Voto: 
5.5 / 10
Autore: 
Edoardo Baldini
Etichetta: 
Metal Heaven/Frontiers
Anno: 
2005
Line-Up: 

- Goran Edman - voce

- Richard Andersson - tastiera

- Magnus Nilsson - chitarra

- Jorg Andrews - batteria

- Andy Rose - basso




Tracklist: 



1. Time Requiem - Time Requiem

2. Majestic - Confusicus

3. Time Requiem - Attar of Roses

4. Majestic - Black Moon Rising

5. Time Requiem - Above and Beyond

6. Space Odyssey - Emposium

7. Majestic - Golden Age

8. Majestic - The Rapture of Canaan

9. Time Requiem - Visions of New Dawn

10. Majestic - Vodoo Treasure

Andersson, Richard

The Ultimate Andersson Collection

Richard Andersson, attraverso sette pubblicazioni con le sue bands Time Requiem, Majestic e Space Odissey, ha dimostrato con il tempo di essere uno dei tastieristi più competitivi ed esperti della scena Progressive/Neoclassica mondiale. Già appassionato di musica classica in tenera età e vero e proprio piccolo prodigio alle tastiere, Richard ha saputo modellare l’arte della composizione raggiungendo la stesura di difficili partiture neoclassiche sulla scia di eroi del genere come Malmsteen e Symphony X.
I lavori presentati con i Time Requiem e i Majestic sono dotati di ottimi spunti, soprattutto nelle sezioni tecniche ed irruente delle tastiere e delle chitarre, ma i full lenght Time Requiem, The Inner Circle of Reality, Abstract Symphony e Trinity Overture possono essere considerati delle strane opere, in cui il virtuosismo pare solo fine a se stesso, non facendo trasudare emozioni e passione dalle composizioni.

Per coronare il primo periodo della sua carriera, il tastierista svedese ha deciso di raccogliere in una sorta di Best Of dieci tra i pezzi secondo lui più adatti e coinvolgenti della sua produzione: il disco, The Ultimate Andersson Collection, propone quindi una lunga carrellata di sfuriate ben congegnate dal punto di vista del song-writing, che si ricollegano alla tradizione Symphony X e Angra, ma che non colpiscono nel profondo.
Certamente alcuni episodi, come Confusicus dei Majestic e Attar of Roses dei Time Requiem, sono trascinanti e splendidi nelle sfaccettature del loro song-writing e nell’interpretazione da parte delle intere band. Andersson si erge sicuro con le sue tastiere, definendo melodie, sinfonie e scale vorticose e contorte che si affiancano a quelle veloci della chitarra: così, a cavallo tra il Progressive più esasperato e il Power dagli spunti più neoclassici e leggermente teatrali, il Best Of corre via rapido. La traccia d’apertura Time Requiem, troppo ripetitiva e prolissa, e Black Moon Rising sono capitoli sicuramente da dimenticare, mentre altri come Above and Beyond possono riscuotere, seppur per poco, l’attenzione del pubblico.

Il problema di fondo rimane il fatto che le canzoni sono poco compatte a livello di stesura, non tanto delle parti delle tastiere, quanto degli altri strumenti; anche l’approccio vocale in molti casi è troppo azzardato e convince poco il pubblico. I brani sono creature forgiate da mostri di tecnica, creature ben tessute nelle scale che si susseguono, ma prive d'anima.
Da qui non si comprende per quale motivo Andersson abbia voluto sperimentare l’avventura del Best Of: gloria personale, raccolta di ricordi o solamente operazione commerciale? Rimanendo nel dubbio, possiamo ammirare l’opera di uno strumentista perfetto a livello tecnico, ma dobbiamo convincerci che non tutto ciò che è rapido, virtuoso e di conseguenza appassionante, è necessariamente bello.

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