Voto: 
7.0 / 10
Autore: 
Emanuele Pavia
Etichetta: 
Behind Records
Anno: 
2015
Line-Up: 

- Benjamin Clementine - Tutte le musiche

Tracklist: 
1. Winston Churchill's Boy
2. Then I Heard a Bachelor's Cry
3. London
4. Adios
5. St-Clementine-on-Tea-and-Croissants
6. Nemesis
7. The People and I
8. Condolence
9. Cornerstone
10. Quiver a Little
11. Gone
Benjamin Clementine

At Least for Now

Avendo all'attivo due degli EP più chiacchierati e di successo degli ultimi anni nell'ambito pop (Cornerstone e Glorious You, pubblicati entrambi dalla Behind Records nel 2013 e nel 2014 rispettivamente), erano alte le aspettative in vista dell'esordio su full-length del giovane artista Benjamin Clementine (classe 1988).
 
At Least for Now viene finalmente pubblicato il 12 gennaio 2015, raccogliendo (e in alcuni casi rimaneggiando) parte del repertorio proveniente dagli EP e affiancandolo a materiale inedito, e ottiene immediatamente una (meritata) acclamazione unanime tanto dalla stampa mainstream quanto dalla critica specializzata.
Il segreto di un tale plauso sta nella sua proposta musicale, sospesa in un miracoloso equilibrio tra ere temporali differenti e zone geografiche agli antipodi, dotata di una scrittura sofisticata ma sempre al servizio di melodie avvolgenti capaci di stregare anche il pubblico più generalista. Clementine, oltre che un vocalist dotato di una personalità magnetica e di una abilità canora sorprendente, è infatti anche un fine pianista, capace di alternare acquerelli impressionisti alla maniera di Erik Satie (influenza dichiarata dallo stesso Clementine) e irruenti sfoghi jazzati, e un arrangiatore dal gusto raffinato, che si avvale in egual modo di archi dal sapore retrò che rafforzano il tema melodico dei brani quanto di pulsioni elettroniche sotterranee (che ricordano spesso il cantautorato a tinte UK garage di James Blake) che ne evidenziano la componente ritmica.
 
Ma ciò che più di ogni altra cosa rende At Least for Now una brillante collezione di brani pop è l'equilibrio che l'album riesce a mantenere tra stili musicali tanto distanti nel tempo e nello spazio: essendo nato da genitori ghanesi, ma cresciuto a Londra e trasferitosi a Parigi a soli diciannove anni (il titolo dello skit St-Clementine-on-Tea-and-Crossaints, metaforicamente, celebra proprio la "doppia vita" dell'autore), Clementine sfrutta per forza di cose gli strumenti della tradizione della chanson française e del jazz vocale così come del soul e del cantautorato inglese del nuovo millennio. Nella sua interpretazione vocale rivivono tanto Nina Simone quanto Édith Piaf, tanto Gil-Scott Heron quanto Antony Hegarty, tanto Leonard Cohen quanto Jacques Brel, eppure all'ascolto si rimane sorpresi dalla capacità di Clementine di sfruttare tanti illustri referenti come semplice trampolino di lancio per il compimento di una propria poetica distinta e personale. 
 
Purtroppo, non tutte le tracce funzionano alla perfezione e rendono giustizia alle doti dell'artista. Per esempio, la London che appare su At Least for Now si avvale di kick elettronici e di un arrangiamento d'archi alquanto kitsch, che non apparivano nella versione originale di Cornerstone, con l'intento di ribadire la profondità della performance vocale ma che finiscono semplicemente per appesantire il pezzo; altri brani (come The People and I o Gone), semplicemente, mostrano un'ispirazione meno ardente rispetto ai (molto buoni) standard del lavoro.
Ma quando Clementine centra pienamente il bersaglio, partorisce alcuni dei pezzi più intensi che la musica pop abbia visto negli ultimi anni: Cornerstone, singolo estratto già ai tempi dell'EP eponimo, è una ballata per solo piano e voce, giocata in un continuo alternarsi tra le strofe dominate dall'ostinato motivo di pianoforte e il chorus, catartico e liberatorio, dove Clementine si erge in una delle prove più toccanti di tutto il lavoro; la ancora più esaltante Condolence, già presente su Glorious You ma estratta solo nel 2015 come singolo per At Least for Now, è introdotta da percussioni elettroniche e perturbazioni minimaliste del pianoforte che, culminando in un trillo, aprono all'eccezionale esibizione vocale di Clementine, vera protagonista del brano fino alla sua conclusione in fade out, condotta nuovamente dal pianoforte.
Ancora, Nemesis (altro singolo, questa volta inedito) è un arioso brano pop in tre quarti dove Clementine sfrutta al meglio le possibilità offerte dall'orchestra d'archi, che non si limita più a sottolineare i momenti più ricolmi di pathos, assumendo piuttosto un ruolo di primo piano duettando e facendo il controcanto alla melodia vocale. Adios (da Glorious You), forse l'assoluto vertice del full-length, vede invece una delle prove più dinamiche e vicine alla grandezza di Nina Simone, con Clementine che si destreggia per tutta la durata del brano tra vocalizzi black, soliloqui deliranti e falsetti angelici, supportato dal pianoforte che ora segue la sconnessa interpretazione vocale in schizzati ritmi jazzati, ora la sostiene con toni più romantici, e con elaborati interventi degli archi a conferire ulteriore drammaticità al pezzo.
 
Se si può discutere sull'omogeneità qualitativa del disco, troppo sbilanciata in favore dei singoli, e sulla scelta della tracklist (che poteva essere migliorata, magari, inserendo la bellissima I Won't Complain da Cornerstone al posto della nuova London), è innegabile invece che ciò che Benjamin Clementine è riuscito a realizzare su At Least for Now sia un risultato notevole per un album di debutto, che si rivela capace di mettere d'accordo continenti, tempi e finanche pubblici diversi, senza dover rinunciare all'originalità dello stile del suo autore.
Vista inoltre la scrittura dei brani, matura e appassionante, che Clementine ha esibito nei momenti migliori del disco, è lecito aspettarsi un proseguimento di carriera che faccia ancora più giustizia al suo indiscutibile talento come performer.  
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