Voto: 
8.0 / 10
Autore: 
Filippo Morini
Etichetta: 
ViaAudio Records
Anno: 
2008
Line-Up: 

- Fiore - voce, chitarra
- Matteo - batteria
- Marco - basso

Tracklist: 

1. Talento
2. Too Wild
3. Doran
4. Athena
5. Vega
6. Hubis II
7. Hubis
8. Salige
9. Gaston
10. Metal
11. Beyond Sirens And Mariners

Aim

Spirits Of Your Tide

E’ sempre immediatamente piacevole e gratificante poter recensire un disco come questo Spirits Of Your Tide degli italianissimi Aim, e sottolineo italianissimi perché inizialmente si fatica veramente a credere che questo lavoro sia opera di un giovane trio proveniente dalla Brianza, tanto sono accentuati i caratteri internazionali che scorrono come linfa tra le note delle canzoni.
Sognante e nuvoloso Post Rock addolcito dalla densità dei riverberi atterra dalle parti di un delicato Dream Pop annegato nelle melodie più eteree, l’intima forza di questa band si comprende pienamente solo apprezzando questo tipo di sonorità fatte di tempi dilatati, note rilassate e voci fredde ma allo stesso tempo cullanti.

Ma non sarebbe esatto riassumere gli Aim solo con queste parole. All’ interno del loro disco compaiono infatti le influenze più disparate, che si uniscono a formare un esempio di musica emozionale ed intellettuale, carica di tensione, melodia e grande equilibrio.
Spesso la forza trainante è l’incedere meccanico di un binomio basso-batteria richiamante la Wave degli anni ’80, che rapidamente si incendia trasformandosi in una cavalcata elettrica capitanata da una chitarra ubriaca di Brit Rock moderno.
Altre volte la musica si fa più soffice ed è la voce a guidare, assolutamente dinamica e convincente, dai toni giovani ma dimostrando sempre una maturità invidiabile, forte di una grande capacità interpretativa carica di sfumature.
Tutto il disco è comunque pregno di atmosfere acquatiche e torbide (grazie soprattutto ai perenni effetti ambientali che rivestono voce e strumenti) basti ascoltare un pezzo come Doran per inquadrare la dimensione sonora della band: arpeggi limpidi e malinconici che contrastano con un basso scuro e cavernoso nel suo incedere fianco a fianco con una batteria robotica, mentre la melodia si fa strada attraverso il climax finale dove la voce decide di rivestire il ruolo di protagonista per una manciata di secondi.
Una valida prova del lato Rock insito negli Aim si manifesta invece attraverso Vega o la strumentale e splendida Hubis II, quest’ultima quasi acida e rugginosa in più passaggi, gravida di pesante furore Shoegaze che viene spinto da un basso enorme, scivolando sul tappeto metallico dei piatti per bruciare tra i riff dinamici e distorti della chitarra, quasi come se l’eleganza e la compostezza degli Editors si contorcesse tra i feedback e il fragore dei My Vitriol.
Improvvisamente si abbandonano (anche se non del tutto) i suoni ampollosi dei precedenti brani per far spazio a nude chitarre acustiche e melodie più accessibili con Gaston, riprendendo poi la rabbia strumentale dei pezzi precedenti, che si carica questa volta di tinte Indie. Tinte che si accentuano ulteriormente con la successiva Metal, sicuramente uno dei pezzi più trascinanti dell’album, un abbandono ad un sano e robusto Alternative rock con tutti i crismi del caso, accordi di chitarra spessi e granitici, batteria che martella con insistente semplicità e strutture meno ricercate a favore di un’efficace immediatezza.
Chiude l’album la breve ed acustica Between Sirens And Mariners, forse un po’ scontata (chiudere il disco con Metal sarebbe stata, a mio parere, una gran trovata) nella sua candida dolcezza da ninnananna, ma che lascia l’ascoltatore soddisfatto dopo il tripudio sonico appena trascorso.

Insomma un album assolutamente consigliato, che non propone nulla di totalmente nuovo (le influenze estere si sentono eccome) ma è dotato di una solidità eccezionale, ottimamente suonato, ottimamente registrato e capace di farsi amare da tipologie di ascoltatori anche molto diverse tra loro.

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