Voto: 
7.0 / 10
Autore: 
Edoardo Baldini
Genere: 
Etichetta: 
Gain Records/Audioglobe
Anno: 
2007
Line-Up: 

- Johannes Michael Gustaf Eckerstrom - voce
- John Alfredsson - batteria
- Jonas Jarlsby - chitarra, cori
- Henrik Sandelin - basso
- Simon Andersson - chitarra


Tracklist: 

1. Schlacht (02:37)
2. Wildflower (02:41)
3. All Which is Black (02:53)
4. 4 AM Breakdown (02:28)
5. As It Is (03:53)
6. All Hail the Queen (02:26)
7. When Your Darkest Hour Comes (02:03)
8. I Still Hate You (03:18)
9. One/One/One/Three (02:50)
10. Die With Me (06:02)
11. The End of Our Ride (03:10)
12. Letters From Neverend (03:49)

Avatar

Schlacht

Nati nel 2001 e giunti alla pubblicazione del debutto Thoughts Of No Tomorrow nel 2006, gli svedesi Avatar possono considerarsi come una delle nuove bands di punta del panorama scandinavo, dati i risultati ottenuti nel biennio 2006/2007: appena uscito, l’esordio scalò la classifica svedese, collocandosi alla terza posizione e consentendo alla formazione di Gothenburg di prender parte come supporto ai tour di celebri acts come Stone Sour, Hardcore Superstar e Evergrey. Il pieno successo nella scena Metal odierna viene raggiunto però solo grazie al sostegno degli storici In Flames, che hanno ospitato gli Avatar come band di apertura dei concerti del tour scandinavo e da questo istante le richieste di ingaggio del gruppo capeggiato da Johannes Eckerstrom sono cresciute notevolmente, fino all’organizzazione del nuovo tour 2008 in spalla agli americani Obituary.

L’ultima metà del 2007 è stata comunque dedicata dalla formazione svedese alla stesura del secondo capitolo discografico, Schlacht, che si prospetta come un album alquanto vario nella sua forma, perché capace di riunire diverse tradizioni Metal, dal Death melodico in pieno stile svedese alle nuove influenze Metalcore che stanno impadronendosi di svariati acts della scena estrema contemporanea.
Il connubio è ben realizzato grazie all’alternanza di una voce sporca e non totalmente conforme al tipico growl del Death con gli intrecci di chitarra che hanno reso famose formazioni come In Flames e Soilwork. Ciò che stupisce è l’abilità dei cinque svedesi a plasmare un sound personale, che non risente delle influenze dei gruppi storici del genere, distanziandosi anche dalle reminescenze in stile Dark Tranquillity presenti sul primo platter: il timbro è pertanto fresco ed accattivante, specialmente in canzoni come Wildflower, dotata di ottime dinamiche e di un’impronta vocale unica, o come la sommessa As It Is, in grado di far emergere un’atmosfera a tratti magica.
Di certo non mancano le pecche in Schlacht, testimoniate da brani poco coinvolgenti ed innovativi come 4 AM Breakdown o dalla scarsa lunghezza del full-lenght (solo 38 minuti), ma si deve evidenziare la giovane età degli Avatar, ragazzi di soli vent’anni.

In definitiva si consiglia il secondo episodio di studio degli Avatar a tutti coloro che sono cresciuti con i grandi capolavori del Death svedese, come quelli di At The Gates, In Flames, Dark Tranquillity e Soilwork, perché potranno trovare nel quartetto di Gothenbug un degno successore della tradizione musicale della nota città scandinava: quello degli Avatar è un Death melodico che spazia su vari generi, garantendo però un song-writing consapevole e una produzione di elevata professionalità.

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