Voto: 
7.5 / 10
Autore: 
Matthias Stepancich
Genere: 
Etichetta: 
Kranky/4AD
Anno: 
2009
Line-Up: 

- Bradford Cox - musiche, testi

Guests
- Noah Lennox - testi, musica e voce su Walkabout
- Laetitia Sadier - testi e voce su Quick Canal
- Andy Ramsay - voce su Quick Canal
- Sasha Vine - violino su Attic Lights
- Benjamin Balcom - produzione e pianoforte su My Halo
 

Tracklist: 

1. The Light That Failed (04:47)
2. An Orchid (03:05)
3. Walkabout (03:58)
4. Criminals (02:55)
5. Attic Lights (03:44)
6. Shelia (03:32)
7. Quick Canal (08:38)
8. My Halo (03:16)
9. Kid Klimax (02:59)
10. Washington School (03:25)
11. Logos (03:28)

Atlas Sound

Logos

Bradford James Cox, già leader dei Deerhunter, band con la quale è rapidamente divenuto uno degli autori "indie" più seguiti ed apprezzati, ha fatto nuovamente centro: con il secondo full-length Logos, anche il suo progetto solista Atlas Sound sembra infatti essere diventato una cosa seria tanto quanto la band principale.
Il debutto Let the Blind Lead Those Who Can See but Cannot Feel (2008), un primo lavoro dal sapore ancora acerbo e autoindulgente, pareva in effetti una sorta di stream of consciousness molto denso e personale con la sola funzione di stipare assieme decine di piccole idee musicali partorite in uno stesso periodo, senza rimodellarle, ridurle o affinarle con perizia, processo attraverso il quale Logos è invece indubbiamente passato, anche perché registrato in un arco di tempo andato da dicembre 2007 a giugno 2009, con già nel 2008 una prima demo (involontariamente leaked) poi rivista e modificata.

Le composizioni di Logos non solo mostrano delle strutture più curate, ma anche un sound decisamente evoluto e più professionalmente prodotto, un gusto stilistico più variegato (tanto da rifuggire qualsiasi possibile classificazione canonica, un po' come già i Deerhunter), un occhio abbastanza critico da tagliare e allungare solo dove necessario tentando sempre di evitare il ristagno emotivo e sonoro, e dulcis in fundo due guest d'eccezione come Noah Lennox (ovverosia Panda Bear, anche membro degli Animal Collective) e Laetitia Sadier degli Stereolab.
Proprio i due guest aiutano Cox a confezionare quelli che sono forse i gioielli dell'album: Walkabout, con Lennox, è un vero e proprio incrocio tra il primo stile dream-pop/shoegaze malinconico di Let the Blind Lead Those Who Can See but Cannot Feel, e lo psychedelic-pop riverberato, citazionista (evidenti gli echi dei The Beach Boys) e sperimentale del Panda Bear di Person Pitch, con in più una spigliata ritmica che lo avvicina anche agli Animal Collective più catchy; Quick Canal, con la Sadier, evolve un languido tappeto dream-pop in una cavalcata onirica di quasi 9 minuti, con una serie di stratificazioni indirizzate soprattutto a costruire un'avvolgente e romantica atmosfera, elettrizzata da pulsazioni elettroniche e lontani echi distorti.
Altro vertice è l'opener The Light That Failed, con intensi turbinii di variazioni elettroniche dal sapore avanguardista, dolci tocchi folkeggianti, texture ambient e vocalizzi spettrali che sembrano provenire dalla memoria inconscia, mentre Shelia regala forse le melodie vocali più catchy (ma unite ad un testo inquietante e ritmate in 6/8), Washington School porta all'estremo i tocchi più rarefatti, ambient e astratti di Panda Bear e Animal Collective, e la title-track in chiusura viene invece trascinata da elementi indie-rock di evidente stampo Deerhunter.

Quella di Cox è una voce ormai decisamente importante e innovativa per tutto il panorama rock: a fronte della deriva commerciale dell'indie, purtroppo spesso screditante il filone tramite i suoi nomi più mainstream, con i Deerhunter ha saputo aggiungere un nuovo approccio musicale al genere, mentre da solista ha ora tracciato un ponte perfetto fra quel sound (maturo, psicologico e new-wave) e la contemporanea scena freak-folk (psichedelica e sessantiana); e, proprio all'interno di quest'ultima, Atlas Sound sembra quindi avere realmente le carte in regola per diventare uno dei nomi più simbolici e personali.
L'unico consiglio che si possa dare a Cox è di non cedere all'ormai diffusa tendenza del pubblicare subito ogni idea senza prima svilupparla e lavorarla adeguatamente, processo che già aveva segnato la qualità di alcune release precedenti (Weird Era Cont., l'EP Fluorescent Grey e l'EP Rainwater Cassette Exchange con i Deerhunter, oltre che parzialmente il succitato debutto su album di Atlas Sound): una più lunga lavorazione, come appunto quella dietro a Logos, ha dimostrato ancora una volta pagare decisamente meglio.
 

NUOVE USCITE
Filastine & Nova
Post World Industries
Montauk
Labellascheggia
Paolo Spaccamonti & Ramon Moro
Dunque - Superbudda
Brucianuvole
Autoprod.
Crampo Eighteen
Autoprod..
BeWider
Autoprod..
Disemballerina
Minotauro
Accesso utente