Voto: 
8.5 / 10
Autore: 
A. Giulio Magliulo
Genere: 
Etichetta: 
Roughneck
Anno: 
1991
Line-Up: 

- Charlie Bock - bass, hammond B3 organ, guitar
- Chris Burdett - drums, percussion
- Christopher Cugini - guitar, mandolin, bass, backing vocals
- Chick Graning - vocals, guitar, percussion

Tracklist: 

1. Tornado
2. Out of the Light
3. Stand By
4. One Deep Breath
5. She Must
6. Dead in the Grass
7. Get a Load of That Machine
8. 15 Seconds or 5 Days
9. Fall to Ceiling
10. Blues
11. Dead Ants

Anastasia Screamed

Moontime

C'era una volta la scena di Boston (e dintorni): Dinosaur Jr., Lemonheads, Buffalo Tom (non citiamo i Pixies per diversa attitudine). Gli Anastasia Screamed invece, non possedendo nè spocchia indie-noise nè 'glam appeal', non saranno ricordati negli annali di quelle musiche, ed è un vero peccato perché - per chi scrive - sono stati una delle più grandi bands degli anni novanta, con talmente tante carte da giocare ma bruciate in due albums epocali, viscerali e pressochè sconosciuti ai più.
 
Il primo LP, Laughing Down at the Limehouse, lo ho scoperto per secondo ed ho cominciato dal dolce, ingordo e goloso come solo a vent'anni si può.
La dose di vinile di quel mese vedeva protagonisti Screaming Trees, Soundgarden, Tad, Mudhoney e questo disco dalla copertina di un blu mai più visto, con foto seppiata dal sapore di erba e di west.

Poi la liturgia di sempre: la puntina che si abbassa e parte Tornado. Fu un'inondazione: della stanza, della casa, del cuore, degli occhi e delle orecchie. Poche plettrate di acustica, poi l'elettricità composta che turbina dentro magicamente condotta dalla voce rauca, scorticata e strappa anima di Chick Graining.
Uno dei più bei trip musicali dell'epoca: materia acida psichedelica che fuoriusciva dalle casse come mezzo per un viaggio interiore, ben più profondo di quello di una droga, emozionale, mai cerebrale (in questo simile a certi capolavori dei tardi Hüsker Dü): quintalate di energia melodica su muri di suono a celare architetture dell'anima così fragili da tremare.
La seconda traccia Out of the Light rende bene l'idea del contenuto già dal titolo: chiaroscuri, esplosioni e profonde cadute, voglia di correre e di urlare verso quella luce che ci è negata e che ci respinge.
Stand By è uno dei brani dell'album che serve a ricordarlo per sempre, titolo geniale per l'andamento del pezzo: un riff stoppato e asciutto che dopo che è finito fa ascendere ad altezze difficili, dove l'aria è cosi satura e azzurra da dare capogiro, per poi ributtarsi giù .. e poi ritirarsi ancora su. Magia pura!
One Deep Breath, raccolta e commossa, è la traccia da ascoltare a occhi serrati dopo che le lacrime si sono asciugate, la traccia dell' attimo prima di morire, con gli angeli ad accarezzare i lunghi riccioli che scendono giù innocenti: "take just one deep breath... and die!".
She Must è un dolce break acustico, rustico, ruvido; sembra di essere a una festa in un casolare di campagna con ospiti illustri quali Neil Young, Bob Dylan, gli Stones.
Prendere fiato e girare la pizza: Dead in the Grass! Un brano non può partire così. L'energia si dovrebbe accumulare lentamente nell'economia di in una canzone, salire, crescere, poi esplodere ma questo è quel che ci ha voluto far credere il post-rock perché Dead in the Grass parte già con tutta l'energia e la gioia possibile per poi 'morire nell'erba', ebbra di felicità per troppa vita.
Ora si è stanchi e sudati ma i nuvoloni carichi di Get a Load of that Machine raggeleranno corpo e anima, con quelle chitarre riverberate che sembrano voler andare a riempire di grigio-azzurro gli angoli di questa tesa tela; suoni così densi, concreti, materici da entrarci dentro e vederli fuori fuoco.
Ancora 15 seconds or 5 days, imbronciata attesa dalle chitarre sature e dai gentili risvolti acustici, prima di una delle cadute più struggenti e poetiche del rock tutto: Fall to Ceiling, una canzone così meravigliosa per cui ogni ulteriore parola è da evitare.
Si finisce con Blues, ritorno alle origini in un viaggio circolare quale è il rock, a ristorare di troppe emozioni forti, a mò di tregua e con Dead Ants a testimoniare che alla fine si resta sempre sul terreno, sempre si muore, anche se farlo in un campo di grano dorato con giri di chitarra acustica che richiamano i coevi Jane's Addiction, è sempre molto più bello di qualsiasi altro modo.

Dopo ci sono notizie tristi come l'emorragia cerebrale di Chick Graining ed il coma per alcune settimane. La sua voce però ritornerà con il grande pop obliquo e graffiante degli Scarce (nomen omen), band se possibile ancora più misconosciuta di Anastasia Screamed. Poi l'oblio e il nulla.

Il chitarrista Chris Cugini invece suona la chitarra nei Delta Clutch insieme a ex-membri di Plan 9 e Buffalo Tom.
Da Neil Young agli Hüsker Dü, dagli Stones ai Jane's Addiction... poco importa: file under rock!


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