Voto: 
8.5 / 10
Autore: 
Luca Chieregato
Etichetta: 
Relapse/Self
Anno: 
2007
Line-Up: 

- Adam Agius - voce, chitarra, tastiera
- John Bray - basso, tastiera
- Rodney Holder - batteria
- Roy Torkington - chitarra

Tracklist: 

1. Wrapped in Guilt (04:34)
2. Tongues and Knives (05:15)
3. Nothing in No Time (05:50)
4. Anticipation of a High (04:34)
5. Grasp the Air (04:36)
6. CommunicHate (04:26)
7. Substance for Shadow (04:50)
8. God Shaped Hole (05:05)
9. Degenerative Breeding (03:47)

Alchemist

Tripsis

Si sono fatti desiderare, ma finalmente gli Alchemist sono tornati. Ben quattro sono gli anni che hanno separato Tripsis dal precedente e sempre ottimo Austral Alien. E sono oramai due decadi che, a piccole dosi, il combo australiano ci delizia con il suo stile pressappoco unico, votato alla sperimentazione e alla coesione di diverse influenze musicali. Il neonato segna il sesto sigillo di una carriera straordinaria contraddistinta per l'appunto da un sound indecifrabile, tanto personale quanto disorientante, che ha relegato la band nella schiere delle piccole realtà di culto.
A scanso di equivoci, per chiunque si fosse perso le precedenti puntate, è giusto sottolineare come il binomio Alchemist e genere di appartenenza non sia di semplici catalogazione; quanto proposto è sicuramente identificabile come metal estremo, ma curvato da una moltitudine di ascendenze che rimbalzano dalla psichedelica al gothic, accarezzando l'ambient più nero e l'elettronica.
Progressive e d'avanguardia: questi gli attributi che meglio esprimono l'alchimia delle note degli indigeni.

Alchimisti appunto, anche loro alla ricerca di un sogno, che solo la musica può rendere reale.
E come il titolo stesso suggerisce, Tripsis non rappresenta solo un nuovo viaggio, questa volta alla scoperta del lato oscuro dell'essere umano, ma un vero atto di distruzione. Come in passato ci scontriamo in quelle vibrazioni, oramai divenute marchio di fabbrica, capaci di alienare e stordire il malcapitato di turno; rispetto a Austral Alien ritroviamo quella carica aggressiva caratteristica di capolavori come Jar of Kingdom e che solo in parte si era assopita nell'ultima fase con l'entrata in scena della Relapse. Musiche coinvolgenti, o meglio sconvolgenti, estremamente distorte, enfatizzate da un riffing nevrotico e contorto, dagli effetti ipnotici, e da una ritmica piena ed ossessiva, dalle tinte tribali. In un contesto all'apparenza così impulsivo e spigoloso, viene concesso respiro a suoni lisergici e caleidoscopici che strizzano l'occhio ad arrangiamenti di stampo seventies. Discorso analogo per l'ostica timbrica di Adam Agius, la quale trova la perfetta apposizione in un contesto palesemente duale, dove luci ed ombre danzano al crepuscolo in totale armonia. Inutile tentare di anteporre un brano piuttosto che un altro: Grasp At Air oppure Substance For Shadow sono pezzi di un puzle folle e complesso, dal quale è possibile venirne a capo solo nella visione globale.

Tirando le somme, come oramai avrete già intuito, a detta di chi scrive Tripsis altro non rappresenta che l'ennesimo centro della discografia di Adam e compagni. Resta chiaramente inteso che il risultato finale, per quanto ineccepibile, potrebbe conseguire duro da digerire ipoichè privo di linearità. Uno sforzo celebrale che di contro ripagherà con gli interessi tutti coloro che amano porsi domande, piuttosto che ricevere fantomatiche risposte. Splendidamente elitario!

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