Voto: 
8.2 / 10
Autore: 
Paolo Bellipanni
Genere: 
Etichetta: 
Source
Anno: 
1998
Line-Up: 

- Jean Benoit Dunckel - Voce, Chitarra, Synth, Arrangiamenti
- Nicolas Godin - Synth, Arrangiamenti

 Guests:
- Jean Jacques Perrey - Arrangiamenti in "Remember"
- Beth Hirsch - Voce in "Make It Easy" e "All I Need"


Tracklist: 

1. La Femme d'Argent
2. Sexy Boy
3. All I Need
4. Kelly Watch The Stars
5. Talisman
6. Remember
7. You Make It Easy
8. Ce Matin La
9. New Star In The Sky
10. Le Voyage de Penelope

Air

Moon Safari

Jean-Benoit Dunckel e Nicolas Godin, ovvero un professore di matematica e un neo-laureato in architettura, ovvero gli Air, ovvero l'act parigino che nel 1998 ha composto Moon Safari. Ovvero uno degli ultimi grandi capisaldi del pop (elettronico) moderno, proprio in uno dei suoi peggiori momenti, mentre veniva brutalmente sopraffatto e spinto fuori da vetrine e riviste varie grazie all'esplosione del nu-metal, dell'alt-rock, del post-grunge, di tutta quella musica in qualche modo figlia "disciplinata" della Seattle d'inizio decennio e del concetto stesso di Indie. E così, l'anno dopo la pubblicazione dell'altrettanto emblematico Homework dei fratellastri Daft Punk, se ne vengono fuori due giovani neo-laureati armati di sintetizzatori, filtri e tastiere e decidono che il pop elettronico debba tornare al posto che gli spetta, magari accontentando non solo la massa Mtv dipendente ma anche gli ascoltatori più di nicchia.
Moon Safari è uno degli esempi meglio riusciti di come si possano conciliare alla perfezione gusto retrò e richiami futuristi, luonge music e pop moderno, mainstream e ricerca sonora. Prendendo ispirazione dall'elettronica più "globalizzata" (in primis il connazionale Jean Michel Jarre) e fondendola con un'attitudine pop peculiare e, per certi versi, all'avanguardia, gli Air hanno cambiato e rielaborato la concezione stessa del genere, influenzandone tanto la variante d'autore tanto quanto quella sintetica.

Un disco autentico, curato nei minimi particolari da due personaggi che si sono catapultati nel mondo del suono con grande intelligenza, riuscendo a costruire contemporaneamente fresche cornici easy-listening (Ce Matin La) e perle elettroniche sospese tra ipnotici sentimentalismi e una psichedelia leggera, quasi trasparente, che nel corso dell'album appare a più riprese caratterizzandonde complessivamente il sound di fondo. Non è infatti un caso che Moon Safari si apra e si chiuda con due canzoni, La Femme d'Argent e La Voyage de Penelope, che al meglio rappresentano questo particolare musematico, attraverso arrangiamenti mai eccessivi, perfetti nel loro saper evolversi in orchestrazioni sottili e meticolose, frutto sia degli studi classici di Dunckel (gli archi di Talisman) sia della ricercatezza psych-elettronica di Godin, come dimostra Remember, pezzo in cui, peraltro, collabora un certo Jean Jacque Perrey (si, quello dei Perrey and Kingsley), ingenoso pioniere di editing e post-produzione oltre che primo personaggio ad aver avvicinato la musica elettronica (che allora, dopo Schaeffer e Stockhausen, era cibo per soli avanguardisti) alla gente comune.
Collaborazione quindi tutt'altro che trascurabile e decisamente emblematica dal momento che racchiude quello che si presenta come il vero intento degli Air, intento che non va confuso con un semplice tentativo di compromesso per accontentare massa e case discografiche, bensì come uno stimolo artistico che primordialmente nasconde al suo interno quell'equilibrio imperturbabile tra ricerca e spinta commerciale che, effettivamente, solo loro sono stati in grado di realizzare senza cadere in tutta quella serie di pleonasmi che di solito ci si aspetta in situazioni del genere. Perchè in fondo se brani come la famosa Kelly Watch The Stars o come l'ancor più conosciuto capolavoro Sexy Boy possono sembrare semplici esempi di elettronica "triviale" e ballabile, essi celano una quantità indefinibile di raffinatezze timbriche e di arrangiamenti maniacali che attingono dai repertori più disparati, facendo riferimento tanto al jazz quanto alla lounge music, fondendo soul e psichedelia in un sound morbido e trasparente, aperto anche a momenti più riflessivi e malinconici (All I Need e You Make It Easy) in cui l'asprezza dell'onnipresente vocoder viene smorzata dalla suadente voce di Beth Hirsch e da un mood decisamente più atmosferico.

Fondamentale per l'aver aperto la strada all'elettronica da club e per l'aver influenzato gran parte dell'easytronica post-duemila (termine non bello ma efficace), Moon Safari è un disco imprescindibile non solo per il suo peso storico e per il contesto musicale che ha rappresentato (il distacco dall'angosciato trip hop di Bristol e dall'elettronica più cerebrale e sperimentale), ma per il valore artistico che esso possiede e che, col passare degli anni, continua a conservare con sacrosanta gelosia. Gli Air non solo hanno risollevato la Francia dall'oblio in ambito elettronico, proseguendo sulla strada battuta l'anno prima dai Daft Punk, ma hanno rivoluzionato per sempre il modo di intendere il suono sia a livello creativo che a livello puramente comunicativo, donando alla storia della musica moderna un gioiello che dietro all'apparente travestimento 'materialista' cela una solare catarsi emotiva, ovvero ciò che gli AIR (andrebbe scritto sempre in maiuscolo) nascondo nell'acronimo che forma il loro nome.. Ovvero Amour, Imagination, Rêve (Sogni). Ovvero ciò di cui l'uomo non può fare a meno per vivere.


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