Voto: 
8.5 / 10
Autore: 
Elena Talarico
Etichetta: 
Vanguard
Anno: 
1967
Line-Up: 

- Country Joe McDonald - Voce, Chitarra, Tamburello
- Barry Melton - Voce, Chitarra
- David Cohen - Chitarra, Organo
- Bruce Barthol - Basso, Armonica
- Gary Hirsh - Batteria

Tracklist: 

1. Flying High
2. Not So Sweet Martha Lorraine
3. Death Sound Blues
4. Happiness Is a Porpoise Mouth
5. Section 43
6. Superbird
7. Sad and Lonely Times
8. Love
9. Bass Strings
10. The Masked Marauder
11. Grace

Country Joe and the Fish

Electric Music for the Mind and Body

Joseph Allen McDonald, meglio conosciuto come Country Joe (soprannome popolare affibbiato a Joseph Stalin durante la guerra), rappresenta sicuramente una delle figure fondamentali della seconda metà degli anni 60, periodo in cui molti artisti utilizzavano la propria musica come strumento di protesta politica contro la guerra del Vietnam. Nato a Washington nel 1942 da madre ebrea e padre comunista, trascorre quattro anni nella marina militare e, successivamente, decide di trasferirsi a Berkeley, in California, dove poi incontra i futuri componenti del gruppo. Al nucleo si aggiunge, oltre allo stesso McDonald, prima degli altri Barry Melton come vocalist e seconda chitarra e, in seguito, il batterista Gary Hirsh, il tastierista David Cohen e il bassista Bruce Barthol, formazione che dura solo fino al 1969, anno in cui la band partecipa all'evento di Woodstock, anche se con una line-up leggermente differente. Il gruppo prende quindi il nome di Country Joe and the Fish, ispirandosi ai miti del comunismo Stalin e Mao Tse-Tung (Fish era il termine con cui egli definiva i "rivoluzionari").

Il loro debutto Electric Music for the Mind and Body si tratta di uno dei massimi lavori della psichedelia anni 60, nonché di un album fondamentale per l'epoca, emblema della protesta, della satira, della polemica e della denuncia che andavano sviluppandosi nella seconda metà del decennio. La varietà dei generi, che spazia dal blues al country, e la semplicità tecnica della band lo rendono un lavoro particolarissimo, eclettico ma al contempo orecchiabile e facilmente assimilabile, mentre i testi provocatori, critici e satirici di McDonald fanno sì che possa essere citato accanto a nomi quali The Fugs, Bob Dylan e Arlo Guthrie, artisti importanti per la loro musica decisamente politicizzata. L'acidità del suono tipica di questo disco, invece, lo rende paragonabile al sound proprio dei primi Doors.

Flying High apre il disco con le note confuse di una chitarra acidissima, il cui suono ricorda molto quello dei Quicksilver Messenger Service e dei Jefferson Airplane, per poi rivelarsi un classico e semplice blues cadenzato, accompagnato dalla voce quasi nasale di McDonald.
Con la conclusione del primo brano, arriva l'acida Not So Sweet Martha Lorraine, che alterna momenti dolci e quasi sognanti ad altri più aspri e scanditi, e dove l'organo Farfisa di Cohen è totalmente in primo piano.
È quindi la volta del malinconico Death Sound Blues, che dopo poche e semplici note di chitarra vede l'entrata di tutti gli altri strumenti e di un caratteristico tamburello, che ricorda quasi i sonagli di un serpente e che dona al brano quel particolare tocco di sensualità. Protagoniste del brano sono sicuramente le acide chitarre distorte e la voce, che spiccano su una base dal ritmo lento, quasi trascinato, in cui le tipiche linee blues del basso fungono da traino.
La successiva Happiness Is a Porpoise Mouth stupisce totalmente le aspettative dell'ascoltatore: il brano si apre con un sibilo di organo, per poi rivelarsi dolce e ballabile, a tempo di valzer (grazie ai 3/4 ben scanditi dagli accordi dell'organo). Interessanti sono le percussioni utilizzate e, più di tutto, le melodie che seguono della chitarra, quasi spagnoleggianti, alle quali poi risponde la tastiera ricordando lo schema di un canone, mentre McDonald sembra quasi recitare una poesia più che un testo.
Segue dunque il pezzo che probabilmente rappresenta l'apice del disco: è il momento della strumentale Section 43, in cui tutti gli strumenti sono ben amalgamati tra loro, creando un'atmosfera impalpabile, acida, indefinibile. Nella prima parte è la chitarra la protagonista, accompagnata da un organo e una batteria trascinanti durante tutta la sua esibizione, che pare più un'improvvisazione che una melodia premeditata, ma dopo poco l'organo prende il sopravvento per concludere la prima "sezione": dopo un brevissimo silenzio, inizia la seconda parte del brano, ovvero la più sognante e impalpabile; le chitarre eseguono dei leggeri arpeggi in sequenza, mentre il basso segue le note degli stessi arpeggi e l'organo condisce il tutto con lunghi accordi. Terminata questa breve parte misteriosa, si ripete la prima, questa volta però con l'avvento di un'armonica che ricopre il ruolo protagonista, seguita dagli altri strumenti esattamente come all'inizio, per poi lasciare spazio a Cohen, che si diletta in un assolo tanto semplice quanto geniale, regalando al brano quel tocco di psichedelia che ricorda quasi i Doors di When the Music's Over, per poi tornare alla seconda sezione che porta alla conclusione soffusa e incerta di questa meravigliosa traccia.
Dopo il sogno regalato da Section 43, è il turno di Superbird, un blues che sembra suonato quasi per scherzo, in cui McDonald canta in modo naturale, sguaiato e si diletta in assoli confusi, quasi stonati e fuori tempo, e che rappresenta una pesante satira contro il presidente degli USA Lyndon Baines Johnson ("Look, up yonder in the sky, now, what is that I pray? It's a bird, it's a plane, it's a man insane, it's my President LBJ" [...] "Said come out Lyndon with your hands held high, drop your guns, baby, and reach for the sky. I've got you surrounded and you ain't got a chance, gonna send you back to Texas, make you work on your ranch, yeah, yeah, oh yeah!").
Segue poi Sad and Lonely Times, dal sapore country, in cui troneggiano le chitarre, l'armonica e la voce sognante di entrambi i vocalist. Con Love, si è di fronte ad un blues ignorante, classico, in cui spicca lo sgolato McDonald e i confusi assoli di chitarra e organo che si intrecciano tra loro.
Arriva dunque la dolce e sognante Bass Strings, in cui le chitarre pizzicano deboli note che ricordano la caduta di gocce d'acqua, mentre l'organo crea un tessuto leggero e psichedelico di accordi, alternato da brevi parti d'improvvisazione appena udibili, e McDonald si lascia trasportare totalmente, per donarci un cantato languido e lento.
The Masked Marauder
, invece, parte subito con un acido e movimentato assolo di organo, seguito da una particolare esibizione di chitarra, al cui termine entra la voce di McDonald con un dolce e bambinesco "la la la", cullato dal 3/4 scandito dalla batteria e dal basso.
Dopo un assolo di armonica e il finale assolo di organo, si giunge alla conclusiva Grace (tributo a Grace Slick, cantante dei Jefferson Airplane), forse la traccia più particolare dell'intero lavoro. Caratterizzata, infatti, da suoni indefinibili e sognanti, da gocce d'acqua, dall'eco applicata alla voce e alle percussioni e dall'uso di particolari strumenti a fiato che ricordano la musica giapponese, accompagna l'ascoltatore al termine del disco, cullandolo e lasciandolo in un alone di stranezza e mistero.

Electric Music for the Mind and Body rappresenta sicuramente un interessante e importante lavoro, caratterizzato da una vasta varietà di generi e attitudini e da testi che mostrano chiaramente lo schieramento politico dei componenti della band, ma in particolare di McDonald. Importante per l'intero panorama della psichedelia e della protesta politica anni 60, merita d'essere considerato uno dei più accattivanti e notevoli lavori del genere. Consigliato soprattutto agli amanti del blues e della psichedelia d'annata.


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