Voto: 
6.5 / 10
Autore: 
Paolo Bellipanni
Genere: 
Etichetta: 
Sub Pop
Anno: 
2010
Line-Up: 

Informazioni non disponibili

Tracklist: 

1. Black Mark
2. Two Legged Dog
3. Nacht
4. New Punk 27
5. Reasonably Nautical
6. New Punk
7. Slide 9

AFCGT

AFCGT

Ancora sconosciuti ma con già in tasca un bel contratto con la Sub Pop, gli AFCGT sono un quartetto di Washington che della casa discografica di Jonathan Poneman tornano a manifestare il pensiero più rude e distorto, proprio nel momento in cui l'etichetta sembrava dover definitivamente compiere il proprio processo di raffinamento tra i meandri del dream pop e post-rock.
Così, mentre da una parte si spandono le delicate fantasie degli appena prodotti Beach House e The Album Leaf, dall'altra la Sub Pop lancia sul mercato una mandria di giovani delinquenti musicali senza un minimo di autocontrollo. Delinquenti, esatto, peraltro molto intelligenti. Innanzitutto perchè fanno capire che la storica etichetta di Seattle non si è smarrita esclusivamente in esperimenti fumosi e dal maggiore appeal, continuando invece a credere in progetti sperimentali e distorti (su tutti Wolf Eyes e A Frames), in secondo luogo perchè tirano fuori dal cappello una prova d'esordio abbastanza convincente.
In realtà il sodalizio tra gli AFCGT e la Sub Pop prende vita nel 2008 ma dà alla luce solo un breve Ep, troppo misero per mettere in mostra le potenzialità di un gruppo che aveva al contrario bisogno di un full-lenght in carne e ossa per dimostrare il proprio potenziale. E' così che a due anni di distanza da quell'esperimento esce l'omonimo album AFCGT.

La prima cosa di cui ci si rende conto durante l'ascolto del disco è l'impatto, granitico e travolgente, della macchina strumentale statunitense: Black Mark è infatti un inno industriale estremamente abrasivo, guidato da distorsioni possenti e da un'atmosfera tetra, quasi swansiana, ben guidata dal cupo riff di chitarra e dal ritmo splendidamente marziale che ne scandisce i movimenti. Ma quello che sembrava solamente un breve ringhio industrial si trasforma ben presto in una psichedelica danza a cavallo tra noise, garage rock e no wave: esperimento più lungo ed elaborato del disco (dieci minuti), Two Legged Dog, pur risultando meno travolgente dell'ottima opener, riesce si da subito a mostrare un nuovo volto della macchina infernale targata AFCGT, trasformando il macabro mood della precedente traccia in una bizzarra litania (forse tirata un pò troppo per le lunghe) di chitarre ululanti e percussioni tribali all'insegna di un graffiante onirismo. Ma la vera essenza noise rock del gruppo, quella più dichiaratamente legata alle sperimentazioni rumoristiche ottantiane, deve ancora venire fuori in tutta la sua dirompente forza distruttrice, perchè dopo i deliri di Black Mark e Two Legged Dog sta a Nacht dirottare nuovamente l'andamento del disco, immergendolo lentamente in un rito ambientale sospeso tra l'atmosfera inquieta dei Labradford e il rumorismo d'oltretomba dei Throbbing Gristle. Formula che si ripeterà peraltro in maniera decisamente migliore anche col quinto brano Reasonably Nautical (molto più metallico e penetrante) ma solo dopo il cacofonico carnevale di New Punk 27, chiaro riferimento ai Sonic Youth più oltranzisti che va ad esprimere l'essenza noise rock più 'accademica' del progetto, perchè quella più infuocata e distorta riuscirà ad esplodere solo col devastante delirio simil-grind della sorellastra New Punk.
A chiudere le danze nucleari del disco è però ancora una volta un esperimento ambient-industrial, Slide 9, banale e meno suggestivo dei due precedenti: una chiusura di sipario che quindi stoppa l'ascesa di AFCGT proprio nel momento decisivo, laddove ci sarebbe stato bisogno di una definitiva 'summa' stilistica del gruppo e non di un ulteriore macchinario ambientale derivativo e poco coinvolgente.

Non fosse stato per questa sorta di energia incompiuta, lasciata a metà e quasi sprecata, l'esordio degli AFCGT sarebbe stato senza dubbio migliore di quello che già è: il vigore strumentale c'è ed è ben messo in mostra, l'atmosfera è tetra e dissonante come il noise/industrial di razza necessita, la forza espressiva è tanta e si sente, ma ancora manca quel passo in avanti che è al contempo maturità nelle scelte e acume compositivo, caratteristiche che, purtroppo, in parte ancora mancano al complesso statunitense. In ogni caso, AFCGT la sua buona manciata di pugni nello stomaco e bastonate nel cervello le dà, e pure forte: per ora, accontentiamoci di questo.


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