Doppia compilation prodotta con un budget piuttosto basso (a partire dal booklet), Rock S’cool parte da un’idea di per sè buona: un’infarinatura della storia del rock divisa in sei “lezioni”, che vanno a toccare alcuni dei sottogeneri più heavy: Hard Rock, Heavy, Power e Thrash Metal, Hardcore e Alternative. In prima analisi, dunque, Rock S’cool potrebbe rivelarsi un acquisto interessante per coloro che, alle prime esperienze con il vastissimo mondo del Rock/Metal e affini, desiderino farsi una cultura a trecentosessanta gradi.
Tutto ciò se non fosse che la selezione dei brani è stata architettata in modo completamente insensato, volendo utilizzare prevalentemente brani e artisti prodotti dalla Steamhammer per lo scopo principale di pubblicizzare gli album della label; troviamo infatti gruppi non sconosciuti, ma che non hanno assolutamente segnato la storia di un genere; la scelta dei brani inoltre si concentra soprattutto sulla produzione degli ultimi anni, scelta di poco senso quando si parla di genere storici come Hard Rock e Heavy Metal, la cui storia è stata decisa alcuni decenni fa.

Le lacune sono evidenti, e non si capisce come si possa trattare l’Hard Rock senza parlare di Deep Purple, Led Zeppelin o AC/DC, sostituiti dai bravi e di ottima qualità, ma decisamente meno fondamentali, Whitesnake, UFO, Doro, di cui tra l'altro vengono proposti brani non di certo tra i migliori della loro carriera, e un chitarrista semi-sconosciuto come Axel Rudi Pell. Analogo discorso per l’Heavy (dove sono finiti gli Iron Maiden?! E i Judas Preast che hanno fatto la storia del genere non sono certo quelli di Jugulator!) e il Thrash, dove viene trattata a dovere la scena teutonica monopolizzata dalla Steamhammer, dimenticandosi di gruppi a dir poco fondamentali come Metallica, Megadeth e Slayer.
Disastro totale poi quando si parla di Hardcore, nella cui sezione vengono proposti mediocri brani moderni che spaziano dal Rapcore (Biohazard) al Metalcore (Sepultura, Hatesphere) passando per la opener dell’ultimo album dei Type O Negative; tutti brani che, con una piccola eccezione per di How Much Can A Man Take dei Raging Speedhorn, con l’Hardcore vero e proprio, sia oldschool che moderno, hanno poco a che vedere. Deludente inoltre la sezione Alternative, dove oltre all’ottima The Colsuntancy degli Amplifier troviamo gruppi piuttosto inutili come Engel e Zebrahead. Si conclude poi in bellezza, con quella che è forse la peggiore versione registrata live della grande Ace Of Spades dei Motorhead, chiaro indicatore dell’approssimazione con cui il lavoro è stato svolto.

Rock S’cool è dunque un lavoro troppo ambizioso e sfruttato per tentare di lanciare giovani e non troppo validi gruppi del gruppo SPV, che porta ad un risultato inutile e poco sensato, sia per chi è alle prime armi con la conoscenza del Rock, sia per chi, partendo da una cultura base, intende aumentare i propri orizzonti, sia per chi semplicemente cerca una compilation che contenga canzoni tutte di qualità. Lasciate perdere, e orientatevi su qualcos’altro.