Voto: 
6.7 / 10
Autore: 
Paola Andriulo
Genere: 
Etichetta: 
Deathwish Inc./Andromeda
Anno: 
2008
Line-Up: 

- George Hirsch - voce
- Shawn Foley - batteria
- Jon "Bean" Nean - chitarra
- Dave "Sausage" Walling - basso
- Dave Foster - chitarra


Tracklist: 


1. Stations
2. Touch Test
3. I Am Weighing Me Down
4. Always
5. Memory Layne
6. Circuit Breaker
7. Matrimony
8. Self-explosive
9. Burning Monk
10. Canonized
11. Wish

Blacklisted

Heavier Than Heaven Lonelier Than God

Una scarica elettrica breve e violentissima questo lavoro dei Blacklisted da Philadelphia: non si ha il tempo di abituarsi alle loro sonorità che già l’album è terminato, lasciando comunque un ricordo molto elettrizzante.
Son diverse le sfaccettature che colpiscono di questo lavoro, fin dal primo pezzo, Stations: l’inizio, i primissimi 26 secondi, non fanno presagire l’esplosione Hardcore del ventisettesimo secondo, così come l’esplosione hardcore non fa presagire il cambiamento quasi Sonic-youthiano del trentanovesimo secondo, e questo trentanovesimo secondo, nemmeno lui, fa presagire l’ultimo tocco di novità vicino allo Stoner che porta il brano alla fine, dopo un minuto e 22 secondi. Non si può negare che in questo brevissimo primo approccio, in questo primo assaggio dell’album ci siano varie influenze e cambiamenti sorprendenti; in effetti tutto Heavier Than Heaven Lonelier Than God è percorso da cambiamenti del genere che impediscono il sonno anche al più accanito narcolettico.

L’album infatti procede veloce, violento, seguendo questo andamento: davvero interessante il terzo brano I Am Weighing Me Down, in cui si respirano piacevolmente influenze Hardcore, Stoner e Doom Metal. In tutta questa varietà musicale buona parte del merito va anche alla particolare voce, raschiante, stanca e incattivita allo stesso tempo, duttile, capace di seguire i cambiamenti musicali e adattarvisi. Tra le varie caratteristiche positive di questo lavoro c’è di sicuro l’abilità di questi musicisti nel riuscire a mixare in pezzi di pochissimi minuti o addirittura di secondi vari generi musicali e rendere comunque il pezzo stesso omogeneo.
Circuit Breaker è all’inizio un concentrato di puro e violentissimo Metalcore che poi tende ad ammorbidirsi senza spegnere però la rabbia e l’oscurità, che vengono rese perfettamente dai lamenti della chitarra, dalla voce che si trascina dolorante, dalla batteria che suona quel che basta, senza riempire più del dovuto gli spazi vuoti e, ultimo ma non per importanza, dal basso cupo e ossessivo che alla fine del pezzo è il protagonista oscuro e maniacale di questi tormentati minuti.
Nessuna grande novità nel resto dell’album, ma continui cambiamenti e ricchezza di influenze che fanno passare piacevolmente il tempo. Il lavoro finisce davvero in bellezza con Wish, meno violentemente Hardcore degli altri pezzi ma più sofferto e trascinante.
Una bella scarica elettrica da ascoltare nei momenti in cui rischi di addormentarti e non puoi farlo. Una sveglia.

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