Voto: 
6.8 / 10
Autore: 
Alessandro Mattedi
Genere: 
Etichetta: 
Kranky Records
Anno: 
1995
Line-Up: 

:
- Martha Schwendener - voce, basso, tastiere
- Lawrence Chandler - chitarra, voce secondaria, tastiere, programmazione
- Michael Johngren - batteria
 

Tracklist: 

1. Sounds in Motion
2. Next to Nothing
3. Long Way Down
4. Another Road
5. Over and Over
6. Deep Sky Objects
7. Slow Thrills
8. Out of Phase
9. Drift Away

Bowery Electric

Bowery Electric

I Bowery Electric si formano 1994 a New York dall'incontro di Martha Schwendener e Lawrence Chandler, già collaboratore del compositore Philip Glass e studente di La Monte Young.
Il duo (in realtà però assieme a loro per le registrazioni del primo album c'è anche Michael Johngren alla batteria) si propone col neonato progetto di seguire il sentiero di gruppo come i My Bloody Valentine di Loveless, i Ride, gli Spacemen 3, i Loop e i Seefeel. Ottenendo così un cupo noise/drone dilatato ed etereo condito da effetti stranianti e soffusi tratti ambient, dopo un EP nel 1994 i Bowery Electric danno alla luce nel 1995 il loro debutto omonimo. Sfortunatamente riesce a metà: infatti da un lato si tratta di un'opera fortemente densa e atmosferica, minimalista nello stile ma più ambiziosa nel dipingere paesaggi sonori dal mood teso e macchiato di visioni spaziali, sensazioni gelide e angoscianti o frammenti onirici fumosi; dall'altro si tratta di un lavoro appesantito da un'eccessiva ripetitività dei pezzi, le composizioni dei quali espandono e ripetono troppo gli spunti inquadrati dal duo e le distorsioni noise riverberate, producendo un effetto di appiattimento generale che nel corso del full-lenght, considerando che non si tratta di un disco sempre originale come stilemi, rende il tutto a tratti eccessivamente monotono e ridondante - penalizzando così i tratti maggiormente riusciti.

Lo schema rimane sostanzialmente uguale per tutti i cinquanta minuti, con estesi muri sonori di droni chitarristici ipnotici che costruiscono scenari allucinogeni su cui si innestano una batteria cadenzata, bassi pulsanti e rabbrividenti, decadenti panorami urbani post-industriali.
Per quanto riguarda l'apporto vocale, tendenzialmente in lo-fi, la Schwendener si limita a sporadici interventi minimali quasi da tetra nenia che rimangono in secondo piano, così come Chandler come seconda voce si mantiene anch'esso in disparte, col risultato che la parte canora non è mai in mostra, è sempre finalizzata a catalizzare l'aura tetra dei brani da una posizione di complementarietà. La proposta viene personalizzata da un'attitudine disumanizzante che esalta le atmosfere di ogni pezzo, ma non si tratta ancora di un disco pienamente fresco ed innovativo.
Comunque, anche partendo ogni volta con ottimi propositi ed il potenziale per concretizzarli, Bowery Electric soffre di una staticità che pezzo per pezzo funge come da zavorra per gli statunitensi, l'atmosfericità del disco ad esempio raggiunge presto climax intriganti ma va via via sfumando sempre più, mentre l'evocatività sonora di ciascuna traccia, più che risultare sempre più corposa o straniante, si fa gradualmente più povera di intensità proprio per l'eccessiva ripetitività.

Sounds in Motion introduce l'album con un basso cupo eredità di shoegazers come gli Slowdive, adagiato su inquietanti droni atmosferici di sottofondo. Next to Nothing è una cadenzata, estenuante marcia celestiale fra ritmi accattivanti dalle percussioni funky e distorsioni acido-oniriche, proseguendo questa solfa in Long Way Down che mantiene i tratti slowdiveiani dei precedenti brani rendendoli leggermente più irrequieti.
La voce è quasi del tutto assente, il che pone in risalto i ronzii delle chitarre e la sezione ritmica che scandisce l'intessitura di ciascuna canzone, alla lunga però inciampando nella monotonia compositiva che minimizzano i fattori positivi negli arrangiamenti raffinati e nelle melodie alienanti ed angoscianti.
Another Road è più dolce e sognante, con la Schwendener che quasi recita le sue parole, sempre rimanendo assieme a Chandler su tonalità basse, quasi difficilmente comprensibili con la voce che funge solo da strumento addizionale, reinterpretando così la lezione degli shoegazers.
Over and Over è una breve, lenta strumentale dai tratti ambient che fanno risaltare i bassi intermittenti da dream pop/shoegazing.
Deep Sky Objects è un trip oscuro e melanconico con retrogusto di disagio, ricorda per certi versi i Joy Division ad eccezione del canto onirico e del noise chitarristico, gli strumenti ritmici nel frattempo si fanno più spediti.
La lunga e strutturalmente ciclica Slow Thrills gioca su un alienante senso psichedelico e sui riverberi di chitarra per mantenere il suono straniante, contorno di tappeti atmosferici e di bassi spettrali, mentre la sezione ritmica cerca di variare lo schema a piccole dosi (una delle rare volte nell'album, che si nota maggiormente per via della lunghezza del pezzo).
Out of Phase è uno dei brani più claustrofobici e dark di tutti, un'inquietante marcia funebre che sovrasta paesaggi sonori disperati, freddi e apocalittici. Ne risulta forse uno dei momenti migliori e più significativi dell'intero disco.
Conclusione più ambientale e nostalgica con Drift Away.

Pur mostrando classe e potenziale, i Bowery Electric soffrono dell'inesperienza che li porta a realizzare un disco ancora acerbo, un lavoro allo stato embrionale non sufficientemente maturo nonostante gli aspetti positivi. Non è comunque da buttare e vi sono sufficienti buone basi melodiche e atmosferiche di cui tenere conto una volta avviatisi a concretizzare uno stile più variegato, incisivo e creativo.
Lo vedremo infatti nel successivo Beat.

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