Voto: 
7.0 / 10
Autore: 
Roberto Vitale
Genere: 
Etichetta: 
Sweden Metal Records
Anno: 
2007
Line-Up: 

- Dirtchild (D.C.) Danny - Voce solista,
- Vic Zino - Chitarre,
- Luke Rivano - Chitarra Basso,
- Joey Cirera - Batteria.


Tracklist: 

1. Hell Or High Water
2. Dr. Hollywood
3. Want It
4. Love On The Run
5. Make Ends Meet
6. Death Row
7. Heroes Are Forever
8. Do Or Die
9. Pure Desire
10. Boneyard
11. The Gamble

Crazy Lixx

Loud Minority

I Crazy Lixx sono sicuramente una delle più belle sorprese in ambito hard rock di questo 2007 che sta volgendo al termine, anche se a causa del look proposto dalla band si è tentato di catalogarli in un ambito più strettamente sleaze glam.
Originari di Malmoe, Svezia, il gruppo prende forma nel 2002 grazie alla decisione del cantante Dirtchild Danny e del chitarrista Vic Zino, i quali uniscono le loro forze nel tentativo di suonare una musica che avesse molti punti di contatto con un certo hard rock che andava per la maggiore tra la fine degli anni '80 e l'inizio dei '90, un sound quindi robusto e corposo, ma con un occhio molto attento alla ricerca melodica presente in ogni singolo brano.
Ai due si unisce quasi immediatamente il batterista Joey Cirera, ma è con l'arrivo del bassista Luke Rivano che il gruppo trova finalmente una propria stabilità e in men che non si dica riesce a registrare un demo che ottiene responsi molto positivi nella loro terra di origine; i demo sono composti da alcuni brani molto significativi per l'evoluzione della band, tanto che una parte di essi troverà posto nell'album di esordio, anche se completamente riarrangiati e ri -registrati.
Nel corso degli anni, altri demo si susseguono, fino all'arrivo della grande occasione. rappresentata dalla firma di un contratto discografico con la Sweden Metal records e dal successivo esordio rappresentato dal cd single Heroes Are Forever. Anche in questo caso la risposta dei metal fans è più che soddisfacente, tanto che il nome dei Crazy Lixx comincia a girare con insistenza nei circuiti specializzati, aiutato in questo anche dalla innumerevole serie di concerti tenuti dalla band.
Un nuovo singolo, Want It, fa da apripista a quello che è il vero e proprio debutto su lunga durata del quartetto svedese, Loud Minority, pubblicato lo scorso 15 Novembre.

La produzione affidata a Chris Laney rende particolarmente godibile il disco sotto l'aspetto del mixaggio e della qualità dei suoni. Per quanto riguarda lo stile, i Lixx non hanno cambiato granché delle loro influenze già segnalate agli esordi, quindi un Hard Rock debitore principalmente di alcune sonorità tipiche degli Skid Row di Sebastian Bach, soprattutto nell'incedere dei brani più veloci. A tal proposito basta ascoltare l'iniziale Hell Or High Water per rendersene conto, tanto che la stessa voce di Dirtchild Danny presenta molti punti in comune a livello di tonalità con il miglior Sebastian Bach.
Qua e là affiorano echi dei Whitesnake dell'epoca John Sykes, dei Def Leppard, soprattutto per quanto riguarda l'impostazione dei cori che tanto ricordano le prime prove della band di Sheffield e dei Bon Jovi, che ispirano in modo particolare i Lixx nei brani più melodici, tanto che un ascoltatore distratto potrebbe pensare ad un disco che tende solamente a riproporre alcuni elementi caratteristici delle bands sopra citate.
Va comunque dato il merito ai Crazy Lixx di sapere fare molto bene il loro mestiere, perché se da un lato il disco non presenta certamente brani "originali", è comunque suonato con gusto; esso soprattutto ha dalla sua una più che buona abilità nel songwriting, che si mantiene valido indifferentemente se il gruppo carica a mille come nel caso di Death Row, o sceglie ritmiche più cadenzate, come ad esempio nella splendida Dr. Hollywood, sicuramente il punto più alto a livello qualitativo del disco.
Anche le due ballad presenti, la più dura Make Ends Meet e la più malinconica The Gamble, mettono in evidenza il fatto che i Lixx sanno scrivere belle canzoni e soprattutto non risultano noiosi e ripetitivi.
Gran parte di ciò va sicuramente ascritto a Vic Zino, chitarrista che sa come gestire l'impalcatura musicale di ogni singolo brano, non eccedendo in virtuosismi, anche se capacissimo di farlo, e preferendo optare per l'immediatezza di ogni singolo brano, del resto tipico in un sound di questo tipo.
Anche la sezione ritmica si muove a proprio agio tra le note delle undici canzoni presenti sul disco; rilevante l'attacco di basso in Boneyard, vera martellata metallica a metà strada tra gli onnipresenti Skid Row ed i Whitesnake più enfatici.
Naturalmente presenti nella tracklist del disco anche i due episodi pubblicati in precedenza in versione Cd Single, due brani particolarmente "catchy", dove, come accennato in precedenza, la melodia ha la stessa importanza dell'impatto sonoro; occhio anche ai ritornelli, tutti capaci di imprimersi nella mente dell'ascoltatore in tempi rapidissimi, fatto questo che potrebbe essere l'arma vincente del disco.

Il disco fila via che è un piacere e non presenta particolari cadute di tono e di stile nei suoi circa 43 minuti di durata, anche se obiettivamente corre il rischio, se non promosso a dovere, di faticare non poco ad emergere nell'oceano rappresentato dalle uscite discografiche attuali, tuttavia l'ascolto di Loud Minority è un'ottima occasione per riscoprire un certo tipo di sonorità "pure", nel senso che in questo album non esistono contaminazioni di nessun tipo, solo buon hard rock, suonato molto, ma molto bene.
Va anche detto per onestà di fatti, visto la qualità dei musicisti che è lecito attendersi di più a livello evolutivo; infatti alcune idee, se opportunamente sviluppate nei prossimi lavori, potrebbero portare molto in alto la band; per adesso è importante che il loro nome cominci a circolare con maggiore frequenza anche fuori dai patri confini svedesi, ma insomma, come prova di esordio si può dire che il risultato è più che soddisfacente.

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