Voto: 
6.5 / 10
Autore: 
Paolo Bellipanni
Genere: 
Etichetta: 
Geffen
Anno: 
1996
Line-Up: 


- Ben Mize - Batteria
- David Bryson - Chitarra
- Adam Duritz - Voce e pianoforte
- Charles Gillingham - Tastiere
- David Immerglück - Chitarra
- Dan Vickrey - Chitarra
- Matt Malley - Basso


 

Tracklist: 


1. Catapult
2. Angels of the Silences
3. Daylight Fading
4. I'm Not Sleeping
5. Goodnight Elisabeth
6. Children in Bloom
7. Have You Seen Me Lately?
8. Miller's Angels
9. Another Horsedreamer's Blues
10. Recovering the Satellites
11. Monkey
12. Mercury
13. A Long December
14. Walkaways

Counting Crows

Recovering The Satellites

I Counting Crows sono un pò tra i figli prediletti del pop-rock 'impegnato' della tradizione statunitense: la band, nata a San Francisco agli inizi degli anni novanta, è infatti tra i maggiori esponenti di quella particolare miscela di rock, blues, folk alternative che tanto piace all'America più seria e a quel pubblico non abbastanza commerciale da accontentarsi del più banale pop mainstream: un qualcosa che risultasse quindi originale e particolare e che, d'altra parte, funzionasse come alternativa alla durezza del grunge di Seattle. Il risultato di questo fu uno stile rock malinconico, profondo e dimesso che è immortalato nel buon esordio August and Everything After (1993) ma che, sotto la spinta dell'etichetta (Geffen Records) e della voglia di successo di Duritz & co, finì per tradire le premesse stesse su cui era nato, abbandonandosi di conseguenza ad una musica indubbiamente più pop che rock, meno ricercata, meno incisiva sotto il profilo emotivo; un compromesso, insomma, come i tanti che ogni giorno si posso osservare nel music business moderno.

Che lo si voglia o no, con Recovering The Satellites i Counting Crows approdano definitivamente (anche se dopo il solo disco d'esordio) al Pop: i vecchi riff alternativi e malinconici oramai sono solo un ricordo e vengono sostituiti con pezzi di più facile contenuto di una sostanza inevitabilmente meno incisiva e toccante, oltre che - a tratti - eccessivamente sdolcinata. L'album infatti si apre e si esprime proprio sotto questo profilo con brani quali la opener Catapult, abbastanza arida e sorvolabile, I'm Not Sleeping e la più banale Monkey, anche se non mancano episodi che risollevano l'andamento del disco, in particolare la più rockeggiante Angels Of The Silences, la dolce Daylight Fading e le più piacevoli Children In Bloom o Have You Seen Me Lately?.
Recovering The Satellites prosegue di questo passo, alternando alla banalità pop di cui la maggior parte dei brani è pervasa, a momenti più toccanti e particolari (Miller's Angels o Another Horsedreamer's Blues) che aggiungono quel pizzico di originalità e di varietà che perlomeno non lascia sprofondare l'album nelle sabbie mobili del pop più scialbo e prevedibile. Ed in effetti ciò che realmente manca al secondo lavoro di Duritz e soci, è proprio la varietà in fase compositiva e realizzativa, dimensione che per l'appunto si arena sugli strabusati canoni dell'easy-listening d'oltreoceano, non aggiungendo nè togliendo nulla a ciò che la popular music a stelle e strisce ci ha propinato negli ultimi dieci anni.

Che si tratti di tradimento o di una semplice e innocente evoluzione stilistica, sta ad ogni singolo ascoltatore dirlo; di sicuro e palese rimane il calo creativo che ha coinvolto i Counting Crows in questa seconda esperienza discografica che non ha nulla a che vedere con la freschezza e la genuinità del disco d'esordio. Peccato.
 

NUOVE USCITE
Filastine & Nova
Post World Industries
Montauk
Labellascheggia
Paolo Spaccamonti & Ramon Moro
Dunque - Superbudda
Brucianuvole
Autoprod.
Crampo Eighteen
Autoprod..
BeWider
Autoprod..
Disemballerina
Minotauro
Accesso utente