Voto: 
6.6 / 10
Autore: 
Gabriele Bartolini
Etichetta: 
Rought Trade
Anno: 
2002
Line-Up: 

- Adam Green - Testi, composizione musiche

Tracklist: 

01. Apples, I'm Home

02. My Shadow Tags on Behind

03. Bartholomew

04. Mozarella Swastikas

05. Dance With Me

06. Computer Show ( Live)

07. Her Father and Her

08. Baby's Gonna Die Tonight

09. Times Are Bad

10. Can You See Me

11. Untitled

12. Dance With Me ( EP Version)

13. Bleeding Heart ( EP Version)

14. Computer Show ( EP Version)

Adam Green

Garfield

Adam Green è uno di quei personaggi che ami ed apprezzi fin da subito oppure, semplicemente, non capisci il senso della sua musica. Prendere o lasciare. Ciuffo indie/rock alla Alex Turner, sorriso sempre stampato in faccia e volto da eterno venticinquenne. Ecco, all' epoca di Garfield Green ne aveva ventuno. E come in tempi recenti la storia ci insegna, dimostrare più anni da quelli che si ha veramente non è che sia una gran bella cosa. Certo, l' immagine da ragazzino è riuscito a crearsela in gran parte da solo, fin da quando decise di contribuire alla scorribande in bicicletta con la sua compagna di giochi Kimya Dawson, amici fin da bambini e musicisti niente male sotto il nome di Moldy Peaches, che divise critica e pubblico con l' album omonimo, uno di quei dischi sfortunati perché stroncati un pò da tutti ma copiati da molti. Ma avere ventuno anni è tutta un' altra cosa: per questo Adam sembra voler a tutti i costi farci ( e farsi) credere che sia cresciuto, pur senza dimenticare il passato( il suo volto in copertina è lo stesso che troviamo nel disco dei Moldy Peaches). Ma se viene chiamato fin da questa prima release ad aprire le date americane degli Strokes, un motivo ci dovrà pure essere. Il fatto è che, senza troppi collegamenti con il genio e la follia, Adam Green riesce a porre buoni testi e arrangiature da cantautore incallito in maniera del tutto semplice, o, se vogliamo, infantile. Ama perdersi tra motivetti e canzoncine da bambino, ricordandosi, a volte in tempo, altre volte invece no, di lasciare una sua impronta in quello che canta.

Garfield, entrando nel merito del suo disco solista d' esordio, in Inghilterra semplicemente rinominato Adam Green, è l' album più spontaneo del suo catalogo, insidiato forse dal solo Sixes & Sevens, che mostra un lato pop raffinato anche se naturalmente ancora immaturo, ed un suono all' insegna del lo-fi e degli echi rock provenienti dalle pesche ammuffite. Imbraccia dapprima solamente la chitarra acustica, ma poi da buon ex-teenager non ce la fa proprio a limitarsi: nella metà del disco riesce ad azzeccare gran parti delle melodie, alternando più volte il mood dei brani ma non scomponendosi nella suo tentativo di suonare del folk danzereccio. Su tutto domina la sezione acustica, capace di rendere imperfetti pezzi altrimenti troppo assomiglianti all' esperienza solista di Pete Doherty o ai Violent Femmes di Hallowed Ground. Anche il cantato si adatta, passando dall' annoiato e stanco delle prime tracce alle esecuzioni più vivaci che vanno da Mozzarella Swastikas in poi.

Il disco si apre con due elementi tipici del Nostro singer-songwriter: la semplicità di una chitarra e l' ossessione per il dettaglio. L' intro Apples, I'm Home è comunque atipico, soprattutto per le voci robotiche. My Shadow Tags On Behind è un esempio dell' ironicità delle sue personalissime liriche, piacevole nelle corde di chitarra e nel sax. Potremo invece considerare Bartholomew come la sua Everybody Hurts; la melodia è quella, mentre le parole definiscono la figura di figlio e papà, ognuno con i suoi problemi a farsi comprendere. Si torna a pestare il piede al suono in successione di un ottimo trittico, decisamente proficuo per le sorti di Garfield. Mozzarella Swastikas possiede la miscela vincente del country americano, avventuriero e libero, mentre Dance With Me è una scarica emozionale, un vero e proprio invito al ballo, febbricitante e festaiolo con quel flauto ripetitivo. Tu sei sola, e io sono a casa; nessuno però vuole sentirsi solo: lei accetta, ed ecco che parte la chitarra elettrica, efficace in accoppiata con l' andatura folk. La successiva Computer Show, in versione live, si presenta in termini melodici come un' altra delle sue vorticose( ma anche ossessive) ballate, ma stranamente si evolve in qualcosa a metà tra l' elettrico e il folk. Dopo una melanconica Her Father and Her ci troviamo di fronte ad un pezzo puramente rock, che inserito in questo contesto fa un pò la parte dell' antagonista all' oscurità delle liriche così adulte. Baby's Gonna Die Tonight comunque si mantiene su binari ottimi quali quelli di Byrds e Beatles, alzando il tiro con la base di NYC's Like a Graveyard dietro. Con Times are Bad Adam torna a recitare la parte del cantautore fatto in casa( considerato che la registrazione indecente risalta in maniera troppo evidente l' inserimento del singolo strumento) inscenando altri due minuti da pura post-sbornia al pub. Can You See Me, traccia conclusiva nella versione inglese ma non in quella americana, riprende il folk/rock battagliero dei Neutral Milk Hotel per cantare di un ragazzo ai margini della società. Dopo una Untitled silenziosa rimangono due EP version più un brano inedito. Dance With Me nella vecchia veste assume sapori più tradizionali, con il ritornello quasi sussurrato, mentre Computer Show acquisisce i connotati acustici tipici solo al fumettista/cantante Jeffrey Lewis; Bleeding Heart, infine, è un vero e proprio toccasana, con le parti mai così coordinate ed armonizzate fra di loro.

Silenzioso e magnanimamente corretto, Garfield è una piccola chicca per molti ancora da scoprire, fatta di semplici accordi e cantautorato di buon livello. Ancora perso tra infantilismi elettronici e ovvietà melodiche, Adam Green tiene il timone sempre ben saldo, manipolando a sua immagine e somiglianza questo disco d' esordio. Dotato di intessiture country e ritornelli efficaci, Garfield si aggrappa più volte al suo passato all' insegna del rock lo-fi, senza però disdegnare passi unicamente costruiti intorno al cantato, ancora molto acerbo e non sempre incisivo.

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