Voto: 
4.0 / 10
Autore: 
Emanuele Pavia
Genere: 
Etichetta: 
Daft Life
Anno: 
2013
Line-Up: 

- Daft Punk (Thomas Bangalter & Guy-Manuel de Homem-Christo) – Voce, synth, tastiere, chitarre

Guests:
- Panda Bear – Voce (traccia 12)
- Julian Casablancas – Voce, chitarra (traccia 5)
- Todd Edwards – Voce (traccia 5)
- Giorgio Moroder – Voce (traccia 3)
- Paul Williams – Voce (traccia 7)
- Pharrell Williams – Voce (tracce 6, 8)
- Nile Rodgers – Chitarra (tracce 1, 6, 8)
- DJ Falcon – Synth (traccia 13)
- Chilly Gonzales – Tastiere, piano

Tracklist: 

1. Give Life Back to Music
2. The Game of Love
3. Giorgio By Moroder
4. Within
5. Instant Crush
6. Lose Yourself to Dance
7. Touch
8. Get Lucky
9. Beyond
10. Motherboard
11. Fragments of Time
12. Doin' It Right
13. Contact

Daft Punk

Random Access Memories

Nonostante tra live (Alive 2007) e colonne sonore (Tron: Legacy) i Daft Punk non fossero mai effettivamente scomparsi dalla scena musicale mainstream di questi anni, risaliva al 2005 l'ultimo full-length del duo francese, ovvero il mediocre Human After All. La notizia di un imminente ritorno discografico, cominciata a circolare a partire dal 2008 (ovvero all'inizio delle registrazioni di questo quarto lavoro), aveva quindi suscitato un certo clamore e interessamento, vista ormai l'importanza che i Daft Punk hanno avuto in passato per la reinvenzione del sound techno del nuovo millennio.

Ma dopo cinque anni di lavori e di fomentazione dell'hype, Random Access Memories si è rivelato semplicemente l'ennesimo ritorno deludente del 2013.
Il marcio si poteva subodorare già ascoltando il singolo di lancio Get Lucky, che mostra, di fatto, quasi tutto ciò che i nuovi Daft Punk hanno da offrire: una scialba rivisitazione, tramite tappeti di tastiere elettroniche e synth, dei cliché della musica disco funk di scuola Chic, qui ripulita, rifinita e patinata in ogni dettaglio in modo da lasciare di questa musica solo l'aspetto più radiofonico ed easy listening.

Musicalmente, ci sono davvero poche altre parole che meriterebbero di essere spese per un disco del genere, perché la quasi totalità delle altre tracce si limita a ripetere il canovaccio di Get Lucky, semplicemente cambiando ruffianamente di volta in volta il target di riferimento e l'atmosfera conciliante per l'ascolto.
Infatti, lo stesso connubio di funk, musica disco ed elettronica da supermercato si colora di chitarre elettriche per accalappiare l'orecchio degli estimatori del rock, viene ora avvolto da fumose atmosfere notturne per conquistare i night club estivi, recupera quindi i ritmi ballabili ed orecchiabili che i Daft Punk hanno sempre sfoderato per conquistare l'ascoltatore casual sotto l'ombrellone, per poi filtrarlo attraverso un'ottica più chic e figlia dell'house/techno più intellettuale anni Novanta per strizzare l'occhio alla critica che li vede come uno dei gruppi più influenti dell'elettronica contemporanea, il tutto sempre arrangiato in maniera barocca e prodotto con una cura maniacale per ammaliare gli amanti del bel suono.
Come se ciò non bastasse, i Daft Punk si circondano anche di un nutrito stuolo di collaboratori e ospiti, da autorevoli personaggi del passato (Giorgio Moroder e Nile Rodgers), a esponenti dell'R&B attuale (Pharrell Willams), fino a comprendere musicisti della scena rock alternativa contemporanea (Panda Bear e Julian Casablancas), per conquistare definitivamente qualsiasi ascoltatore, senza distinzione tra gusti musicali e fasce di età.

Ci si sente quasi presi in giro quando Random Access Memories esordisce con la produzione impomatata di Give Life Back to Music, con le chitarrine funk a sormontare un'elettronica da cocktail, o quando presenta agghiaccianti lenti del (bassissimo) livello di The Game of Love, quasi plagi al Prince ottantiano in Lose Yourself to Dance, chill out notturni da night club come in Within. Naturalmente, in un'ora e un quarto di musica di questo tipo, certi brani hanno il loro unico valore come riempitivo, ed è questo il caso di Beyond e Fragments of Time. Allo stesso modo, si viene colti alla sprovvista quando i Daft Punk sfoderano pezzi di oltre otto minuti come Giorgio By Moroder (che pure è in assoluto il momento migliore del disco, escludendo la grottesca introduzione spoken word di Moroder e la coda strumentale, con piacioni riff di chitarra e synth invadenti) o Touch (che invece sembra una versione elettronica dei barocchismi dei Queen anni Settanta), così come quando il duo decide di cimentarsi in esercizi "sperimentali" come Motherboard (che fa apertamente il verso all'IDM dei primi anni Novanta), Doin' It Right (una ridicola edulcorazione della musica sperimentale di Panda Bear, per renderlo alla portata di chiunque) o la conclusiva, trionfale, progressione siderale di Contact (che, con Giorgio By Moroder, è l'apice di Random Access Memories).

Anche nei brani più inusuali e più riusciti, però, si avverte sempre un sapore artificioso: la musica di Random Access Memories puzza di poco spontaneo, poco genuino, e si sente apertamente che questo album non è altro che una collezione di potenziali hit da lanciare in estate, farcito di "chicche" riservate a tener buono l'ascoltatore abbastanza esigente da pretendere di più che canzoni disco funk da spiaggia, ma non abbastanza da riconoscere la finzione che domina, fin dai primi secondi, tutto l'album.
In questo senso (ovvero, come mera operazione di marketing e di assemblaggio ad hoc per raggiungere più persone possibili - e solo in questo senso -), Random Access Memories rappresenta un lavoro eclatante e interessante: qualsiasi elemento, dall'ovvia raffinatezza nelle produzioni fino alle attenzioni date al minutaggio e alla successione dei brani lungo l'album, sembra studiato a tavolino appositamente per lasciare l'effetto più positivo possibile sull'ascoltatore. Con un lavoro del genere, i Daft Punk e la Columbia sono riusciti effettivamente a venire incontro alle esigenze di praticamente chiunque, e la conferma arriva dall'incredibile numero di consensi che un'opera così innocua, povera e kitsch, e al contempo così sfacciatamente commerciale e intenta a ricercare il successo radiofonico e di pubblico, sta riuscendo ad ottenere negli ambiti più disparati, dagli ascoltatori meno smaliziati ai circoli critici, che evidentemente sono abbastanza superficiali o incompetenti da venir raggirati così facilmente da orpelli di produzione di questo genere. Addirittura, qualcuno parla di "umanizzazione" dei Daft Punk, come se Random Access Memories fosse un disco romantico nel suo passatismo, o come se il continuo citazionismo alla musica anni Settanta-Ottanta fosse il più sincero manifesto della sensibilità musicale e umana del duo francese.

È incredibile cosa si arrivi a partorire pur di convincersi che questo album non sia uno dei più clamorosi sprechi di tempo del 2013.

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