Voto: 
6.3 / 10
Autore: 
Matthias Stepancich
Etichetta: 
Food/EMI
Anno: 
1999
Line-Up: 

- Damon Albarn - voce, pianoforte, chitarra
- Graham Coxon - chitarra, cori
- Alex James - basso
- Dave Rowntree - batteria

Tracklist: 

1. Tender (07:40)
2. Bugman (04:47)
3. Coffee & TV (05:58)
4. Swamp Song (04:36)
5. 1992 (05:29)
6. B.L.U.R.E.M.I. (02:52)
7. Battle (07:43)
8. Mellow Song (03:56)
9. Trailer Park (04:26)
10. Caramel (07:38)
11. Trimm Trabb (05:37)
12. No Distance Left to Run (03:27)
13. Optigan 1 (02:34)

Blur

13

Il disco che nella discografia dei Blur segue il convincente omonimo è il decisamente meno convincente 13 (Wiiija, 1999).
La genesi dell'album è molto sofferta: nei due anni successivi a Blur, il frontman Albarn rompe con la sua ragazza (anche cantante degli Elastica) e combatte una dura lotta contro la dipendenza da alcol e droghe. Il momento di depressione, ma anche il desiderio di riabilitazione, si riflettono nell'umore delle composizioni e in molti dei testi di 13.

Il quartetto fortunatamente prosegue il discorso del precedente lavoro a livello musicale, realizzando un'altra serie di orecchiabili connubi tra alternative-rock e indie-pop, con la differenza che stavolta le sfuriate hardcore e le schitarrate lo-fi sono di fatto assenti, rimpiazzate da melodie soffuse, tenere ballad, e atmosfere in generale completamente diverse; esempio lampante ne è il primo singolo Tender, un riuscito incrocio tra cori gospel e chitarre a metà tra Delta blues e country-rock (pubblicizzato da un interessante video in cui la band lo esegue dal vivo), la cui lunghezza di quasi 8 minuti si pone come indicativa della maturazione stilistica da parte del gruppo, ormai definitivamente staccatosi dalle precedenti canzoni brit-pop.
Segue poi il fragoroso indie-rock noisy di Bugman e della più lenta Swamp Song, bilanciato in catchiness dall'ottima Coffee & TV (estratta come singolo e pubblicizzata da un memorabile video con protagonista un cartone del latte), disorientante connubio di contagioso indie-pop con umori alienati e malinconici, che possiede la sua forza nelle parti di chitarra, nella ritmica irresistibile e nelle eccellenti polifonie vocali.
Altri episodi degni di nota sono la riflessiva No Distance Left to Run, le escursioni ricercate di Battle e Caramel (quasi 8 minuti a testa), e la più intimista Mellow Song, vicina ai pezzi scritti da Coxon per il suo debutto da solista.

Sostanzialmente trascurabile è a conti fatti il resto dell'album: resta effettivo il fatto che la band si sia spinta ulteriormente nei territori dell'indie-rock, tentando composizioni più complesse, ma stavolta presentando meno idee originali ed incisive (la maggior parte del lavoro è tutto fuorché sperimentale), sebbene le atmosfere appaiano complessivamente più mature, anche fosse solamente un motivo anagrafico.
Un contributo positivo in fase di produzione è dato dal veterano William Orbit, che tenta d'esaltare le buone idee di ciascun pezzo e regala dei tocchi elettronici e ambient che giovano senza dubbio alle tracce ed al mood generale.
Interessante anche l'artwork (la cover è un dipinto fatto dallo stesso Coxon).
 

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