Voto: 
7.5 / 10
Autore: 
Alessandro Mattedi
Etichetta: 
Morning Records
Anno: 
2002
Line-Up: 

- Tom Bellamy - Guitar, Bass, Synthesizer, Keyboard, Trumpet, Programming, Samples, Melodica, Harmonica, Percussion, Toy Piano, Bow, Decks, FX/Beats, Vocals in track 7 with Gautrey & Lyrics
- Daniel Fisher - Guitar, Bass, Lyrics
- Ben Gautrey - Guitar, Bass, Keyboards & Vocals
- Jon Harper - Drums, Gretsch Drums, DW Snares, Sabian Cymbals, Percussion & Backing vocals
- Kieran Mahon - Keyboard, Piano, Synthesizer, Organ, Hammond Organ, Farfisa, Guitar, Bass & Backing vocals
- Didz Hammond - Bass, Synthesizer, Samples, Vocoder, Guitar & Vocals

Tracklist: 


1. Did You Miss Me?
2. Film-Maker
3. Panzer Attack
4. Who Needs Enemies?
5. Amber
6. Digital Observations
7. Let's Kill Music
8. 555-4823
9. Been Training Dogs
10. The Lake
11. Murder Song

Nota: la versione internazionale del cd contiene una bonus track, Safe Enough Distance Away, mentre il bonus disc contiene alcune b-sides e registrazioni dal vivo.

Cooper Temple Clause, The

See This Through and Leave

Difficile, quando si ha un cognome come Bellamy, così come il leader dei Muse, passare inosservati con il proprio nuovo gruppo. Come minimo, il passaparola a riguardo sarà molto insistente in ogni caso, generando curiosità e interesse in tutti gli appassionati. Chiariamo subito però il fraintendimento che sicuramente si sarà creato: non stiamo parlando di QUEL Bellamy, Matthew, e di un suo progetto parallelo, bensì di un altro Bellamy, Tom. Un eclettico polistrumentista (ma un po' tutti i membri del suo gruppo lo sono) che poco ha da invidiare in quanto a versatilità al suo più rinomato omonimo, e sicuramente i suoi Cooper Temple Clause trovano nella sua figura un perno importantissimo per la propria musica.

Prendendo il nome da un emendamento britannico del 19° secolo (la Cowper-Temple clause dell'Elementary education act del 1870), il pedigree dei sei di Wokingham è senz'altro buono: prendiamo una spolverata (ma neanche tanta) radioheadiana, intingiamola in un senso melodico e d'impatto che richiama certi Nirvana, condiamo il tutto con la ruvidezza degli At The Drive-in, elettronica a go-go, i consueti elementi britpop (come dai primi Oasis) e certi richiami ad una frangia del rock alternativo inglese tendente a mischiare e rimischiare elettronica, rock di vario stampo e quant'altro; misceliamo con un'attitudine portata ad unificare grande carica melodica ed un forte lato elettronico in tutta naturalezza: questo bagagliaio di influenze rappresenta un ottimo punto di partenza per i Cooper Temple Clause, ma ciò che conta è l'arrivo e gli inglesi riescono a raggiungerlo con scioltezza e impatto grazie ad uno stile assolutamente coinvolgente, dal songwriting oltremodo dinamico e trascinante.
Quando prima dicevamo che Tom ha poco da invidiare da Matthew, qualcosa per l'appunto comunque c'è: e noi lo inquadriamo principalmente nella voce, ma non la sua, bensì quella di Ben Gautrey. Pur sempre dotata di un suo particolare carisma, anche un pizzico sfrontata e con un'impostazione ben più dura e anche più "spontanea" di quella dell'ormai citato Matthew Bellamy (ma lasciamo stare ulteriori paragoni che sarebbero davvero fuori contesto), è però forse troppo sporca, in alcuni punti anche un po' stridula, non sufficientemente morbida e pulita ma anzi spesso troppo roca. Ed è forse la voce il fattore determinante che un po' tarpa le ali ai CTC, i quali dopo un certo buon livello di acclamazione iniziale da parte della critica e della stampa inglese (e anche del pubblico) sono poi passati in secondo piano. Se Gautrey avesse un timbro molto più limpido e cristallino con tutta probabilità ora i Cooper Temple Clause avrebbero una notorietà di gran lunga maggiore e probabilmente esisterebbero ancora... si sono infatti sciolti nel 2007 dopo la pubblicazione del terzo album e diverse vicissitudini interne (con l'abbandono di diversi membri). Ma partiamo dall'esordio, cioè See This Through and Leave.

L'iniziale Did You Miss Me? è una catturante introduzione al disco che inizia come melanconica ballata elettro-acustica, per poi sfociare in una coinvolgente rocker ben più spedita e grintosa. Questa velocità si mantiene in Film-Maker che si incentra totalmente su di una batteria dinamica e riff caustici sporcati di post-punk, mentre la voce di Gautrey purtroppo non riesce a svettare sugli strumentisti. Ciò non significa che non sappia il fatto suo, e che non abbia energia e partecipazione da vendere come nella trascinantissima Panzer Attack (dove si gioca con i riferimenti ai Primal Scream), ma la sensazione che la sua voce secca e poco potente limiti la proposta dei CTC permane. Comunque, va precisato che il resto dell'ensemble è validissimo, da Tom allo stesso Gautrey tutti hanno un ruolo rilevante nella composizione e questo contribuisce a creare nel gruppo una miscela unita e concreta - e a mettere una pezza lì dove la voce si trova in particolar modo in primo piano, evitando che certe sue forzature, che si ritroverebbero maggiormente in evidenzia, incidano eccessivamente sul risultato della canzone.
Così le esuberanze fra britpop, electro e hard rock di Who Needs Enemies? o le atmosfere dolci ma corpose di Amber (i cui arpeggi però ricordano vagamente My Friend of Misery dei Metallica) mettono in luce un sestetto ricchissimo di verve e dal gusto melodico talentuoso e vivace, mentre la semi-ballata Digital Observations fa risultare il lato più placido e vivido in contrasto con l'esuberante, ironica energia elettrica (ed elettronica) di Let's Kill Music; e solo le linee vocali stonano in tutto questo. Ci si chiede così che effetto avrebbe fatto una voce più pulita in questo disco accattivante e potente. Oltre che personale... però l'excursus elettronico djshadowiano di 555 4823 contiene all'interno, ad un certo punto (verso metà), un synth che sembra ripreso dalla tastiera di Bliss proprio dei Muse, ironia del destino. Derivazione vera e propria? Citazione nata come semplice divertissment, o come tributo/segno di stima? Semplice coincidenza melodica senza nient'altro? Non ne siamo sicuri, tuttavia ci azzardiamo a ipotizzare una sorta di "gioco" senza malizia da parte del gruppo.
Comunque si ritorna su di un rock grintoso e bruciante con Been Training Dogs, ben eseguita e ricca di spunti interessanti ma che appare meno trascinante ed intensa del resto delle altre canzoni - tuttavia lasciando al contempo la sensazione che live potrebbe risultare invece ancora più incalzante. La piacevolissima The Lake alterna sonorità più tenui e atmosferiche a ritornelli schitarrati, ricordando per certi aspetti la precedente Amber. Qui Gautrey azzecca le giuste linee vocali ed è forse alla sua migliore prova dietro al microfono. Chiusura affidata alla lunga e cupa Murder Song, dove gli strumenti si sviluppano in tenui crescendo che lasciano presagire il ritornello più vissuto ed intenso (un po' prevedibilmente), che non aggiunge troppo a quanto già detto nel corso dell'album, ma che si lascia ascoltare piacevolmente e senza monotonia.

Un ottimo esordio, divertente e melodico al punto giusto che svetta nel mare delle uscite inglesi in ambito pop e rock per la sua potenza pur con qualche neo qua e là - che non impediscono però al disco di risultare ampiamente godibile.

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