Voto: 
6.3 / 10
Autore: 
Matteo Mainardi
Genere: 
Etichetta: 
Trustkill/Roadrunner Records
Anno: 
2006
Line-Up: 


- Brandan Schieppati - voce
- Brian Lepke - chitarra
- Derek Youngsma - batteria
- Ryan Wombacher - basso
- Marta - tastiera
- Scott Danough - chitarra


Tracklist: 


1. For Love and Failing
2. Confession
3. Love in slow motion
4. The Pain Killer
5. Kill to Believe
6. Dearly Demented
7. Line In The Sand
8. She's Gone
9. Tragedy Of Empty Streets
10. Return To Sender
11. Hollywood Prison
12. The Truth

Bleeding Through

The Truth

I Bleeding Through sono un gruppo poco conosciuto qui in Italia ma con una discreta schiera di fans negli states. Truth è il loro terzo disco le cui redini sono state date in mano a un professionista del suono, Rob Caggiano, che può vantare di essere il produttore dei Cradle of Filth. I Bleeding Through hanno anche voluto avere le partecipazioni di alcuni loro amici e, più precisamente, Ben Falgoust dei Soilent green, nella canzone For love and failing, e Nick 13 dei Tiger army in Dearly demented. Negli U.S.A., dove l'album è uscito un mese prima, hanno già venduto 17000 copie, grazie alle quali si sono piazzati al 48° posto della top 200 di billboard. Sembra quindi che il cd possa dare buone speranze al gruppo.

Indubbiamente, rispetto alle precedenti releases, i Bleeding Through sono maturati e molto più arrabbiati. Ce lo dice il titolo stesso Truth (verità): adesso basta, vi diciamo tutto quello che pensiamo, come vogliamo e senza mezzi termini.
L'album inizia con For Love and Failing che parte subito tiratissima, utilizzando ritmiche e riff molto vicini al death; la voce è molto grezza con tonalità basse che diventairriconoscibile quando si passa al pezzo melodico che è ben strutturato e piuttosto incisivo. In Confession l'inizio è invece più semplice e meno veloce, introducendo così i riff roboanti e potenti delle chitarre che permettono al cantante di spaziare e alla batteria di dare libero sfogoal doppio pedale; c'è anche la presenza della tastiera che copre le frequenze, utilizzando sonorità gotiche, dando un'ambientazione cupa alla canzone. Si passa poi a Love in Slow Motion, dove non vi sono molte differenze rispetto a Confession fatta eccezione per le chitarre che usano un suono basato molto più sui bassi che sui medi e alti; questo va in perfetta armonia con la voce. La canzone successiva, The Pain Killer, ricorda molto le sonorità nu metal degli Slipknot con la presenza di un giro cadenzato che prende facilmente; la voce è veramente azzeccata a differenza della tastiera. Seguono altre due canzoni (Kill to Believe e Dearly Demented) dove si può ammirare ulteriormente la bravura del batterista Derek Youngsma che si diverte ad alternare il doppio pedale continuo, con ritmiche lente e cadenzate. Arriviamo quindi a Line in the Sand che è una canzone melodica sulla falsariga degli Staind; inizia con un arpeggio della chitarra seguito subito dopo da tutti gli altri strumenti, tra cui, la tastiera che sta molto bene con le sue sonorità gotiche in sottofondo. I brani rimanenti sono tutti molto simili: chitarre potenti con un distorto grezzo, voce bassa ma rozza e batteria che spazia da tempi Death a ritmiche Grind-Core.

Nel complesso l'album è ben fatto, ma non si distingue per qualcosa in particolare. Le parti melodiche sono ben inserite ma non allo stesso livello di potenza dei riff che le introducono. E' interessante l'idea di inserire una tastiera, che però fa fatica a raggiungere lo stesso livello degli altri strumenti: molto bella la voce, che si caratterizza per il growl basso e sporco, dando alle canzoni una sonorità davvero d'impatto.
Concludendo, ci sono tantissime buone idee che però dovrebbero essere sviluppate meglio, per raggiungere risultati che farebbero senz'altro urlare a band dell'anno. Un cd che lascia, quindi, buone speranze per il futuro.


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