Trivium
(Paolo Gregoletto)
di: 
Riccardo Carcano Casali
14/11/2006



 

Aspettando le date di supporto agli storici Iron Maiden in Italia, i giovani americani Trivium rilasciano un'intervista a RockLine.it attraverso il bassista Paolo Gregoletto, che racconta alcuni aspetti del nuovo album The Crusade e del futuro tour...


R.C.C. - Ciao Paolo, benvenuto su RockLline.it. Non sono riuscito a scoprirlo da solo, perciò devo chiederlo a te: parli italiano? Perché so che tuo padre è italiano…

Paolo - No, ne parlo un pochino perché mio padre mi ha insegnato qualcosa, ma non abbastanza bene. Anche perché sono nato e cresciuto negli States…

R.C.C. - Ok non c’è problema. Partiamo allora con le domande. Innanzitutto parliamo del vostro nuovo album The Crusade. Io l’ho trovato pieno di riferimenti alla Bay Area degli anni ottanta. Che ne pensi?

Paolo - Il fatto principale è che gli altri hanno fatto Ascendancy ben prima che io fossi nella band. Direi che con The Crusade abbiamo voluto allontanarci in modo deciso da quello che prima non ci convinceva più del nostro sound. Volevamo far sentire di più l’elemento thrash, spogliarci di alcuni tra gli elementi che ci avevano fatti inserire nella scena metal-core. Così ci siamo ascoltati bene tutti i classici di quel periodo, e la passione e la rilettura di quello che abbiamo ascoltato si sentono sicuramente.

R.C.C. - E dunque come lo vedete il metalcore adesso? Ve lo volete proprio lasciare alle spalle in via definitiva?

Paolo - Difficile a dirsi. Il metalcore non è ancora qualcosa di ben codificato, derivando dal death svedese più melodico e via dicendo. Non penso, in sogni caso, che The Crusade sia solo thrash metal. Ci sono molti elementi, come la voce pulita, che non gli appartengono. Sicuramente non volevamo ricalcare la scena thrash per filo e per segno. Ma anche negare che non ci sia thrash nelle nostre nuove canzoni sarebbe ingiusto.

R.C.C. - Pensi che il passaggio alla Roadrunner vi abbia condizionato? Siete liberi di seguire le vostre idee?

Paolo - Naturalmente la Roadrunner è molto interessata al marketing, è il loro lavoro e devono vendere. Però devo dire che quando noi eravamo entusiasti di qualche pezzo, che forse non rispettava l’idea di canzone che avevano in mente di proporre, non ci hanno mai detto “no, questo pezzo non va bene e va cambiato”

R.C.C. - Molti pensano che sia un po’ strano che voi, dopo aver avuto successo col vostro metalcore nel periodo in cui era sulla cresta dell’onda come genere, ora che il vento è cambiato e porta ad un ritorno alle sonorità più vecchie del metallo, voi abbiate seguito la nuova corrente, cambiando il vostro stile di conseguenza. Per esempio per quale motivo Matt ha deciso di abbandonare il growling per darsi ad un cantato pulito? Sempre per adeguarvi al nuovo sound di The Crusade?

Paolo - Non potevamo continuare con il growl perché è molto aggressivo e ruvido, e non si accorda con il nostro tipo di musica, che ora è più melodico. E’ stata dunque una decisione comune di tutta la band di usare una voce più pulita, che meglio si adatti con i nuovi pezzi che abbiamo scritto. Ci piace decisamente di più. Poi Matt si stava rovinando la voce, perché in tour abbiamo fatto circa trecentocinquanta esibizioni e perciò Matt gridava trecento volte le stesse canzoni e si massacrava le corde vocali.

R.C.C. - Qualcuno ha paragonato la sua voce a quella di James Hetfield. Sembra anche a me che si somiglino molto. Pensi che volesse copiarlo, o sia un passo involontario?

Paolo - La voce di Matt è unica. Non credo che si possa forzare l’imitazione di una voce. Insomma mi ci posso mettere pure io a imitare Rob Halford ma non riuscirei ad ottenere un granché. Matt ha una voce bassa, e quando canta aggressivo è abbastanza normale che richiami lo stile di Hetfield. Insomma potresti a questo punto paragonare Matt a Chuck Billy e Chuck Billy a James Hetfield… quella è la voce di Matt e quello che viene fuori è quello. Inoltre lui utilizza anche la voce pulita, e varia il proprio registro…

R.C.C. - Vero, indubbiamente Matt ha più soluzioni rispetto a quella “canonica”.

Paolo - Esatto. Nei Trivium ci sono le armonie e la voce pulita, oltre a passaggi più diretti. Il punto è che, lo ripeto, questo tipo di cantato si adattava meglio alle esigenze che avevamo per The Crusade.

R.C.C. - Tu personalmente cosa hai inserito nell’album? Che apporto hai dato?

Paolo - Ho scritto To The Rats e The Rising. Le idee generalmente sono per lo più di Matt, ma in fase di song writing ci confrontiamo sempre, portiamo tutti le nostre idee e ne discutiamo assieme. E’ importante per noi che, al momento di mettere tutto insieme, la band sia unita nel promuovere i pezzi, che devono piacere a tutti e convincere tutti.

R.C.C. - Che cosa si prova ad avere un simile successo a soli ventun’anni? Caspita io ho diciannove anni, ho una band, e non concepisco neanche l’idea di suonare al fianco degli Iron Maiden

Paolo - La gente si stupisce spesso di questo. Sicuramente due anni fa nemmeno noi ci avremmo mai pensato. Sarà semplicemente incredibile. Il fatto di suonare in giro con gli Iron Maiden dimostra che siamo decollati. Questo è quello che succede, ed strepitoso. Avevamo la musica giusta, la sapevamo suonare, The Crusade era uscito da due o tre mesi, e improvvisamente la situazione è esplosa. Abbiamo lavorato veramente sodo per arrivare dove siamo, e il duro lavoro che abbiamo svolto ha dato i suoi frutti. Andare in giro per il mondo con gli Iron Maiden un passo importante.

R.C.C. - Parlando del tour, che pezzi proporrete? Prevalentemente da The Crusade o dai precedenti? Puoi anticiparci qualcosa?

Paolo - Vogliamo andare dritto al punto, senza dilungarci, per uno show intenso. Ci saranno dodici/tredicimila persone a vederci, per cui cercheremo di alternare i pezzi nuovi con i vecchi.

R.C.C. - Un mix diciamo… e quanto suonerete?

Paolo - Circa 40 minuti, che sono quelli che abbiamo a disposizione. Qui negli Stati Uniti possiamo suonare anche un’ora e mezza, e così stiamo vedendo di selezionare i pezzi che hanno più impatto, per poterli riproporre quando avremo meno tempo.

R.C.C. - Ultima domanda: visto che sei di padre italiano, volevo chiederti qual è il tuo rapporto con l’Italia. Anche musicalmente parlando…

Paolo - Sono sicuro che ci siano molte più band di quante io ne abbia sentite nominare. In tutte le nazioni è così. Sicuramente le band che si conoscono di più e hanno successo qui sono i Rhapsody e i Lacuna Coil.

R.C.C. - Vero. Sono le uniche due band ad aver raggiunto in modo efficace gli Stati Uniti.

Paolo - Specialmente i Lacuna Coil hanno avuto l’impatto più forte qui da noi. Ora che saremo molto in giro per l’Europa, nei prossimi tre anni, spero di poter conoscere tante altre band che meritano. Più giri e più cose conosci che rimanendo fermo non potresti conoscere. Sono stato molto spesso in Italia, buona parte della mia famiglia abita lì.

R.C.C. - Dove vivono?

Paolo - Mio padre è nato a Venezia e i miei parenti vivono in san Donà di Piave. Andrò lì a passare il Natale.

R.C.C. - Bel posto. Quello giusto per passare un fine settimana con la tua ragazza. Grazie mille per l’intervista. Un saluto dallo staff e dai lettori di RockLine.it!

Paolo - Ricambio. Ciao a tutti. See you in Italy.

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