Voto: 
5.5 / 10
Autore: 
Matthias Stepancich
Etichetta: 
Columbia
Anno: 
2006
Line-Up: 

- Ed Sloan: voce, chitarra
- Mitch James: basso, voce
- James Branham: batteria

Tracklist: 

1. Washing The World Away (03:53)
2. Already Gone (03:28)
3. Someday (03:55)
4. Invincible (04:13)
5. Falling Away (04:04)
6. Everything's Wrong (03:29)
7. Why (03:43)
8. Breathing Slowly (03:15)
9. Anchor (03:59)
10. Drown You Out (03:10)
11. Never Coming Home (02:34)

Crossfade

Falling Away

Il ritorno sulle scene del gruppo statunitense Crossfade, con il loro secondo album Falling Away, presenta una line-up differente: già durante il tour consecutivo al primo disco, il DJ e cantante Byroads aveva difatti abbandonato il progetto per dedicarsi alla propria famiglia.

Sembra ironico, ma con la dipartita di Byroads la band pare aver perso anche l'ispirazione.
Già nel precedente album non si poteva certo dire di avere fra le mani un gruppo particolarmente originale e dal potenziale artistico elevato, ma almeno in quel disco la band aveva sfornato una decina di pezzi direttissimi e coinvolgenti, mentre in questo sostanzialmente si aggira attorno le medesime idee senza mai arrivare al punto, senza mai aprire uno squarcio e mirare dritto al cuore dell'ascoltatore medio, come invece accadeva nell'album d'esordio.
Già dalle primissime tracce è la fiera del già sentito, anche se c'è "già sentito" e "già sentito". Quello del precedente disco era di un "già sentito" che a suo modo coinvolgeva, catturava, avendo un sapore sincero e rimodellato in maniera relativamente fresca. Il "già sentito" di questa release è invece profondamente annoiante e artificiale.

Si distinguono dalla massa la power-ballad Invincible, la ritmata title-track, la potente Anchor, e la particolare ballata conclusiva Never Coming Home, probabilmente il capolavoro del disco, sostenuta da un ottimo pianoforte steso su di una batteria sincopata, e cantata in uno stile sognante e di ispirazione soul.
Ma quattro tracce sono troppo poche per giustificare l'acquisto del disco, e i rimanenti pezzi risultano, ad eccezione forse della più ritmata e potente opener Washing the World Away, una ripetizione estenuante delle stesse idee; sembra di ascoltare sempre la medesima traccia, dato che il lavoro è essenzialmente una successione di power-ballad di matrice post-grunge poco ispirata.
Il difetto essenziale è che stavolta non sono presenti nemmeno i coinvolgenti e malinconici intrecci vocali che risultavano l'elemento più interessante del precedente lavoro: ora anche le voci sono diventate sostanzialmente anonime.

Il consiglio è di ascoltarsi il debutto della band, piuttosto che questo scialbo secondo episodio, in attesa delle nuove release di gruppi post-grunge/alternative-rock che stanno promettendo decisamente meglio.

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