalla prestazione di Stanne non al top della forma, senza contare la stanchezza che ad un certo punto sopraggiunge: ma questo è comprensibile e perdonabile.

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