Voto: 
6.6 / 10
Autore: 
Edoardo Baldini
Genere: 
Etichetta: 
I Hate Records
Anno: 
2005
Line-Up: 

- Blade - chitarra

- Dan 138 - chitarra

- James - voce

- Milly - batteria

- Rich - basso




Tracklist: 

1. Devils Disciple

2. Stigmartysm

3. Requiem For The Haunted Heart

4. Empyrean (Circle Of God)

5. Misery Serenade

6. The Eighth Deadly Sin

Centurions Ghost

A Sign of Things to Come

Approdato dal nulla alla I Hate Records, il quintetto Centurions Ghost propone un Doom vecchio stile sulla scia dei primi Anathema, Paradise Lost e Cathedral, con ampie influenze dalla storica band svizzera Celtic Frost. Non a caso il gruppo proviene dall’Inghilterra, terra che ha visto nascere la realtà del Doom, dapprima con i celebri Black Sabbath, che hanno posto le radici del genere, e successivamente con tante realtà convincenti, come le tre sopra citate, i My Dying Bride, gli Esoteric e così via…
Il tratto che accomuna i Centurions Ghost a tutte queste altre formazioni che hanno contribuito alla creazione e allo sviluppo di tale stile è l’inclinazione a trattare nei propri testi tematiche connesse alla religione e all’occulto, oltre l’approccio pesante, a cavallo tra Death e Doom nella sporca interpretazione vocale.
A Sign of Things to Come è interessante nella sua produzione in quanto, pur non essendo stato registrato ottimamente, lascia trasparire quell’alone d’angoscia trasmesso sia dalle liriche sia dal supporto musicale votato all’occulto: tuttavia, la pecca principale rimane la scarsa originalità, dovuta alla totale devozione dei Centurions Ghost nei confronti dei mostri sacri del genere e, nel 2005, ci si aspetterebbe un lavoro non così grezzo e abbastanza scontato.

Le danze si aprono con Devils Disciple, canzone dai toni inquietanti e diabolici, tutta basata sull’accompagnamento costante e, in ogni caso, molto coinvolgente, prodotto dalle chitarre elettriche. Innumerevoli sono i collegamenti con le produzioni dei primi anni ’90, in particolare con il terzetto Crestfallen EP - Serenades - The Silent Enigma degli Anathema. L’andamento certamente non è così lento e sostenuto, poiché più diretto a colpire l’attenzione degli ascoltatori attraverso le sfuriate in doppia cassa, ma l’atmosfera lugubre esalata dalle composizioni dei Centurions Ghost, percepibile anche nel velocissimo assolo di chitarra, è tipica della tradizione dello Yorkshire.
Stigmartysm è un susseguirsi di lamenti strazianti, rintocchi di piatti e campane, cori satanici e voci infernali, un breve intervallo prima della terza Requiem for the Haunted Heart, più mastodontica nei riff di chitarra e vicina alle splendide opere dei My Dying Bride, l’unica delle bands fondatrici del genere che non ha mai mutato il proprio stile per tutta la sua carriera. Anche nella quarta Empyrean (Circle Of God) risaltano i sottofondi corali delle tastiere: è questo un pezzo sicuramente più appassionante del precedente, per il suo ritmo abbastanza vario e veloce, capace di non far sopire sulle note scandite dai due chitarroni onnipresenti; anche la voce cambia radicalmente in alcune porzioni del brano, assumendo il tono che Aaron Stainthorpe proponeva nel tanto apprezzato Like Gods of the Sun.

E se pare che in questo A Sign of Things to Come non ci sia spazio per la melodia e per la riflessione, l’intermezzo acustico Misery Serenade smentirà qualsiasi aspettativa con la sua inaspettata direzione. The Eighth Deadly Sin conclude in modo anonimo il full-lenght, a causa della sua monotonia e ripetitività; praticamente inesistenti gli elementi personali dei Centurions Ghost, perché prevale la dimensione della sovrapposizione con la, ormai superata, tradizione Doom inglese.
Ultima pecca dell’album è la sua estrema concisione, solo 34 minuti di musica, ma questo fattore può essere trascurato e perdonato per l’inesperienza della band, giunta al debutto discografico proprio con A Sign of Things to Come, dopo tre anni di lungo lavoro.
Sicuramente un’opera apprezzabile da certi punti di vista, per la concretezza dimostrata dal quintetto londinese, ma criticabile per la mancanza di personalità dei Centurions Ghost. Si auspica che la crudezza presente su A Sign of Things to Come possa in futuro trasformarsi in forme differenti che valorizzino le buone capacità di song writing della band.

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