Voto: 
7.0 / 10
Autore: 
A. Giulio Magliulo
Etichetta: 
Thrill Jockey
Anno: 
2011
Line-Up: 

Dave Heumann - vocals and guitar
Matthew Pierce – keys and percussion
Corey Allender – bass
Buck Carey - drums

Tracklist: 

1.The White Bird
2.When Delivery Comes
3.Destroying to Save
4.Highwayman
5.Waxing Crescents
6.The Empty Shell
7.Song of The Nile
8.Poseidia (bonus track)

Arbouretum

The Gathering

La maggior parte della critica musicale ha affermato che questa ultima uscita di Arbouretum è inferiore per forza evocativa rispetto alle precedenti emissioni.

Queste affermazioni già furono oggetto di discussione per Song of The Pearl: dopo Rites of The Uncovering, luminoso esempio di rock folk psichedelico e desertico, memore sia della lezione dei seventies che affine a personaggi più moderni della scena off americana (Will Oldham e, per certe atmosfere, David Eugene Edward) si evidenziò come il suono di quel disco fosse diventato più vigoroso ed in qualche modo accattivante per le frangie post-stoner assetate di sonorità valvolari.

Anche questa volta quindi la superficialità di certe apprezzatissime penne è riuscita a non distoglierle dalla loro miopia, impedendo loro di godere pienamente di un disco e di una band che nelle sue diversità presenta una coesione e un'unità d'intenti nella successione degli albums che difficilmente si riscontra in altri artisti (e parte del merito va anche al produttore Matt Boynton che è lo stesso in tutti e tre i lavori menzionati).

Una conferma immediata la si trova già nella prima coppia d'apertura: a The White Bird, la cui grana del suono può ricordare quello dei Black Mountain, saturo, potente ed estremamente pulito e che coinvolge fisicamente prima che mentalmente, si contrappone When Delivery Comes che annunciata da violini spiritati si sviluppa in una sorta di western dark psichedelico, si scioglie in un ritornello che cresce in dolcezza e che evidenzia la qualità cristallina della voce di Dave Heumann, per poi ripiegarsi su sè stessa.

Le chitarre grasse di Destroying To Save ricordano un altro gruppo fondamentale nello sviluppo di certe sonorità, i Dead Meadow, ma, per opposto, se la band di Washington D.C. nel suo fumo psichedelico finisce per annasparci volentieri, quella di Baltimora sembra sempre ritrovare la strada per uscirne, a volte imboccando assolati sentieri retro-rock, piacevolmente vintage, altre volte invece trovando oscuri viottoli di umbratile folk. In questo brano si evidenziano anche le tastiere di Matthew Pierce, molto importanti nell'economia del suono della band, anche se questo è più evidente in sede live.

The Highwayman è una cover di Jimmy Webb, talentuoso artista americano conosciuto più come produttore che come solista; qui gli Arbouretum restituiscono rifrazioni west-coast ad un passo dall' A.O.R. ed il brano, di grande gusto melodico, è di quelli che si potevano ascoltare in una qualsiasi radio californiana nei '70, tra un Neil Young ed un Johnny Cash, in un'ipotetica quanto ideale programmazione FM.

Waxing Crescents punta tutto sulla capacità interpretativa di DaveHeumann che intona una ballata al delay sulla solita base di suono 'grosso', con il basso di Corey Allender sempre in bell' evidenza ed il finale che inaspettatamente si dilata in acide derive e che permette quindi ad Empty Shell dipartire con le valvole già calde e di trasformarsi nella celebrazione del 'sunny side' degli anni settanta: un vero inno alla gioia la cui la struttura è di una semplicità imbarazzante con quel paio di accordi ripetuti che inducono assuefazione già dal secondo giro: irresistibile.

L'album si conclude ufficialmente con i dieci minuti diSong Of The Nile che è esattamente quello che ci si può immaginare: una lunga cavalcata psichedelica super-effettata che si scioglie nello space rock più lisergico ma che nulla apporta alla band rispetto ad un altro milione di episodi analoghi già sentiti, poichè non è questo il loro terreno, muovendosi loro in una dimensione estetica contigua ma sensibilmente diversa (anche se la fanno ovviamente benissimo, con le tastiere non seconde alle chitarre ed il tempo più lento e rarefatto rispetto ad altri illustri epigoni degli Hawkwind).

E' semmai nel minuto della bonus track Poseidia che i nostri ci danno un piccolo saggio strumentale tutta elettricità, spasmi e crepitii hendrixiani, molto più efficace del lungo brodo cosmico di prima. Un gruppo di cui è veramente difficile stancarsi e che ci lascia in una piacevole aspettativa per la prossime uscite.

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