Voto: 
7.3 / 10
Autore: 
Gabriele Bartolini
Genere: 
Etichetta: 
Dull Knife
Anno: 
2011
Line-Up: 

-T. Morris - Voce, chitarre, synths
-B. Harrison - Basso, synths
-C. Patranella - Batteria, percussioni elettroniche, chitarra
-Kim System - Synths

Tracklist: 

01. Legs Control
02. Wrong Side of the Bars
03. Shit Meridian
04. Snake People
05. Down and Loose
06. Hard Pose
07. Standard Channels
08. Find Out For Yourself

Balaclavas

Snake People

I mondi del post-punk e della new wave, per quanto possano aver costituito una costola dura della musica avanguardista, si sono sempre tenuti a debita distanza dai grandi palcoscenici limitandosi ad esplodere in veste di fenomeni underground o giù di lì, ma mai come in questi anni l' affare sembra davvero essere precluso per pochi fortunati. Come già avrete capito è il caso dei Balaclavas dalla sperduta Houston, in Texas, band composta da tre indefinibili elementi che da qualche anno si sta divertendo a mettere a ferro e fuoco i palcoscenici meno glamour dell' America grazie anche alla Dull Knife, uscendone ogni volta ancora più rinvigoriti, a quanto pare. Dopo aver pubblicato due EP andati a ruba nel lontano ( almeno secondo questi iperproduttivi standard) duemilaotto, esordiscono sulla lunga distanza un anno fa con Roman Holiday, una bomba del post-punk più pessimista nata dalla malsana idea di andare a scavare negli eccessi violenti delll' imperatore romano Caligola ( in questo senso può essere di aiuto la visione del film Caligola, la storia mai raccontata), dove i Public Image Ltd. avevano l' opportunità di fondersi con dei tribalismi di matrice dub decisamente ammiccanti nei confronti dei Pop Group.

Dopo un anno da quello che si dimostrò essere un fulmine a ciel sereno ecco arrivare il loro secondo LP, Snake People, in cui i Balaclavas affinano in meglio le armi eleggendosi ad utopico ponte tra il vecchio mondo del rock d' avanguardia e la nuova elettronica di simil matrice. Il concept da cui prendono spunto stavolta è la Jihad, che noi intenderemo erroneamente più come una vera e propria guerra santa che come una dimostrazione di forza, attorno al quale si snoda per la prima volta un notevole impianto di sintetizzatori che sarà un pò il fulcro delle melodie di questo disco, atto a replicare le convergenze dub dell' esordio ma con maggiore tendenza ad una ricerca ritmica ai limiti dell' ipnotismo psichedelico. L' atmosfera che si respira a primo impatto addentrandosi nel nuovo full lenght è ancora più mistica e caotica, fin tanto che appare lecito abbinare la suddetta soundtrack per lande desolate alle ottantiane colonne sonore per alieni prodotte da gruppi come i Chrome o i Clock DVA. Sono abili i Balaclavas, quasi quanto i Cabaret Voltaire di Red Mecca, con l' unica differenza che laddove i gruppi citati si esibivano in lente esternazioni acide la band texana preferisce inserire serpentine magnetiche ancora più stranianti, frutto forse di una impulsività rock che gli avanguardisti di un tempo sapevano meglio controllare. Altro tema importante è la versatilità del gruppo, che permette di far funzionare sia i compendi eseguiti a spron battuto con una parte cantata settata verso il punk ( Legs Control) che i momenti di maggiore sperimentazione, acuiti solamente da qualche linea di chitarra davvero niente male ( Standard Channels). Tra i numerosi spunti presi in considerazione dal gruppo, da elogiare in particolar modo la techno pop di Wrong Side of the Bars - richiamante e non poco i Soft Cell - o la tirata noise di Down and Loose, sicuramente più fresca ed aggiornata della precedente, ma è soprattutto l' introduzione dell' apparato di synth a tre a monopolizzare la scena, sia quando gli spazi angusti del post-rock non sembrano far presagire sorprese ( Shit Meridian) sia quando il peso della dance si fa schiacciante ( Hard Pose), rendendo in tal modo ogni musica trasfigurata e dal mood tristemente solitario. Nemmeno l' asse portante dell' album - ovvero la title-track - delude, offrendo ben nove minuti di loop corrosivi e sconcertanti grida o lamenti, richiamanti appunto le culture arabe.

In fin dei conti, seppure alcune idee colgano letteralmente impreparati, dai Balaclavas ci si aspettava proprio ciò che è venuto fuori da Snake People: rabbia compressa sotto le grandi ruote di un post-punk oscuro duro a morire. Conservando il paragone con Roman Holiday, si può osservare come il nuovo episodio metta da parte le marcate influenze punk, sfornando altri otto brani concentrati stavolta sull' uso di un impianto atmosferico di maggiore effetto, anche se forse troppo prolisso nell' esprimere dolore. Un tempo si diceva che a tali band per fare il salto di qualità è sempre mancata la svolta verso paesaggi meno laceranti, ma se invece i Balaclavas non si sono superati è solo per colpa della poca immediatezza. In ogni caso, le uniche copie del disco che arriveranno in Italia lo faranno attraverso la Avant! di Bologna: non fatevelo sfuggire per nessuna ragione.

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