Ulan Bator
(Amaury Cambuzat)
di: 
Edoardo Baldini
10/08/2007



 

Diventati una delle realtà più significative nella scena Post-Rock internazionale, i francesi Ulan Bator hanno da poco pubblicato Ulaanbataar, disco d'inediti del primo periodo, con l'italiana Jestrai. A parlarne a RockLine.it è la mente del progetto, Amaury Cambuzat...


E.B. - Ciao Amaury, ti ringrazio per questa intervista. Iniziamo subito con le domande: voi Ulan Bator siete stati influenzati fin dall’inizio dal Krautrock tedesco di bands come Faust e Can. Come vi siete avvicinati a questo tipo di musica e quali sono le tue attuali impressioni sul primo disco Ulan Bator?

Amaury - Siamo stati influenzati da tante cose in realtà: diciamo che, come i gruppi tedeschi nella loro epoca (gli anni Settanta), abbiamo provato il bisogno di trovare il nostro stile; inoltre, come altri gruppi francesi (Bastard, Sister Iodine, Hint), nei Novanta volevamo proporre un’alternativa a tutto quello che veniva composto allora in America o in Inghilterra. I Can (Inner Space) e i Faust (Wumme) avevano degli studi di registrazione propri: Ulan Bator è nato dall’idea di creare il nostro spazio personale, un universo dove poter lavorare o registrare come volevamo. E’ così che abbiamo iniziato nel 1993 costruendo il nostro spazio dentro una caverna di tufo, che abbiamo chiamato "La Guillotine".
Il nostro primo disco è stato registrato in quel luogo, in cui c’erano un acustica ed un riverbero naturale incredibili. Si percepisce soprattutto sulle "take" di batteria. Questo primo disco oggi mi ricorda che eravamo veramente diretti. Non lo ascolto spesso, a dir la verità. Lo vedo come un inizio di qualcosa, dotato di tanta energia, l’inizio di un’avventura che continua tuttora. Sono fiero di pensare che comunque non esiste un altro cd come quello da nessuna parte. Rimane unico perché non ci eravamo prefissati limiti né compositivi né a livello di suoni.

E.B. - Per quale motivo avete deciso di pubblicare Rodeo Massacre e Ulaanbaatar? Forse per estendere il vostro operato su un pubblico più ampio?

Amaury - Rodeo Massacre è l'ultimo album pubblicato. Non abbiamo mai pensato di allargare il nostro pubblico. E’ semplicemente ed ovviamente un album più accessibile rispetto al primo cd, uscito dieci anni prima. Per quanto riguarda Ulaanbataar e proprio anti-commerciale! Si parla di brani inediti del nostro primo periodo. E’ soprattutto destinato a che ci segue da tanto. Non credo che si possa scoprire il gruppo con quel disco.

E.B. - Nella vostra carriera avete stretto collaborazioni con Michael Gira (Swans) e con Robin Guthrie (Cocteau Twins). Puoi descriverci come hai personalmente vissuto queste collaborazioni?

Amaury - Michael Gira è americano, ha un modo di lavorare tutto suo, molto tradizionale, punta tutto sulla performance quando si registra, mentre Robin Guthrie (scozzese) lavora invece di più in fase di mixaggio usando tanti effetti. Sono state due esperienze diverse ma mi hanno insegnato sia la serietà nel lavoro sia soprattutto che fare il musicista era un lavoro, una fortuna ed una cosa possibile.

E.B. - Come avviene la composizione di una canzone degli Ulan Bator?

Amaury - All'inizio partivamo tutti e tre insieme improvvisando e poi costruivamo il brano. Oggi lavoriamo di più partendo già da un’idea, da uno scheletro preciso su cui ognuno di noi mette la sua personalità. Il testo viene scritto sempre dopo che la base musicale è stata consolidata, anche perché mi ispiro sempre alle atmosfere sonore per potere scrivere testi in armonia il più possibile con la musica.

E.B. - Dovendo scegliere fra gli album che hai composto, quale ritieni il più valido e per quale motivo?

Amaury - Oggi direi Rodeo Massacre, disco con atmosfere molto diverse, anche perché è l'ultimo composto, quindi quello più vicino a ciò che sono.

E.B. - Puoi descriverci brevemente la vostra evoluzione stilistica dagli inizi fino ad oggi?

Amaury - Direi che abbiamo iniziato con il Noise per andare verso l'Ambient (Polaire); successivamente una specie di "strano Rock francese" (Vegetale), una svolta psichedelica (Ego:Echo), una Pop-non Pop (Nouvel Air), fino ad una commistione di tutte queste tappe (Rodeo Massacre)... Quindi direi che non è male per un gruppo spesso ridotto alla solita definizione di Post-Rock!

E.B. - La vostra attività live in Italia è sempre stata decisamente ricchissima. Qual è il tuo rapporto con l’Italia, oltre al contratto con la Jestrai?

Amaury - Adoro l'Italia, sono venuto a vivere qui sei anni fa e quindi è vero che abbiamo concentrato una grande parte della nostra attività live qua.

E.B. - Che cos’è la musica per Amaury Cambuzat?

Amaury - Una passione e una grande parte dalla mia vita... Delle note, dei suoni, il mio modo più sincero per poter comunicare... In realtà devo dire che ho un approccio che si avvicina di più ad uno scultore: uso i suoni, le parole e le note come della materia prima per potere costruire delle opere, degli "oggetti" musicali. Per il resto consiglio di leggere a tutti "Breve storia della musica" da Massimo Mila (edizione Einaudi).

E.B. - Quali sono i vostri progetti futuri? State componendo un nuovo full-lenght o vi siete presi una pausa?

Amaury - Pausa nella composizione di brani ma suoniamo sempre dal vivo. Abbiamo tutti altri progetti paralleli. In teoria ci sarà un nuovo disco per il 2008.

E.B. - Perché avete scelto Ulan Bator come vostro moniker?

Amaury - Volevamo un nome che suonasse bene e che fosse strano; poi sono un appassionato di viaggi e so che è un posto dove sarebbe difficile arrivare, proprio come è difficile raggiungere i nostri obiettivi nella musica e nella vita.

E.B. - Che cosa rappresenta la copertina di Ulaanbaatar e chi l’ha realizzata?

Amaury - E’ un disegno primitivo ritrovato nelle grotte in Australia. Tutta la grafica è stata fata da Olivier Manchion (bassista), anche le note di copertina. Io invece ho curato tutta la parte musicale e l'editing.

E.B. - Cosa ne pensi della scena Post Rock francese ed italiana odierna?

Amaury - Non seguo molto a dir la verità, ogni tanto mi arrivano dei demo molto carini oppure degli inviti su MySpace di quel genere. Ho prodotto di recente i Dilatazione (in cui suona Alessio Gioffredi, il nostro batterista attuale), che sono molto bravi ed originali. In realtà sono interessato ad altri generi di musica come il Folk, le voci femminili, la Country music... Ammetto di sentirmi un po' disconnesso con la scena Post-Rock in generale.

E.B. - Ami etichettare la musica che suoni? Ti identifichi in una corrente precisa o ami definire il tuo genere “Rock sperimentale”?

Amaury - Post-Rock non mi piace, Avant-Rock mi piaceva perché non significa molto, è soltanto un inganno. Seriamente, non amo molto le etichette, le uso io stesso ma le trovo riduttive. Per quanto riguarda Ulan Bator non so come si potrebbe etichettare oggi… forse Rock onirico francese?

E.B. - Grazie per la tua gentilezza. Ti auguro un futuro di successo con il progetto Ulan Bator. A presto da RockLine.it!

Amaury - Grazie a te!

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