Voto: 
8.0 / 10
Autore: 
Gioele Nasi
Etichetta: 
Young God Records
Anno: 
2007
Line-Up: 

- Seth Olinsky - Chitarra, Voce
- Ryan Vanderhoof - Chitarra, Voce
- Dana Janssen - Batteria, Voce
- Miles Seaton - Basso, Voce

Tracklist: 

1. Love, Love, Love (everyone) (01:46)
2. Ed Is a Portal (07:31)
3. Don't Be Afraid, You're Already Dead (04:36)
4. I've Got Some Friends (03:09)
5. Lake SongNew Ceremonial Music for Moms (07:24)
6. There's So Many Colors (08:11)
7. Crickets (03:59)
8. Phenomena (03:46)
9. Pony's O.G. (5:20)
10. Of All the Things (7:41)
11. Love, Love, Love 2 (reprise) (3:07)

Akron Family

Love Is Simple

“Ey, ‘ve you noticed? Ev’ryone is craaazy!”

Impossibile non notarlo, se si parla di un disco quale Love is Simple, secondo full-length degli Akron/Family, eclettico quartetto proveniente dalla Grande Mela, luogo che permette loro di stare comodamente sotto la prestigiosa egida protettrice di Michael Gira, ex-Swans e boss della YoungGod Records, etichetta d’assoluto valore nota ai più per aver pubblicato i lavori degli Angels of Light (ovvero, Gira stesso) oltreché per aver lanciato il ‘fenomeno’ che ha rintuzzato l’interesse per il pre-war folk negli ultimi anni, vale a dire il carismatico Devendra Banhart.

Tornando alla Famiglia ch’è oggetto di questa recensione, l’osserviamo reduce da tre pubblicazioni di notevole valore, a cominciare dal folgorante esordio omonimo (2005) e dallo split dello stesso anno con gli Angels of Light, episodi suppergiù inseribili nel calderone del Folk-revival della cosiddetta New Weird America (seppur altamente personali e poco manieristici), e contenenti alcune delle più ispirate composizioni dei nostri: il quadro è completato dall’EP “Meek Warrior”, uscito lo scorso anno, all’epoca incapace di convincere a pieno ma ora perfettamente inquadrabile come disco di transizione, come semplice prova generale per quello che possiamo ascoltare oggi: le sue intuizioni, infatti, vengono sviluppate, rinnovate, ampliate e perfezionate nel nuovissimo “Love is Simple”.
In seguito all’integrazione di molteplici influenze con la vena Psych Folk presente nelle (splendide) ballate degli esordi, il nuovo episodio della saga di Akron/Family risulta caratterizzato da uno straordinario range espressivo (fedelissimo alle esplosive e estroverse attuali esibizioni live della band, veri e propri eventi) comprensivo di surreale Psichedelia tardo-sessantiana e dell’intramontabile Southern/Classic Rock di quegli anni, ma anche di cullanti melodie di Folk tradizionale ed armonie vocali simil-Gospel, così come di caotica sperimentazione sonora Freak Folk e Free Jazz: pare incredibile, ma “Love is Simple” suona perfettamente razionale e assolutamente organico, pur non perdendo un grammo dell’onestà e dell’autenticità fin qui dimostrata dagli Akron/Family.
Tutti e quattro i membri della band sono musicisti impeccabili e creativi, nonché discreti cantanti: le loro polifonie vocali, tra il pastorale e il New Age, donano considerevole sincerità ed espressività a brani comunque saggiamente condotti dalla toccante voce solista di Ryan Vanderhoof – la varietà di ogni singolo brano (e fra i brani stessi), tra innumerevoli strumenti, voci e background-sounds, è assolutamente impressionante, in quanto le composizioni (lunghe o corte che siano, tutte potenziali hits) stordiscono per i loro toni vivaci e vitali, sprizzanti energia: ogni sezione fluisce nella successiva con puntuale naturalezza, a dimostrazione delle eccellenti doti in fase di songwriting della band newyorchese.

C’è di che sbizzarrirsi, nel parlare degli undici capitoli di questo disco, tanto che per ragioni di spazio tocca tralasciare l’introduzione “Love, Love, Love (Everyone)” (vera dichiarazione d’intenti) pur di dare il giusto risalto a un episodio come “Ed is a Portal”, ch’è una sfrenata danza tribal-folk costruita su strati e strati di armonie vocali, banjos impazziti e ritmi travolgenti (batteria, percussioni, battimani), pronta a distendersi in sognante folksong nella sua parte centrale, per poi velocizzarsi nuovamente e raggiungere il proprio sincopato culmine, prima di terminare con una coda che pare uno stralunato Spiritual del ventunesimo secolo, supportato da battiti electro ed echi sintetici.
“Don’t Be Afraid, It’s Only Love” torna a calcare sentieri intimisti più legati al passato, essendo una ballata acustica, tenera e serale, guidata da ritmati sonagli e tenui schitarrate; altrettanto affascinante è la seguente “I’ve Got Some Friend”, da cui è tratta la citazione utilizzata in apertura: arpeggi rapidissimi ed indistricabili seguono complicati sentieri Free, ma si alternano a meravigliose, semplici ed efficaci melodie Folk, in un’ideale sintesi di Beatles e Kemialliset Ystävät.
Si torna a durate più consistenti con “Lake Song/New Ceremonial Song for Moms”, suite piuttosto dispersiva nella parte mediana, in cui a fare da padrone sono i cori (prima soavi, poi etnici, infine ritualmente alienati), per uno dei tratti più ameni del disco; risulta ben più compatta la successiva “There’s so Many Colors”, aperta dalla consueta nenia corale e sviluppata, poco dopo, da distorsioni desertiche che portano alla mente le atmosfere degli Earth del periodo “Hex”: il lento evolversi porta al costituirsi di una ballata variopinta ed ironica, dal bollente feeling sudista per come il crescendo esplode in acidi assoli – il finale è invece dimesso e controllato, premessa necessaria per la presentazione dell’acustica “Crickets”, accompagnata dagli sparsi accordi di un qualche hippie sperso nelle praterie attorno alla sua comune, circondato dal frinire di grilli e insetti, mentre declama una dolce ninna-nanna, notturna e melanconica. Identico mood apre “Phenomena”, che in realtà si tramuta in uno sbilenco Blues Rock drogato da chitarre acustiche e inserti psichedelici: l’assolo, ubriacante, è accompagnato anche da una breve comparsata dell’organo, pochi attimi prima che tutto torni ad ambientazioni mistiche e dilatate grazie alla nona “Pony’s O.G.”, con chitarre diluite ed annacquate a creare una dimensione di sogno, poco dopo distrutta dall’intervento d’uno spiritato sassofono Jazz che si muove su ondeggianti e sfumate ritmiche funky, infine sostituite da flebili cori di sfondo.
L’apice di quest’ultima fase del disco è il Freak-masterpiece “Of All the Things”, giocosa marcia Folk Rock con fiati impazziti, bassi decisi, chitarre spericolate e poderosi interventi delle quattro voci, fermata platealmente sul più bello da un break atmosferico colmo di delay e fischi, successivamente interrotto da nuove sperimentazioni, pericolosamente vicine a quello pseudo-Grind che già avevamo assaporato in tracce come “Moment” o “Blessing Force”, sebbene il sound sia ora molto più levigato e meno graffiante; il viaggio, lungo quasi un’ora, si chiude infine con la ripresa dell’inno iniziale “Love, Love, Love 2 (Reprise)”, caratterizzato da un sapore nettamente agrodolce che progressivamente deteriora il suono, destinato a spegnersi in una nube d’echi e distorsioni.

La straordinaria perfezione formale (anche a livello di suono, registrazione adattissima da parte di Andrew Weiss) raggiunta dai quattro americani potrà, per assurdo, lasciare stranito chi non si aspetti un simile luculliano buffet di suoni e immagini, poiché ancora in attesa di approcci più sperimentali (“Meek Warrior”) o tradizionali (l’omonimo “Akron/Family”): “Love is Simple” è un disco che è compendio delle idee melodiche e ritmiche partorite nell’ultimo biennio dal quartetto di polistrumentisti (risultando gustoso per chi li ha seguiti nelle loro evoluzioni), ma riesce ad essere, contemporaneamente, anche un disco di monumentale valore (interessante, perciò, anche per i neofiti della band), sia per come riesce a tradurre con abbondante precisione il divertimento e l’eccitazione che derivano dalle coloratissime live performance degli Akron/Family, sia per l’eccezionale varietà e compattezza che contraddistinguono tutti i momenti sonori di questo piccolo gioiello.

“Don’t Be Afraid, it’s only Love”.

Come ideale e tempestiva celebrazione per i quarant’anni suonati della ‘Summer of Love’, gli Akron/Family ci hanno regalato un “Love is Simple” che magari non chiarirà gli atavici dubbi sulla semplicità dell’amore, ma spazzerà certamente via le poche remore rimaste in merito alla grandezza della musica di Seth, Ryan, Dana e Miles.


LINKS PER L’ASCOLTO:
- "Phenomena" mp3 @ Stereogum.com
- Myspace Akron/Family
- "Love is Simple" (aka "Don't Be Afraid...") live @ Fox Rox Archive on Youtube
- "Of all the Things" live @ Fox Rox Archive on Youtube
 

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