Voto: 
7.7 / 10
Autore: 
Stefano Magrassi
Genere: 
Etichetta: 
Listenable Records/Audioglobe
Anno: 
2005
Line-Up: 

- Thijs - chitarra

- Sven de Caluwe - voce

- Gilles Delecroix - batteria

- Frederik Vanmassenhove - basso

- Bart Vergaert - chitarra



Tracklist: 

1. Dead Wreckoning (03:41)

2. Blood Fixing The Bled (03:05)

3. Gestated Rabidity (04:05)

4. Hecatomb (02:50)

5. The Gangrenous Epitaph (03:25)

6. The Inertia (03:35)

7. A Cold Logistic Slaughter (02:13)

8. Threading On Vermillion Deception (05:15)

9. Voracious Haemoglobinic Syndrome (04:14)

10. Descend To Extirpation (04:06)

Aborted

The Archaic Abattoir

Gli Aborted rappresentano sicuramente una delle migliori realtà europee in ambito Death-Brutal Metal: l’Europa negli ultimi anni sta sfornando eccellenti gruppi, capaci di risollevare un pochino la scena mondiale, che dopo il periodo d’oro di inizio anni novanta ha visto una deprecabile penuria di uscite ed una caduta di stile preoccupante.
Insieme agli spagnoli Avulsed ed agli olandesi The Monolith Deathcult, i nostri cinque gore-deathster belgi sono senza ombra di dubbio la punta di diamante della zona europea e ormai giunti al loro quarto fulllenght dimostrano di saperci veramente fare e di aver sviluppato un song writing più maturo e meglio costruito. Ovviamente una produzione di elevato livello, gioca a favore del gruppo.

Una caratteristica, però, rende questo The Archaic Abattoir un album dalle due facce: l’apprezzamento abbastanza palese della band nei confronti di quel Metal-Core statunitense, che sta avendo successo in questi ultimi anni. Senza nulla togliere a questo genere (che vede tra le sue fila gruppi di tutto rispetto), la scelta di inserire parti cantate Hardcore e melodie quasi Crossover in un disco Brutal dà per lo meno da pensare ai fan più intransigenti ed oltranzisti. E da questo punto di vista la differenza rispetto al precedente Goremageddon è abissale.

Dead Wreckoning apre il disco: dopo un’introduzione degna di un film di Dario Argento, veniamo travolti da un tir carico di potenza e violenza, cornice ideale per la voce profonda e gutturale di Sven. Un ottimo inizio quindi, se non fosse che a metà le parti cantate in pulito incominciano a farsi sempre più numerose ed anche i riff di chiara ispirazione metal-core abbondano (quasi a ricordare alcuni ultimi lavori provenienti dalla Scandinavia…). Blood Fixing The Bled parte in maniera più tranquilla per poi aumentare di velocità col passare dei secondi. Anche qui l’intera canzone si divide tra Brutal e melodia, anche se in modo meno estremo rispetto alla prima traccia. I pezzi seguenti mantengono sempre la stessa struttura, anche se si fanno più accattivanti, a dimostrarci la bravura e, perché no, la maturità del gruppo belga. Gestated Rabidity ed Hecatomb sono proprio due pugni in faccia: impossibile non farsi trascinare. Da notare la potenza vocale di Sven, che in più punti ricorda un Glen Benton potenziato.

Ancora tanto Brutal, tanta velocità e tanta violenza grazie a The Gangrenous Epitaph, che ci conduce fino a The Inertia, canzone che sembra uscita da un album degli At The Gates e per questo suona veramente strana nel contesto dell’album. Alcune scelte possono essere discutibili, ma alla fine l’ascolto generale non ne risente molto.
Questa stessa sensazione di stranezza la si continua ad avere anche con la traccia successiva: A Cold Logistic Slaughter si divide ancora in momenti di potenza pura ed in altri di non ben definibile derivazione, che purtroppo tendono anche ad essere fastidiosi. Threading On Vermillion Deception, invece, è una canzone più cupa ed “atmosferica”, più ragionata e ricercata nella composizione, una delle poche presentante un assolo.
Subito dopo, però, si rimane un po’ di stucco: l’introduzione di Voraciuos Haemoglobinic Syndrom ricorda non poco gruppi Crossover italiani e non (Exilia, Folder...), ma per fortuna il resto della canzone si rivela essere perfettamente in tema con la proposta musicale degli Aborted. Il finale del disco è affidato a Descend To Extirpation, che, come capita spesso, rappresenta in parte un buon riassunto di tutto quello ascoltato nell’album: ottimi pezzi Brutal-Death e melodie che strizzano l’occhio verso le nuove correnti statunitensi e scandinave.

In conclusione il lavoro del gruppo belga è difficile da catalogare: la scelta di un’apertura sonora verso altri generi è apprezzabile e sicuramente permetterà di farsi conoscere da tutte quelle persone che difficilmente digeriscono sonorità troppo estreme. Ciò, però, non toglie che The Archaic Abbatoir nasce come album Brutal-Gore e da questo punto di vista un pochino delude. Sicuramente si tratta di una delle uscite più importanti del 2005, per i motivi che sono stati detti prima, ma probabilmente inferiore sotto molti aspetti alle altre due europee. Sconsigliato ad ascoltatori intransigenti.

NUOVE USCITE
Filastine & Nova
Post World Industries
Montauk
Labellascheggia
Paolo Spaccamonti & Ramon Moro
Dunque - Superbudda
Brucianuvole
Autoprod.
Crampo Eighteen
Autoprod..
BeWider
Autoprod..
Disemballerina
Minotauro
Accesso utente