Voto: 
6.8 / 10
Autore: 
Lorenzo Iotti
Genere: 
Etichetta: 
Lion Music/Frontiers
Anno: 
2006
Line-Up: 

- Edward Box - Chitarra
- Neil Lough - Basso
- “Wild” Nick Robson - Batteria

Tracklist: 

1. Jack in the Box
2. Welcome to the Grindhouse
3. Axis of Evil
4. Hourglass
5. Stanton’s Stomp
6. Trailblazer
7. Downstream
8. Pasadena
9. Reverse the Polarity
10. Big Screen Love Theme

Edward Box

Moonfudge

A tre anni dal suo primo disco solista, il chitarrista inglese Edward Box torna con questo nuovo Moonfudge, disco completamente strumentale dominato dalla chitarra, prevalentemente elettrica, di Box.
La tecnica e l’interpretazione del virtuoso chitarrista britannico sono ottime, gli arrangiamenti sono buoni e rendono tutti i brani piacevoli da ascoltare, ma il songwriting risulta banale e poco ispirato: a parte alcuni, pochi, spunti interessanti, infatti, tutto il disco dà un’impressione di “già sentito” e, come spesso purtroppo accade con album di questo tipo, trasmette poche emozioni, arrivando in alcuni punti ad annoiare l'ascoltatore.
Per quanto riguarda lo stile di Box, si tratta di un’unione delle varie tecniche dei grandi guitar heroes, con particolare ispirazione Satriani e Petrucci. A differenza di molti altri chitarristi virtuosi, però, Box non esagera con impossibili e assurdi assoli alla velocità della luce preferendo note lunghe e molto fluide grazie anche ad un ottimo utilizzo di effetti e distorsioni.

Inutile soffermarsi a descrivere una per una le dieci tracce, tutte di media lunghezza; esse infatti sono costruite tutte con la medesima struttura: riff distorti di sottofondo, spesso particolari e originali (vedi Stanton’s Stomp e Pasadena), e chitarra solista che si muove a velocità non esagerata su melodie ripetute più volte apportando continui cambiamenti all’interno del brano. Nelle tre tracce più lente, Hourglass, Downstream e Big Screen Love Theme, arpeggi e accordi di chitarra acustica sostituiscono i riff e la chitarra elettrica solista urla note lunghe e vibranti che però, fatta eccezione per Hourglass, non riescono a raggiungere il cuore dell’ascoltatore.
Hourglass rappresenta infatti uno dei pezzi meglio riusciti, che grazie ad un ottimo arpeggio di sottofondo e ad una melodia azzeccata riesce a coinvolgere ed emozionare.
Il pezzo più azzeccato del disco risulta in ogni caso la iniziale Jack in the Box, che inizia stupendo l’ascoltatore con chitarra potente e drumming scatenato, per poi attestarsi su un riff cadenzato e coinvolgente seguito da un fiume di note acute, veloci e piacevoli.

In conclusione, un disco che, nonostante non trasmetta particolari emozioni e non aggiunga nulla di nuovo alla scena, si ascolta piacevolmente, consigliato prevalentemente ai chitarristi e a chi ama i virtuosismi e il genere neo-classico.

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