Voto: 
9.5 / 10
Autore: 
Matthias Stepancich
Genere: 
Etichetta: 
Buddah
Anno: 
1967
Line-Up: 

Don Van Vliet – voce, armonica, bass marimba, arrangiamenti
Alex St. Clair Snouffer – chitarra, basso, cori
Jerry Handley – basso, cori
John French – batteria, cori
Ry Cooder – chitarra, chitarra slide, basso, arrangiamenti (Sure 'Nuff 'N Yes I Do, Grown So Ugly)

Guests
Samuel Hoffman - theremin (Electricity, Autumn's Child)
Milt Holland – log drum, tamburello
Taj Mahal – tamburello

Production
Richard Perry – clavicembalo, produzione
Bob Krasnow – produzione
Hank Cicalo, Gary Marker - engineering
 

Tracklist: 

1. Sure 'Nuff 'n Yes I Do – 2:15
2. Zig Zag Wanderer – 2:40
3. Call on Me – 2:37
4. Dropout Boogie – 2:32
5. I'm Glad – 3:31
6. Electricity – 3:07
7. Yellow Brick Road – 2:28
8. Abba Zaba – 2:44
9. Plastic Factory – 3:08
10. Where There's Woman – 2:09
11. Grown So Ugly – 2:27
12. Autumn's Child – 4:02

Captain Beefheart and His Magic Band

Safe as Milk

Captain Beefheart, nome d'arte di Don Van Vliet (all'anagrafe Donald Glen Vliet), nato nel 1941 in California, si è rivelato come uno dei cantanti, compositori e band-leader più fuori dagli schemi, unici, anticommerciali e avanguardisti della propria epoca.
Nella sua carriera è riuscito a creare una formula musicale assolutamente senza precedenti, capace di catturare ed unire assieme l'essenza del rhythm'n'blues di Howlin' Wolf, la sperimentazione senza barriere del free-jazz e dell'avant-garde più anticlassicista, ma anche l'estetica dadaista e la forma mentis "freak" figlie dell'ala più estrema della controcultura.

Di origini olandesi da parte di padre e inglesi da parte di madre (la nonna fu la seconda cugina di Wallis Simpson, moglie di Edward VIII), manifesta le proprie qualità artistiche già nella prima adolescenza, cimentandosi nella scultura e nella pittura, particolarmente influenzato dall'espressionismo astratto di Franz Kline e Jackson Pollock.

Vliet diventa amico dell'eclettico Frank Zappa alla Antelope Valley High School di Lancaster. Assieme allo stesso Zappa sceglie quello che diventerà poi il suo nome d'arte ufficiale, scrivendo i due la sceneggiatura di un film (poi mai girato) dal titolo Captain Beefheart vs. the Grunt People.
Dopo un anno Vliet lascia gli studi, scelta che poi commenterà con uno dei suoi aforismi più significativi, "If you want to be a different fish, you gotta jump out of the school", ovvero riflettendo la convinzione che il sistema scolastico costituisca il primo passo verso il conformismo coatto e la soppressione dell'individualità.

Si trasferisce poi a Cucamonga, per rivedere Zappa, e lì decide di cimentarsi nella composizione musicale.
Nel 1965 mette in piedi la prima line-up della The Magic Band, suo gruppo di supporto, assieme ai musicisti rhythm'n'blues Alex Snouffer (chitarra), Doug Moon (chitarra), Jerry Handley (basso), Vic Mortenson (batteria).
Nel 1966, dopo aver rimpiazzato Mortenson con Paul Blakely alla batteria, i così formati Captain Beefheart & His Magic Band firmano un contratto con la A&M Records, pubblicando i due singoli Diddy Wah Diddy (una cover del pezzo popolarizzato da Bo Diddley) e Moonchild (scritta dal produttore David Gates).
I vertici della A&M scaricano la band in fretta, subito dopo aver ascoltato la direzione musicale che i cinque intendono intraprendere, ma arriva un nuovo contratto con la Buddah Records.
Il batterista viene nuovamente sostituito, stavolta con John French, e per la lavorazione del primo album Vliet chiede la collaborazione del talentuoso chitarrista ventenne Ry Cooder, destinato in futuro a diventare uno dei chitarristi blues più celebri della sua generazione. Il reclutamento si rivela fondamentale non solo per l'apporto di Cooder al sound, ma anche per via della dipartita di Doug Moon (esasperato dal carattere del leader e incompatibile con le sue idee più sperimentali) durante le sessioni.

Esce così Safe as Milk (Buddha, 1967), fino ad allora uno dei dischi rock più bizzarri e originali mai composti, e fino ad allora il disco blues più fuori dagli schemi di sempre. Le composizioni di Beefheart sono strettamente legate alle sue influenze pittoriche: Vliet trasferisce il modus operandi del dadaismo e dell'espressionismo astratto alla musica di Robert Johnson, Howlin' Wolf, Muddy Waters e Robert Pete Williams.
Lo scheletro del Delta e Louisiana blues (ovvero quello più "sporco" e paludoso) viene smembrato e ricomposto in maniera squilibrata, nevrotica e per certi versi freak; ma il freak di Beefheart condivide con Zappa solamente la forte ironia surreale, evitandone la caustica dimensione satirica, e tramutando le pomposità orchestrali in eccentricità psicotiche negli arrangiamenti e nelle ritmiche. Si tratta di due tipologie differenti di mentalità freak, con radici culturali e artistiche sensibilmente distanti, e che possono anche essere identificate con la differenza tra il carattere fortemente introverso di Vliet e quello fortemente estroverso di Zappa.
Il manifesto dell'intera opera potrebbe essere già l'opener Sure 'Nuff 'N Yes I Do: lo standard blues Rollin' and Tumblin' viene affogato nelle slide-guitar di Ry Cooder, spezzato da passaggi epilettici al drumming, fatto esplodere con la voce cavernosa e penetrante di Vliet.
Beefheart non solo possiede un'estensione vocale di 4 ottave e mezza, ma si getta anche in continui cambi di registro e timbro: in ogni pezzo interpreta così una o più diverse personalità schizofreniche. Le sue melodie vocali si evolvono poi di pari passo agli sconnessi tappeti sonori, toccando la massima eccentricità e anti-radiofonicità. I suoi modelli restano comunque quelli dei bluesmen più graffianti, e soprattutto Howlin' Wolf, il cui timbro vocale spesso riproduce perfettamente.
L'estremo parodistico è rappresentato dal doo-wop radiofonico I'm Glad (dimostrazione di come Vliet e soci fossero capacissimi di scrivere anche pezzi assolutamente canonici e pop), che viene appositamente distrutto dalla traccia successiva, Electricity, il capolavoro di estremismo sonoro del disco, con spettacolari pattern ritmici, vocalizzi psicopatici e dal timbro balzante da una personalità all'altra, droni di theremin da cinema horror.
Il resto del disco non è comunque da meno, anzi: si fa fatica ad individuare un pezzo che non sia assolutamente travolgente.
Abba Zaba è il momento più influenzato da Zappa, disteso su di un tappeto di percussioni tribali e governato da una demenzialità surreale, mentre la filastrocca folk-country di Yellow Brick Road viene cantata nelle strofe con ingenua innocenza (anche se sempre avvolta dai disorientanti fraseggi slide di Cooder), contrastata poi dal latrato con cui viene declamato il chorus.
Zig Zag Wanderer e Plastic Factory, il primo travolto dai riff e dal canto, il secondo con un eccezionale intreccio tra chitarre elettriche e armonica a bocca, sono i due blues-rock più sporchi e trascinanti, degni di finire tra i massimi capolavori di sempre del genere (assieme anche all'opener Sure 'Nuff 'N Yes I Do).
In Dropout Boogie, un altro vertice, si sposano il riff chitarristico più rabbioso del disco e il growl più gutturale di Vliet, il tutto spezzato da parentesi in 3/4 guidate da un'esotica melodia alla bass marimba.
Tra i restanti pezzi, i più vicini alla tradizione afroamericana sono Call on Me, scoppiettante rhythm'n'blues/soul-rock che porta in una dimensione ancora più selvaggia il lascivo stile alla Wilson Pickett, e Grown So Ugly, impetuosa cover di uno dei pezzi più celebri del bluesman Robert Pete Williams.
Where There's Woman incorpora anche sonorità più ispaniche (influenza che tornerà più marcata ed evidente in futuri pezzi della band), con strofe malinconiche e tamburellate (uno dei sessionman al tamburello è Taj Mahal, altro giovane destinato ad una carriera di grande successo in campo blues) che sembrano uscite dal repertorio dei The Doors, e un'improvvisa accelerazione ritmica nel corale chorus.
Il disco si chiude con la più freak e zappiana Autumn's Child, dilatata e avvolta dalle polifonie vocali, in un vero e proprio rock psichedelico.

Introduzione perfetta alla carriera di Beefheart, questo incredibile ed esplosivo album blues-rock vive di un magico e raro equilibrio tra innovatività personale e radicale da una parte, e orecchiabilissimo talento melodico dall'altra.

Consigliata la ristampa del 1999, con una qualità di produzione nettamente migliorata e l'inserimento di 7 eccezionali inediti dello stesso periodo, tra i quali spiccano le epilettiche Safe as Milk (Take 5) e Big Black Baby Shoes, le esplosioni ritmiche di Flower Pot, i 7 minuti dissonanti e malati di Korn Ring Finger, i 7 minuti dell'impressionante baccanale mediorientaleggiante e quasi prog-rock Trust Us (Take 9).

Dopo l'uscita di Safe as Milk, Jeff Cotton prenderà il posto di Ry Cooder alla seconda chitarra.
 

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