Voto: 
7.0 / 10
Autore: 
Corrado Penasso
Genere: 
Etichetta: 
Copro Records
Anno: 
2011
Line-Up: 

Diego Silva - Bass 

Fábio Nitra -  Guitars, vocals 

Daniel Pacheco - Guitars (lead) 

Gabriel Teykal - Drums 

Tracklist: 

1. Tortured With Hate     

2. Contempt     

3. Sacrifice Of Existence     

4. At War     

5. Illusions of a Mirage     

6. Atrocities     

7. Hear Them     

8. Kathairen     

9. Disbelief 

Annihilation

Against the Storm

Nelle mie recensioni sovente mi ritrovo a dire quanto al giorno d’oggi la scena brutal death metal sia infarcita di giovani, ultra-tecniche realtà che suonano matematicamente i loro strumenti senza la giusta dose di passione. Ormai tutti sembrano voler far sfoggio della loro tecnica strumentale e della loro pulizia d’esecuzione dimenticando quanti acts famosi si siano distinti in passato da altri anche solo per aver conservato il cuore e la convinzione in quello che facevano. A mio parere, gruppi come i Suffocation, i primi Nile o i sottovalutati Monstrosity tecnicamente non hanno nulla da invidiare agli ultimi arrivati nel genere e hanno persino da insegnare alla nuove leve come si compone musica veloce, brutale, tecnica ma allo stesso tempo anche coinvolgente. Tanto coinvolgente da rimanere nella storia e portare sulla retta via determinate bands che non hanno nulla a che vedere con la succitata musica calcolata e fredda. Una di queste sono sicuramente i Portoghesi Annihilation che con il terremotante Against the Storm arrivano al loro debutto ufficiale.

Trentacinque minuti di terrificante brutalità sono più che sufficienti per procurarsi un’emicrania con i fiocchi. La registrazione dell’album è ancora leggermente amatoriale ed impastata, tuttavia la furia del gruppo riesce a farsi notare per bene. Torture with Hate ci accoglie in questo folle massacro, tra veloci blast beats e rallentamenti degni dei migliori Cannibal Corpse con le chitarre a macinare una quantità impressionante di riffs in una struttura sempre dinamica, anche se infarcita di repentini cambi di tempo. Il growl di Fàbio è profondo ma non estremamente marcio, quanto più soffocante ed adattissimo allo stile dell’album. Palesi le influenze dei primissimi Nile in occasione delle sfuriate di Contempt ove le chitarre, accordate in tonalità ultra-bassa, non lasciano in attimo di tregua. I momenti di veloce doppia cassa lasciano trasparire un’adorazione folle per i Morbid Angel  quando il finale a sorpresa si fa solenne ed incorpora nuovamente alla perfezione la lezione impartita dal gruppo di Karl Sanders.

La brutalità senza troppi fronzoli di Sacrifice of Existence viene leggermente smorzata durante il ritornello, ove la struttura si apre per inglobare una grande dose di oscurità per finire con tempi lenti che si vanno ad incastrare nella marcia ossessiva di una inizialmente mai veloce At War. Le atmosfere si fanno realmente plumbee in questo susseguirsi di stop and go dalla furia inarrestabile che porta il batterista a supportare il tutto anche con incursioni in blast beats. Illusions of a Mirage si mostra come una delle tracce più dirette del lotto, lasciando pochissimo spazio ai momenti ragionati che comunque brillano per tecnica e complessità chitarristica, specialmente in fase solista. Le influenze doom di Atrocities sono ben intaccate nelle sua struttura, tanto che i soli momenti ove la band decide di pigiare sull’acceleratore si concentrano in pochi secondi. Il groove pastoso delle chitarre si distingue per la sua carica soffocante. Ci pensa Hear Them ad alzare la velocità di esecuzione, seguita a ruota dalle improvvise sfuriate di una marcia Kathairen, canzone che si nutre di down tempo catacombali ed ossessivi up tempo.

Giungendo alla fine dell’ascolto, possiamo ancora notare una classica Disbelief per una conclusione in your face e senza troppi mezzi termini. La furia del gruppo pare veramente inarrestabile ascoltando questo loro promettente debutto. La sola “critica costruttiva” che mi sento di fare riguarda alcune fasi del songwriting: la band necessita ancora di ricercare quel quid in ogni canzone che possa fare la differenza. Lo stile è veramente buono, la tecnica ineccepibile e basta veramente poco affinché un mezzo capolavoro sia creato. Come inizio, comunque, non c’è veramente da lamentarsi. Fossero tutti così.

 

 

 

NUOVE USCITE
Filastine & Nova
Post World Industries
Montauk
Labellascheggia
Paolo Spaccamonti & Ramon Moro
Dunque - Superbudda
Brucianuvole
Autoprod.
Crampo Eighteen
Autoprod..
BeWider
Autoprod..
Disemballerina
Minotauro
Accesso utente