Voto: 
8.0 / 10
Autore: 
Stefano Magrassi
Genere: 
Etichetta: 
Relapse Records/Self
Anno: 
2006
Line-Up: 

Joel Fornbrant - Voce
Anders Bertilsson - Chitarra
Daniel Schröder - Chitarra
Oskar Pålsson - Basso
Anders Jakobson - Batteria


Tracklist: 

1. The Interloper
2. D.E.A.D.
3. An Unforgiving Season
4. The Contaminated Void
5. Death Smiles At Me
6. A Custom-made Hell
7. Return to Ashes
8. Strain at the Leash
9. Flammable
10. Antidote
11. They Crawl Inside Me Uninvited
12. Waiting for Buildings to Collapse
13. Heart Shaped Violence
14. Generations Decay

Coldworker

The Contaminated Void

La morte di Mieszko Talarczyk, avvenuta durante la tragedia dello tzunami che ha colpito il sud-est asiatico nel 2004, ha sicuramente gettato scompiglio e colpito inaspettamente la scena grind svedese, una delle più attive ed importanti, ma soprattutto i Nasum stessi. Dopo, infatti, la pubblicazione di Grind Finale (targato 2005 e composto da ben 152 tracce divise in due cd), raccolta mastodontica in onore del cantante chitarrista comprendente svariati b-sides e materiale dai vari demo della band, il combo di Orebro aveva deciso di sciogliersi definitivamente. I sentimenti in gioco erano troppo forti per poter continuare come se nulla fosse successo e i vari componenti avevano continuato la loro carriera portando avanti diversi progetti, come Urban Skytt ormai in pianta stabile nei connazionali Regurgitate.

A poco più di due anni dalla scomporsa di Mieszko, assistiamo quindi al ritorno di uno dei fondatori del gruppo, ovvero Anders Jakobson, in primis batterista, ma anche tutto-fare che nel corso degli anni si era dedicato alle parti di chitarra, di basso e alle linee vocali in growl. Ritorno in pompa magna grazie alla sua nuova creatura, i Coldworker.

Radunando tutti musicisti più o meno sconosciuti provenienti dall'ampia scena death-grind scandinava, Jakobson da vita alla naturale prosecuzione del percorso artistico intrapreso coi Nasum. I suoi Coldworker ne sono figli, sono la perfetta messa in atto delle sperimentazioni e delle esperienze accumulate negli ultimi anni. Apocalittici e chiassosi, grezzi e polverosi, lasciano intravedere senza farsi troppi problemi il loro cercare di ricalcare la linea che aveva caratterizzato album come Shift ed in parte Human 2.0.

E' un grind stilisticamente superiore, un death minimalista e sporco, un richiamo al passato e alle leggende che lo hanno creato (Napalm Death su tutti). The Contaminated Void è tutto questo. E' il distanziarsi da certe correnti noise o gore, che negli ultimi anni rappresentano forse il trend maggiore della produzione grind, ma rimanendo sempre caotici e annichilenti. La commistione di vari e variegati elementi, che attraversano lidi ogni volta differenti, dal thrash all'hardcore, dal death al brutal, rende questo disco un gioiellino da gustarsi e con cui lasciarsi trasportare in un climax di furia cieca.

Se si vuole parlare di grind in tutto e per tutto (cosa alquanto difficile per altro, così come per tutti gli altri generi), riuscendo in più momenti a notare il nasum-style che fa capolino, basta godersi canzoni superbe come l'opener The Inteloper oppure An Unforgivining Season, che in parte ricorda Shift e il suo incedere apocalittico, o Flammable, introdotta da un basso ben distorto e volutamente sporco. Bisogna soltanto modificare di poco la nostra palylist per poter trovarsi di fronte song dal profilo più classicamente death, come ci dimostra D.E.A.D, una delle migliori del lotto, fatta di riff semplici, ma molto veloci e pesanti come macigni, e come ci dimostra poi Generation Decay, che strizza l'occhio perfino ai Morbid Angel.

Ma si potrebbero citare tutte, le tracce di questo The Contaminated Void, anche perchè pur partendo da cosi tanti e disparati punti, l'ascolto finale ne risulta assolutamente compatto. Segno dell'ottimo lavoro fatto dai Coldworker.
Era difficile riprendere da dove Mieszko e i Nasum si erano bruscamente fermati e cercare di essere non l'ennesima band fotocopia, ma una risposta matura e personale. Ovviamente questa risposta non poteva che venire da chi quel gruppo storico l'aveva fondato e con cui ci aveva convissuto per più di una decade. Osservati speciali questi cinque svedesi: non perdetevi l'occasione di ascoltare del grind di grande classe, nè tanto meno di seguirli nei futuri (si spera) passi.

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