Voto: 
6.8 / 10
Autore: 
Enrico Gullo
Genere: 
Etichetta: 
Autoproduzione
Anno: 
2005
Line-Up: 

- Marco - voce
- Guido “Barbarian” - chitarra
- Chicco “The Beast” - chitarra
- Drake - basso
- Daniele - batteria

Tracklist: 


1. Cimmerian Steel
2. Sacred Vengeance
3. Under The Black Stars
4. Far From The Light
5. Legions Of The Underworld
6. Black Machine (Cirith Ungol cover)

Assedium

Far from the Light

Piacevole sorpresa questo Epic Metal made in Italy. Visitando la home page di questo ambizioso progetto le prime parole che vediamo comparire sono “This is the official web site of Assedium, an Epic Metal band from Italy inspired by heroes of the eighties as early Manowar, Virgin Steele, Manilla Road, Cirith Ungol, Warlord, Omen, Heavy Load, Brocas Helm, Medieval Steel and many more”. Insomma, quello che si dice un ottimo biglietto da visita.

Già dal primo pezzo, Cimmerian Steel, chiunque abbia messo questa demo nel lettore viene investito da un’epica e celticheggiante onda sonora che assume un sapore retrò, con quella produzione sporca tipica delle metal bands degli 80’s e una chitarra subito pronta a proporre riff a ripetizione e una batteria che scandisce un ritmo quasi da battaglia. Il vocalist non riesce ingranare, ma nonostante tutto si amalgama sufficientemente alla musica intonata dagli altri strumenti. Notevole il passaggio veloce che ricorda quasi gli Slayer di “Angel Of Death”, seguito da un bellissimo assolo di chitarra; conclusosi l’assolo, un altro spezzone veloce introduce a un secondo assolo, che precipita l’ascoltatore nel ritornello finale concluso con un acuto (di certo non ben eseguito).

Il secondo pezzo, Sacred Vengeance, parte con una rullata, e tutto il pezzo è un veloce susseguirsi di sonorità che non stancano mai, ispirate ma non rubate ai gruppi ai quali gli Assedium si ripropongono di richiamarsi, suonate in maniera fresca e originale. Un retrogusto thrash accompagna tutto il pezzo, che assume sonorità anche Maideniane nonostante la mancanza della classica cavalcata in terzine – che ricordi gli Iron Maiden dei primi due avvelenatissimi album? E non delude affatto questa canzone carica, potente e battagliera. Inaspettatamente, si conclude con un accordo in clean lasciato svanire nel nulla sonoro.

Quindi, all’improvviso, un riff quasi alla Toni Iommi introduce a Under The Black Stars, terzo brano della demo. L’atmosfera creata dalla canzone è incredibile: tesa e cupa allo stesso tempo, quasi doom metal, viene continuamente incalzata da fraseggi di chitarra che, circa a metà del pezzo, sfociano in un assolo sostenuto da una ritmica veloce e soggetta a cambiamenti di velocità improvvisi. Un urlo chiude la canzone, la cui tensione rimane attaccata addosso fino all’arrivo del pezzo seguente.

Far From The Light si apre soltanto con la presenza della ritmica, subito accompagnata da una chitarra lacerante e un mini-fraseggio. All’improvviso, calma, e la strofa si apre con un pregiato arpeggio in clean, subito risommerso dalla distruttiva sonorità delle due chitarre. Dopo il ritornello (Far From The Light! ripetuto per quattro volte) un piccolo aumento di velocità porta a un altro pre-ritornello e, naturalmente, a un'altra serie di decisissimi Far From The Light!. Allora il paragone di prima non è sbagliato: effettivamente gli Assedium si ispirano anche – e soprattutto, insieme ad altri album – a Killers degli Iron Maiden. E non disturba affatto che questa title-track abbia qualche somiglianza con Wrathchild.

Sapendo bene che terminato l’ascolto della demo continueremo a canticchiare il ritornello, parte l’ascolto dell’ultimo brano inedito della demo: Legions Of The Underworld, oscuro al punto giusto, che parte introdotto dai piatti e da un poderoso riff di basso dalle sonorità strane, subito affiancato da un fraseggio molto veloce. Il titolo della canzone viene espresso appieno in questo iniziale intreccio di basso, chitarra e batteria. Il senso di pericolo imminente comunicato dalla pesantezza del resto del pezzo è irripetibile, e a metà della canzone le chitarre e la voce scompaiono, lasciando il basso a fraseggiare liberamente da solo su una batteria calma ma decisa, inquietante e poderosa. Naturalmente è soltanto una piccola rampa di lancio per scatenare ancora una volta un’aura di malvagità, di oscurità e tensione grazie al grande guitarwork e la malignità espressa dal cantante; subito segue un assolo che sarebbe stato facilmente in mano a Kerry King, seguito a sua volta da un altro ritornello…niente da fare, il gruppo vuole a tutti i costi catturarci nel suo vortice e non farci più uscire, imprigionandoci nella sua epica e malvagia musica – come dimostra il velocissimo assolo stante quasi al termine del pezzo, che si conclude con delle esclamazioni che sanno di guerresco e sembrano trascinarci su un campo di battaglia tra l’antica Roma e gli invasori barbari.

L’ultimo pezzo è la cover di un pezzo dei Cirith Ungol, Black Machine, che spacca in due l’ascoltatore. La parte strumentale è senza dubbio curatissima e molto ben fatta, ma qui la voce, per inadeguatezza, non regge il confronto con l’originale – ma in ogni caso la canzone è soltanto un tributo, senza troppe pretese.
Del resto, non è questa cover il tesoro nascosto all’interno della demo: sono tutti i brani inediti proposti da questo gruppo davvero capace ad essere dei veri gioiellini che richiamano storiche battaglie e atmosfere infernali. La pecca fondamentale è la traccia vocale, che se eseguita da un singer degno di questo nome avrebbe reso decisamente più interessante questo disco, perché il resto della band ha tutte le potenzialità per eguagliare i classici.

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