Voto: 
5.5 / 10
Autore: 
Matthias Stepancich
Etichetta: 
Virgin
Anno: 
2003
Line-Up: 

Damon Albarn - voce, chitarra, tastiere
Alex James - basso, chitarra
Dave Rowntree - batteria

Tracklist: 

0. Me, White Noise (6:48)
1. Ambulance (5:09)
2. Out of Time (3:52)
3. Crazy Beat (3:15)
4. Good Song (3:09)
5. On the Way to the Club (3:48)
6. Brothers and Sisters (3:47)
7. Caravan (4:36)
8. We've Got a File on You (1:03)
9. Moroccan Peoples Revolutionary Bowls Club (3:03)
10. Sweet Song (4:01)
11. Jets (6:25)
12. Gene by Gene (3:49)
13. Battery in Your Leg (3:20)

Blur

Think Tank

Dopo l'album 13, viene pubblicato un Best of nel 2000 (per altro contenente l'ottimo inedito Music Is My Radar, un buon mix di electro-pop e indie-rock), poi il chitarrista Graham Coxon "abbandona il gruppo per concentrarsi sulla sua carriera solista" (questa la spiegazione ufficiale, in realtà viene cacciato via dal manager della band per motivi non del tutto chiari).
Damon Albarn prende il timone del gruppo e con il successivo Think Tank (Virgin, 2003) scrive sostanzialmente un proprio album solista.
Nel frattempo i suoi stessi progetti paralleli (uno su tutti gli interessanti ma non certo memorabili Gorillaz) non solo l'hanno confermato come uno dei principali musicisti della scena alternativa inglese, ma hanno anche svelato la sua passione per l'elettronica. Passione che su Think Tank trova larga applicazione, assieme ad uno sfondo anti-militarista generale (sia nel titolo dell'album, che in molti testi, dato che il perno lirico di Albarn appare essere la prevalsa dei sentimenti e della speranza in tempi bui), dovuto alla pubblicazione negli anni della guerra in Iraq, e purtroppo anche ad un utilizzo della chitarra elettrica marginale e poco convincente (naturalmente per via dell'assenza di Coxon).

Tra i momenti più interessanti si qualifica la buona opener Ambulance, dalle reminiscenze bowiane, anche se in realtà è preceduta dalla traccia fantasma Me, White Noise (che si può ascoltare facendo rewind manualmente), la quale approda poi al primo avvolgente singolo Out of Time, una ballad matura e riflessiva, bilanciata nell'umore dalle successive (discrete) Crazy Beat e Good Song. Oltre ad esse, sono effettivamente degne di nota anche We've Got a File on You (indie-rock brillante e caotico, della durata di un solo minuto), Jets (altro brano dalla composizione matura e convincente, ricco di influenze afro), e la finale Battery in Your Leg (non a caso l'unico brano che vede la partecipazione di Coxon).
Il problema è che, sostanzialmente, le idee finiscono qui. Il resto del disco è difatti completamente trascurabile: On the Way to the Club è una rivisitazione più moderna delle idee di Parklife, che tuttavia non rende come potrebbe visti gli arrangiamenti elettronici decisamente scadenti; Brothers and Sisters vorrebbe tentare la strada del soul, ma alla sua riuscita non ci crede nemmeno Albarn stesso; Caravan vorrebbe citare i Radiohead, ma fa un buco nell'acqua; Gene by Gene, estratta come singolo, almeno valorizza una produzione decente e mostra un certo background musicale (cita infatti apertamente i The Clash), eppure non arriva ugualmente ad un livello di buona composizione. Le tracce rimanenti poi sono anche peggio (specie quando Albarn si fa prendere la mano dai ritmi lenti, come nella ballad Sweet Song, mortalmente noiosa).

Sicuramente si sente la mancanza di Coxon e di un punto d'equilibrio all'interno del gruppo (che ora è Albarn-centrico), ma anche il tocco in questo caso un po' inopportuno di Fatboy Slim nella produzione di alcuni brani, e soprattutto una generale carenza di creatività, contribuiscono a minare il lavoro. L'album convincerà mediamente il pubblico e spezzerà a metà la critica.
Un eventuale successore a questo album verrà continuamente rimandato dal leader Albarn, nel frattempo impegnato in altri mille progetti.
 

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