Voto: 
8.5 / 10
Autore: 
Edoardo Baldini
Etichetta: 
Snapper/Audioglobe
Anno: 
2007
Line-Up: 

- Steven Wilson - voce, chitarra
- Aviv Geffen - voce, chitarra
- Daniel Salomon - voce, tastiera
- Seffy Efrati - basso
- Tomer Z - batteria


Tracklist: 

1. Once (04.03)
2. 1,000 People (03.54)
3. Miss U (04.13)
4. Christenings (04.37)
5. This Killer (04.06)
6. Epidemic (04.59)
7. My Gift of Silence (04.05)
8. Some Day (04.22)
9. Where is My Love? (02.59)
10. End of the World (05.13)

Blackfield

Blackfield II

La collaborazione tra Steven Wilson, mente e front-man dei geniali Porcupine Tree, e il musicista israeliano Aviv Geffen, iniziata nel 2004 con la stesura del full-lenght omonimo di debutto, continua a tre anni di distanza con il secondo capitolo del progetto Blackfield.
I due compositori sembrano aver ritrovato l’equilibrio sonoro già ricercato sul precedente album, poiché Blackfield II si prospetta come un album interessantissimo già dalle sue prime note: estremamente influenzato, come il predecessore, dallo stile rilassante e meditativo dei Porcupine Tree, il disco del 2007 riesce a trasformare in emozioni le dieci canzoni di cui è formato.
Blackfield II è infatti un piacevole viaggio introspettivo, a cavallo tra Progressive Rock, Pop e sperimentazioni dal sapore alternativo, che sanno ammaliare l’ascoltatore nei suoi 42 minuti di lunghezza: Wilson si dimostra come al solito artista sopra e fuori dagli schemi della musica odierna, riuscendo a conferire una freschezza assoluta ad ogni brano.

Once apre l’opera con il suo feeling distensivo e sognante, creando un ottimo connubio tra le ritmiche Alternative e le aperture Progressive che fondano il song-writing di Wilson. Reminescenze da Radiohead e Oceansize renderanno il lavoro completo e maturo in ogni sua sezione, come testimonia 1.000 People, cupa e riflessiva nel suo lento incedere. L’intreccio dei timbri vocali di Wilson e Geffen culla con il suo approccio melodico, facendo correre lontana la mente dell’ascoltatore.
Miss U e Christenings sono due ballads fatte di acustiche e di tastiere atmosferiche di sottofondo, che però appaiono più semplici nella loro direzione, sebbene costituiscano ulteriori episodi di calma sonora.
Blackfield II è appunto una realizzazione votata a riscoprire sia meandri tranquilli e pacati, di cui The Killer rappresenta una chiara dimostrazione, sia momenti di tensione come lo splendido Epidemic, che conserva nel suo sound le reminescenze degli Opeth acustici.
Memorabili anche My Gift Of Silence, quasi commovente nelle linee vocali, e Some Day, molto elegante e provvista di un ritmo originale ed incalzante.
E se Where Is My Love? apparirà leggermente cantautoriale nel suo mood, la finale End Of The World concluderà in modo impeccabile un lavoro raffinato e meditato in tutti i suoi pezzi: il pianoforte diventa intermediario fra la musica dei Blackfield e le sensazioni degli ascoltatori, affiancato dalle posate chitarre acustiche.

Non rimane quindi che ammirare l’ennesimo prodotto di Steven Wilson, che si conferma ancora musicista fuori dal comune e rivelazione del genere sperimentale: contando sulla sua personalità e sulla sua versatilità stilistica, i Blackfield collezionano il secondo capolavoro della loro, seppur breve, carriera. Ascoltando l’album, alcuni potranno pensare che manca di mordente, che appare simile in diverse sue sezioni, che è una banale commistione tra Radiohead, Oceansize e Porcupine Tree, ma il risultato è di gran lunga superiore alla media delle uscite Alternative/Progressive della scena post-Duemila.

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