Voto: 
6.2 / 10
Autore: 
Edoardo Baldini
Etichetta: 
Autoproduzione/MKM Promotion
Anno: 
2005
Line-Up: 

- Annalisa Belli - voce, basso, tastiere
- Pierpaolo Capuano - chitarre, batteria


Tracklist: 


1. Something Bleeds
2. Santiago
3. You Will Call My Name
4. Little Scorpion


CONTATTI:
alchem@tim.it

Alchem

Demo 2005

Gli Alchem sono una band formata da due elementi (Annalisa Belli alla voce, basso e tastiere e Pierpaolo Capuano alle chitarre e batteria) che presenta un Progressive Rock parecchio ispirato dai filoni sperimentali votati alle tonalità più oscure, King Crimson in particolare.
Il demo del 2005 si compone di quattro tracce che scavano in un’ampia gamma di timbri, abbracciando la tradizione di Porcupine Tree, The 3rd and the Mortal o ultimi In the Woods…: il punto a svantaggio del demo è generato soprattutto dalla registrazione non impeccabile che non permette agli strumenti di creare un bel miscuglio sonoro e alla voce di distinguersi con chiarezza nei toni più acuti.

Le linee vocali sono sì espressive ma ancora immature, soprattutto per quanto riguarda il registro meno grave, come testimonia la opener Something Bleeds, alquanto monotona e non coinvolgente, specialmente nelle sezioni distorte. Ciò che riesce bene agli Alchem è rappresentato dagli intervalli atmosferici, e la seconda Santiago, affascina ed esalta con la sua buona acustica, che riporta ad un discreto risultato il demo del duo italiano: anche la voce si lega meglio a quella che appare come una ballata oscura a cavallo tra medioevo ed avvolgenti timbri Dark/Goth.
You Will Call My Name conserva l’alone della precedente, risultando però leggermente noiosa nella sua direzione: gradevole la sezione distorta centrale che la trasforma in un episodio dinamico e sinfonico, ma la registrazione ancora una volta non soddisfa le aspettative e spreca una composizione che si sarebbe potuta valorizzare maggiormente.
Stesso discorso vale per l’ultima Little Scorprion, veramente trascinante nel suo feeling nordico che si ricollega alla tradizione gotica scandinava, primi Theatre of Tragedy e Midnattsol su tutti: la voce crea dei giochi interessanti e a tratti magici, le acustiche garantiscono un sound fresco e spontaneo, le distorte e la batteria caricano con potenza il tessuto sottostante.

In definitiva questi Alchem possiedono una gamma di idee decisamente varia ed efficace: ciò che fa scendere decisamente la valutazione del demo 2005 non è tanto l’omogeneità dello stesso, quanto la qualità dell’audio, una pecca che potrà essere superata con facilità da una formazione così giovane quanto colma di buoni spunti compositivi.
Si augura agli Alchem di poter tornare con un debutto discografico che possa ottimizzare il lavoro già svolto e che ponga le basi per sviluppi ulteriori di una musica inusuale ma piacevole.

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