Voto: 
7.5 / 10
Autore: 
Paolo Bellipanni
Genere: 
Etichetta: 
Virgin
Anno: 
1997
Line-Up: 

- Guy Manuel De Homem-Christo - Synth, Tastiere, Programming, Sampler
- Thomas Bangalter - Synth, Tastiere, Programming, Sampler

Tracklist: 

1. Daftendirekt
2. WDPK 83.7 FM
3. Revolution 909
4. Da Funk
5. Phoenix
6. Fresh
7. Around The World
8. Rollin' & Scratchin'
9. Teachers
10. High Fidelity
11. Rock & Roll
12. Oh Yeah
13. Burnin'
14. Indo Silver Club
15. Alive
16. Funk Ad

Daft Punk

Homework

Daft Punk, gli "stupidi straccioni". Thomas Bangalter e Guy Manuel De Homem-Christo erano dei semplici ragazzetti francesi quando cominciarono a comporre musica nelle proprie case. Una delle loro prime foto li ritrae insieme, senza un filo di barba, con gli occhi di chi sa che c'è un mondo intero davanti a cui dimostrare le proprie qualità. Quando gli esperimenti dei due giovani transalpini si trasformarono in un vero e proprio progetto elettronico era il 1992: nasceva il marchio Daft Punk e con esso una delle pagine più importanti dell'elettronica europea. Ricerche estreme, contaminazioni brutali, aneliti intellettualistici, sperimentazioni forzate; i Daft Punk non erano nulla di tutto questo e per dimostrarlo non ci volle molto: dopo anni di apprendistato a capire come suonare e far funzionare synth, sampler, drum machine e mixer - oltre che a tirare fuori i primi singoli (The New Wave nel 1994 e Da Funk nel 1995) - il duo francese bombardò il mercato discografico internazionale con un ordigno che portò con se intere generazioni di giovani e che contemporaneamente fece esplodere il french touch come nuova, grande tendenza dell'universo sintetico. Il superpotere tedesco e britannico poteva incominciare a tremare.

Homework, anno 1997, fu l'esempio perfetto di quanto la musica elettronica si fosse allargata a dismisura negli ambienti giovanili: chiunque poteva comprarsi la propria attrezzatura, scrivere pezzi, proporli alle case discografiche e magari ritrovarsi un giorno in tour acclamati come vere star. Ai Daft Punk non successe altro che questo: alla prima possibilità su full-lenght Bangalter e De Homem-Christo si videro venire incontro il colosso Virgin, pronto a metterli sotto contratto per espandere nel mondo dei giovani un nuovo credo elettronico dall'appeal assicurato. E così fu, visto che Homework spopolò in breve in tempo soprattutto grazie al riutilizzo del singolo catchy Da Funk precedentemente pubblicato e al successo del gioiello Around The World (il cui videoclip è stato girato da Michel Gondry).

Personalissima rielaborazione della techno e dell'house che da inizio anni '90 cominciarono ad espandersi definitivamente in tutta Europa, Homework è un disco che prende il passato (allora) recente della musica da discoteca e lo sfuma in un linguaggio raffinato e ballabile, elegante ma letteralmente travolgente nelle sue cascate di beat e nella sua maniacale cura compositiva; mai nessuno prima aveva usato i sintetizzatori alla maniera del duo francese, pioniere di uno stile che all'aggressività techno oppone splendidamente un sound morbido e ovattato che scava nella dance music del decennio precedente e ne tira fuori un moderno ritratto al neon (High Fidelity e la splendida Fresh sono i brani che al meglio enucleano quello che col successivo Discovery diventerà il sound-base del progetto). Melodie retrò in un corpo futurista, sample di brani anni '80 incastrati dentro costruzioni sintetiche all'avanguardia: il cosmo elettronico di Homework è vario e pieno di colori, di luci soffuse e di improvvise illuminazioni che ogni brano evoca a suon di synth, drum machine e di un gusto atmosferico ora più pacchiano e di maniera (Indo Silver Club e le scorribande techno di Burnin' e Phoenix) ora più straniante (Oh Yeah, la bizzarra Teachers) e ricercato, come dimostrano le più accattivanti - e sperimentali - Rollin' & Scratchin' e Rock & Roll, tra gli episodi più coinvolgenti del disco. Ma il vero chef d'ouvre di Homework (ancor di più del mood oscuro della magnifica Alive) porta il nome di Around The World, esperimento minimalista e chirurgico nella sua precisione compositiva ma letteralmente travolgente nella ballabile scia melodica di interminabili loop vocali, beat house e synth fluorescenti che, dal primo all'ultimo suono, ne costituisce l'ossatura.

Moderno e peculiare, Homework rappresenta la prima vera versione del mondo Daft Punk, di un sound che da questo punto in poi si evolverà in maniera ancor più raffinata ed eclettica col successivo capolavoro Discovery che perfezionerà i debiti di troppo con l'house-techno del precedente album e istituzionalizzerà definitivamente lo stile del duo parigino. Seppur ancora derivativo e a tratti ingenuo, Homework è un lavoro al quale non si può resistere, in quanto frutto delle menti di due artisti giovani e genuini che nei successivi anni confermeranno alla grande la propria posizione d'onore nello scenario elettronico mondiale, influenzando fortemente gran parte delle successive ricerche techno ed electroclash (Justice e Does It Offend You, Yeah? in primis).

Il tocco francese è questo: elegante, sfiora tutto col suo guanto bianco ma ci impiega un secondo a buttarti a calci in culo sulla pista da ballo. Gli "stupidi straccioni" ("daft punk", per l'appunto) ne erano e ne sono tuttora tra i maestri incontrastati. Meglio non osare immaginare cosa sarebbe stata l'odierna elettronica senza la genialità iniziata da questo fottutissimo 'compito per casa'.


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