Voto: 
4.0 / 10
Autore: 
Edoardo Baldini
Genere: 
Etichetta: 
Blood Fire Death/Andromeda
Anno: 
2007
Line-Up: 

- Lord L. Moloch - voce
- Lord Gondebaud - tutti gli strumenti

Guests:
- Frank (Ronton) Hugenin - Hurdy gurdy, spoons
- Quentin Gallemard - fisarmonica, bagpipes
- Alline Dumont - violino
- Amelic Lambert - flauto
- Etienne Roy - Mouthharp
- Yolene Delalande - voce


Tracklist: 

1. Our Beloved Country (11:36)
2. Vae Victis (09:12)
3. Gloria Burgundia (11:44)
4. The Victorious March (04:33)
5. Acknowledge and Mysteries (09:01)
6. When the Golden Freece Blazed (07:14)
7. Call of my Ancestors (03:40)

Astaarth

Gloria Burgundia

Il panorama Black Metal francese sembra non arrestarsi, poiché dopo l’affermazione di realtà quali Anorexia Nervosa o Deathspell Omega, numerose altre bands stanno cercando di emergere dal tessuto underground. Tra questi gli Astaarth propongono uno stile ricco di influenze Folk e pagane, che liricamente si collega al periodo delle invasioni barbariche, narrando la storia del popolo burugundo. Il debutto Gloria Burgundia è però un disco che presenta una registrazione grezza e per nulla professionale, seppur colma di intermezzi sinfonici o di matrice folcloristica: difatti le tracce sono ruvide nell’approccio di chitarra e nello screaming non maturo, nonostante le tastiere cerchino di risollevare le sorti dell’album.

La lunghissima Our Beloved Country è tutta un crescendo di sonorità, dai timbri naturali e di guerra dell’avvio fino al vero e proprio sviluppo Black; in questo elaborato episodio gli Astaarth ricordano gli austriaci Summoning, ma il risultato è certamente più scarso, per colpa anche della produzione davvero misera. Lo stesso destino tocca agli altri capitoli di Gloria Burugundia, come Vae Victis: splendide sono le soluzioni Folk che affiorano dal muro sonoro sottostante, eseguite con gli strumenti tipici di fisarmonica, flauto o violino, ma il complesso è rovinato da uno screaming acutissimo ed incapace di adattarsi alle sezioni strumentali. Ciò che comunque stupisce è come gli Astaarth riescano a comporre canzoni che superano i dieci minuti di durata, ricalcando in pieno lo stile dei Summoning, come dimostra la title-track Gloria Burgundia, dall’atmosfera pagana e dalle improvvise accelerazioni che hanno quasi del ridicolo per l’intreccio tra il tono vocale e l’impiego del flauto: sono queste le parti in cui si possono notare le gravi mancanze degli Astaarth dal punto di vista del songwriting, confusionario e privo di una struttura lineare.
Alcuni temi di chitarra acustica sono efficaci e validi, ma la band francese ha ancora tanto da imparare dalle storiche bands che hanno impresso un’orma nella scena Black, a partire dai Bathory fino a tutta la nuova generazione di realtà Pagan-Folk scandinave o est-europee.

Gli Astaarth in definitiva devono cambiare la propria direzione stilistica, adottando dapprima una registrazione ameno dignitosa. In tal modo un disco come Gloria Burugundia forse avrebbe potuto raggiungere un livello accettabile, sebbene la voce del cantante Lord L. Moloch sia indecente e sconcertante. Non si consiglia pertanto l’ascolto agli amanti di Viking, Pagan e Folk perché il profilo che l'album traccia agli Astaarth è sotto la soglia del sopportabile e non costituirebbe quindi un buon acquisto per chi è abituato alla qualità di altre produzioni francesi.

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