Voto: 
5.5 / 10
Autore: 
Matthias Stepancich
Genere: 
Etichetta: 
Food/EMI
Anno: 
1995
Line-Up: 

- Damon Albarn - organo, synth, pianoforte, voce, melodica, campane
- Graham Coxon - synth, chitarra, tamburello, cori
- Alex James - basso
- Dave Rowntree - batteria

Tracklist: 

1. Stereotypes
2. Country House
3. Best Days
4. Charmless Man
5. Fade Away
6. Top Man
7. The Universal
8. Mr. Robinson's Quango
9. He Thought of Cars
10. It Could Be You
11. Ernold Same
12. Globe Alone
13. Dan Abnormal
14. Entertain Me
15. Yuko and Hiro
 

Blur

The Great Escape

Aspettati al varco dopo lo straordinario successo (prevalentemente nello UK) del disco Parklife, i Blur tornano in studio per registrare il loro quarto album.
Il problema è che stavolta fanno l'errore di ripetere la medesima formula, e confezionano un album per molti versi fotocopiato dal precedente, The Great Escape (Food/Virgin, 1995).

Il filo conduttore dei testi resta ancora una sogghignante ma in fondo innocente satira degli stereotipi borghesi britannici (come già fecero i The Kinks parecchi anni prima di loro), con pezzi come Country House, Stereotypes, Mr. Robinson's Quango e Charmless Man a rappresentare al meglio tale dimensione. Ma stavolta emerge anche una novità a livello lirico, ovvero l'aprirsi e parlare di se stesso da parte del frontman Damon Albarn: Dan Abnormal è sostanzialmente autobiografica (evidente nel titolo l'anagramma del suo nome), mentre con Yuko and Hiro scrive una love-song riflessa dal rapporto sentimentale fra lui e Justine, cantante degli Elastica al tempo sua compagna; a livello musicale complessivo, i due pezzi lasciano però a desiderare.
Il primo singolo Country House balza in vetta alle chart (vincendo una presunta sfida con i rivali Oasis su chi avrebbe raggiunto la posizione numero uno per primo, iper-pubblicizzata e ingigantita dai media per mero marketing); complici i coretti irresistibili che si innestano sulla struttura, risulta in effetti un pezzo fresco e godibile, allo stesso modo della frizzante e ritmata Charmless Man, anch'essa fatta singolo.
Tra i momenti apprezzabili possono annoverarsi anche l'opener Stereotypes, l'ambiziosa ballad The Universal (che, nonostante la pomposità di evidente derivazione new-wave, resterà per anni uno dei "lenti" pop più celebri in Europa), e forse l'appena salvabile It Could Be You, ma il resto del lavoro non decolla e non convince: c'è davvero poco da poter dire su brani mainstream tanto superficiali.

Nello stesso anno, come anticipato, esce (What's The Story) Morning Glory? degli Oasis, che dapprima viene appunto offuscato nelle vendite da The Great Escape, mentre in seguito sforna una serie di singoli talmente di successo da mandare in pezzi le classifiche di tutta Europa, incoronando gli Oasis come la band "brit-pop" per eccellenza, e annullando l'interesse dei media per i Blur.
Insoddisfatto da tale situazione e dalla svolta eccessivamente pop intrapresa con l'album, il chitarrista Graham Coxon riuscirà ad imporre al gruppo una svolta stilistica; da tali premesse nascerà un album omonimo che spiazzerà pubblico e critica.

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