Voto: 
8.0 / 10
Autore: 
Francesco Iannuzzi
Etichetta: 
Parlophone
Anno: 
1967
Line-Up: 

- John Lennon - voce, chitarra, Hammond, pianoforte, tamburello
- Paul McCartney - voce, chitarra, basso, pianoforte, Gammon
- George Harrison - chitarra, basso, cori, armonica
- Ringo Starr - batteria, voce
 

Tracklist: 

Side One:
1. Sgt. Pepper's Lonely Hearts Club Band (02:04)
2. With a Little Help from My Friends (02:46)
3. Lucy in the Sky with Diamonds (03:30)
4. Getting Better (02:49)
5. Fixing a Hole (02:38)
6. She's Leaving Home (03:37)
7. Being for the Benefit of Mr. Kite! (02:37)

Side Two:
1. Within You Without You (George Harrison) (05:07)
2. When I'm Sixty-Four (02:37)
3. Lovely Rita (02:44)
4. Good Morning Good Morning (02:43)
5. Sgt. Pepper's Lonely Hearts Club Band (reprise) (01:20)
6. A Day in the Life (05:33)

Beatles, The

Sgt. Pepper's Lonely Hearts Club Band

Il più famoso album rock. Così famoso che tantissime persone non riescono più ad ascoltarlo, il che non fa altro che dimostrare la sua grandezza. L’album rappresenta l’apice della sperimentazione dei Beatles, l’apice del loro periodo psichedelico, e probabilmente l’apice delle loro qualità compositive.
Non importa se l’album in sé non sia rock nel senso tradizionale del termine, è un mix di molteplici stili e generi. Non è che non ci siano chitarre: sono solamente oscurate dai violini, le orchestre sinfoniche, i mellotron e altri strumenti che erano così nuovi e originali un tempo, così normali e noiosi adesso. E ora, la trama. Un bel giorno a Paul McCartney (e non a John Lennon, come pensa molta gente) venne l’idea che sarebbe stato bello lasciare i Beatles e munirsi di una nuova band jazz/big band battezzata in onore di un Sergeant Pepper, il quale era probabilmente un vecchio bisnonno di Paul. Purtroppo, non trovando nessuno che lo accompagnasse in questo viaggio, egli nominò i suoi colleghi Beatles “Peppermen”, mise loro addosso delle uniformi colorite, e li fece suonare musica così innovativa e inimmaginabile che il mondo non poté farne a meno di continuare a parlarne per mesi dopo l’uscita dell’album.

Questo viene spesso ritenuto un “concept album”, ma John odiava il termine, ed è facile essere d’accordo. C’è meno “concetto” qui rispetto a Pet Sounds (al quale McCartney si ispirò per questo LP): mentre tutte le canzoni di quest’ultimo affrontavano il tema della ricerca spirituale dell’amore universale da parte di Brian Wilson, l’unica cosa che fa pensare ad un concept su Sergeant è la title track e la sua reprise verso la fine dell’album, le quali trasformano l’album in una quasi-live performance suonata dalla band. Tuttavia, le canzoni sono così lontane l’una dall’altra che c’è davvero poca unità all’interno dell’album. Eccole qui, traccia dopo traccia, per chiunque se le sia lasciate sfuggire. La canzone introduttiva ci da il benvenuto nel mondo dei “peppermen”, con un bell’assolo di chitarra e l’inno della band suonato dai tromboni, alla fine del quale comincia il “palinsesto”. C’è With A Little Help From My Friends, cantata da Ringo (la quale tutti pensavano parlasse della droga, ma probabilmente non è così), seguita dalla favolosa Lucy In The Sky With Diamonds, cantanta da John (la quale tutti erano convinti parlasse della droga, ma anche qui non è il caso, dato che è ispirata da un disegno di suo figlio Julian); Getting Better è un rocker ottimista di Paul, Fixing A Hole è una fantastica canzone introspettiva, con una delle migliori melodie sulla side 1, She’s Leaving Home è una delle ballad meno scontate e musicalmente più intelligenti del periodo Beatles di Paul, e Being For The Benefit Of Mr. Kite è semplicemente un poster pubblicitario tradotto in musica/testo da John. Tale canzone segnò la prima volta in cui i “nastri al contrario” furono utilizzati nella musica rock, oltre a vari esperimenti tagliando pezzi di nastri e ri-incollandoli in ordine sparso.

Il lato B si apre con l’indiana Within You Without You di George, criticata da parecchi fan, sebbene sia assolutamente fantastica: in qualche modo George riesce a usare un modello indiano e ad inventarsi una melodia orecchiabile allo stesso tempo. When I’m Sixty-Four è una composizione carina tipicamente McCartney (scritta circa dieci anni prima), Lovely Rita possiede un buon giro di piano e parla di una poliziotta, Good Morning Good Morning è l’unica canzone rock dell’album, con degli ottimi assoli di chitarra e un sacco di suoni animaleschi; poi c’è la title track reprise, ed infine A Day In The Life, forse l’unica canzone che parla della droga, con il famoso verso “I’d like to turn you on” e l’”orgasmo musicale” creato dal fantastico crescendo dell’orchestra.
L’album possiede parecchi elementi nuovi ed originali: fu il primo con i testi stampati sulla back cover, l’unico (e forse l’ultimo) con un solco volontario alla fine del disco che non permetteva allo stereo di sollevare la puntina e gli faceva ripetere la stessa frase all’infinito, il primo ad avere foto di persone importanti sulla cover, insieme ad altre innovazioni di cui pochi si ricordano o sono al corrente.
Come gia menzionato, molta gente si è lasciata trasportare sulle note di questo disco, dalla sua pubblicazione ad oggi ma non abbiamo bisogno di un lettore CD per ascoltato poiché possiamo usare la memoria.
Anche nel nuovo millennio, Sgt. Pepper rimane l’Album con la A maiuscola. Sicuramente Sgt. Pepper non fu l’album più sperimentale del mondo, se si mette un segno di eguaglianza tra le parole “sperimentazione” e “rumore”. La cosa più importante riguardo Sgt. Pepper è che fu quest’opera, e nessun altra, che condusse innumerevoli ascoltatori di musica “seria”, molti “snob”, a capire e riconoscere la musica rock come un fenomeno serio, indipendente ed importante nel contesto dell’arte moderna. Mentre Frank Zappa era troppo “matto” per essere considerato “degno”, i Beach Boys rovinavano tutto con i loro arrangiamenti Hollywoodiani, e Bob Dylan era principalmente un paroliere, i Beatles fecero tutto quanto nel modo giusto, e nessuno può sfuggire da questa realtà. La leggenda di Sgt. Pepper persiste.

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