Voto: 
6.7 / 10
Autore: 
Gabriele Bartolini
Genere: 
Etichetta: 
Autoproduzione
Anno: 
2011
Line-Up: 

-George - Chitarra elettrica, sinth
-Wilny - Drum machine
-Anonimo - Sampler, mixaggio

Tracklist: 

01. Indian Colors

02. KOKO

03. Tennis

04. Wave Visions

05. Yellow Summer

06. Sunny Beach

Wolvepop

Wolvepop EP

L' EP Wolvepop viene rilasciato in data 14 gennaio 2011 dal gruppo omonimo. Sotto questo nome trovano libera espressione artistica tre ragazzi americani di New York, che appena preso sotto braccio la bibbia del Do It Yourself non hanno esitato ad iniziare a comporre musica in modo del tutto professionale. Hanno la fortuna di doversi confrontare con un pubblico aperto come non mai a nuove scene e generi, comprensivo, entusiasta ed affamato di artisti con idee valide. Perché qui c'è una mentalità da cambiare: quella che vuole idolatrare solo il passato, che sicuramente sa, quando vuole, rispondere presente, ma che la maggior parte delle volte rimane lontano anni luce da mentalità, perché no, giovani e fresche, di cui il mondo ha maledettamente bisogno. Arduo compito in vista quindi per le nuove generazioni, soprattutto a volte difficile appare il superamento di certi cliché quale può essere uscire dal triangolo di influenze Beatles - Stooges - Radiohead per un gruppo rock, così come per gli altri generi, alle prese con i soliti noti da saper dribblare sapientemente. Buone vibrazioni giungono invece dai Wolvepop, all' apparenza una band di "semplice" elettronica ma in fondo ricca di tante sfaccettature. La loro musica infatti trova un' evoluzione matura nel fertile ambiente chillwave, con tanto di approfondite riletture di dream pop. La psichedelia dei nostri giorni.

Wolvepop EP sottolinea in maniera particolare e consapevole il loro personale timbro stilistico, accogliendo cinque brani carichi sì di una dance da happy hour che sembra provenire da piatti succulenti quali quelli di Washed Out e Neon Indian, ma anche straboccanti di passi pop e atmosfere liquide alla Caribou, i cui contorni sembrano indefinibili perché coperti da aloni rosacei di nuova psichedelia dai colori rosacei, magari proprio quelli della copertina. Abbinamenti di parole: da sballo Indian Colors, così come Tennis, piacevole in ogni suo particolare ( l' audiocassetta che si riavvolge in apertura ne è un esempio) quando più spigliata con quelle basi ricollegabili a M.I.A.. Wave Visions è una vera e propria marcia, composta da tanti rintocchi di varia natura, mentre Sunny Beach riprende l' hip-hop per poi farlo avvolgere da drum machine e sinth. All' appello mancano la carica( se rapportata con le giuste misure dagli altri brani) da match di baseball di Yellow Summer e la programmatica KOKO, con tanto di chitarra elettrica.

Il risultato finale sono dieci minuti di stordimento puro, tanto è il coinvolgimento emotivo di questi brevi flash. Intensi ed abbaglianti. Colorati, come le visualizzazioni che il nostro lettore musicale installato sul pc ci offre. Un' esperienza da provare e riprovare, un vortice da cui è difficile non provare dipendenza. Una rampa di lancio importante per un gruppo preso nel frattempo da progetti solisti come ad esempio BLACKOK. A parer mio in futuro si deve ripartire da quanto di buono prodotto per cercare di conferire alle esecuzioni più fisicità dal punto di vista sonoro, ma il prodotto è comunque di quelli gradevoli e di qualità.

Successivamente sono stati rilasciati altri due brani, racchiusi in una sample intitolata Y Y. Los Sunsets e Sahara, le tracce in questione, sono frammenti di due minuti illuminanti per intensità e qualità. Qualche breve accenno a Gold Panda, ma il resto, ovvero melodie concise nella loro oscillatura perpetua devota solo a giovani promesse degli ultimi anni, è tutta farina del loro sacco.

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