Toto
(Steve Lukather)
di: 
Leonardo Cammi
01/04/2006



 

Da oltre trent’anni sulla cresta dell’onda, autori di molteplici succesi, ma ingiustamente ricordati solo per alcune hit immortali come Africa, i Toto sono tornati alla ribalta con un album, Falling In Between, spettacolare, che mescola e proprone almeno dieci generi diferenti che portano tuti il trademark del gruppo statunistense.
Steve Lukather, storico e carismatico chitarrista della band (il vero animo rock del combo) ci svela alcune curiosità circa la situazione attuale e quanto è stato realizzato con l’ultimo lavoro in studio...


L.C. - Prima di tutto vi rivolgo sinceri complimenti per il vostro comeback, Falling In Between. Credo sarete soddisfatti vero?

Steve - Beh, grazie. Siamo soddisfatti per quanto lo si possa essere per un nuovo album. La musica è quanto di più soggettivo e non a tutti piacciono le stesse cose. L’unica cosa che posso dirti è che abbiamo lavorato molto duramente e il risultato è stato un album nato con amore.

L.C. - Come avete composto i nuovi brani? Come avete proceduto per l’arrangiamento del disco?

Steve - Li abbiamo scritti in studio con tutta la band, a parte due canzoni, Simple Life, che è mia, e la canzone di David, Spiritual Man. Siamo arrivati in studio con nulla di scritto e abbiamo composto nel più classico dei modi, mettendo insieme vari riff o proponendo un’idea sulla quale lavorare tutti. Quando sei ispirato, com’è capitato a noi per questo album, spesso da un’idea in un giorno riesci anche a scrivere tutta la traccia di un brano; poi te la prendi con calma per i testi e gli arrangiamenti. La musica è fluita molto velocemente; inoltre è stato un gran divertimento perché abbiamo lavorato nella totale libertà, visto che abbiamo pagato per la registrazione dei brani di cui poi abbiamo passato a licenza alla Frontiers Records, di cui siamo molto soddisfatti! Gli arrangiamenti li abbiamo adottati in maniera molto naturale. E’ la stessa cosa che avviene quando suoniamo insieme. La maggior parte dei pezzi è registrato live mentre lo suoniamo insieme; a quel punto poi sperimentiamo un sacco di overdubs e tonnellate di soluzioni per la voce. Si tratta della mega produzione per la quale siamo conosciuti (e per la quale alcuni ci odiano, ahahahah). Per noi è come un gioco credere a questa cosa, ahahah.

L.C. - Sono inoltre interessato a sapere un po’ come avete lavorato per la registrazione e la produzione del disco.

Steve - Come dicevo prima abbiamo registrato il disco tutti insieme; ci sono stati alcuni con più spunti, come me, Dave e Simon che abbiamo lavorato tosto nella produzione e nella composizione della musica; poi i testi di Bobby si sono rivelati proprio “killer” quindi abbiamo lavorato un po’ tutti in una piena atmosfera democratica. Molti di noi si conoscono sin dalle scuole superiori, così abbiamo un po’ di nostri modi di intenderci quando parliamo; alle volte il nostro humour è difficile da capire perché profondo, ahahah.

L.C. - Nel nuovo album siete più progressive di quanto non siate mai stati ed è anche difficile trovare un pezzo di facile ascolto , che possa esser trasmesso nelle radio…

Steve - Noi non abbiamo mai scritto nulla la per le radio. Questo ci ha sempre dato una grande libertà nel comporre i brani e per questo ci siamo sempre mossi nella direzione che più ci piaceva con grande divertimento. In ogni caso nessuno conosce come si compone un pezzo per la radio. La radio spesso è per i teenager che ascoltano merda per gran parte del tempo da quell’apparecchio. Gli idoli del pop e del rap sono macchine create dai produttori discografici. E questi dicono a noi che siamo senz’anima, ahahah. Divertente, visto che noi suoniamo realmente tutto quel che c’è nei nostri dischi. Noi usiamo la tecnologia ma non per coprire il fatto che non siamo capaci di cantare o di suonare. Maledizione, penso di aver registrato circa 1000 dischi da me o come ospite e session per moltissime major in oltre 35 anni di attività in tutti i generi. Penso di sapermi muovere dentro uno studio, ahahah.

L.C. - La prima canzone del disco è veramente progressive, sinfonica e ben arrangiata. Mi piacerebbe avere più dettagli possibile circa questo brano.

Steve - E’ anche una delle mie preferita e la prima cosa che abbiamo registrato in assoluto. Volevamo iniziare il disco con qualcosa di forte e tagliente ma sinfonico. E’ divertente pensare che molte persone identificano i Toto solo con brani come Africa, Rosanna, Hold The Line, Stop Loving You, ecc., mentre noi siamo molto più di questo! Abbiamo una carriera con 18 dischi e moltissima musica non è ami passata per radio. Dovrò sempre rimproverare la EMI per averci incollato l’etichetta di band di “rock leggero” e Falling In Between è la risposta a questa finta etichetta che ci è stata data. Grazie per le tue parole. Noi possiamo proporre molto di più da ciò che molti vorrebbero da noi ma è anche vero che non possiamo tradire i nostri vecchi amici, ahahaha.

L.C. - Prima parlavamo di canzone preferita, ma qual è la tua rispetto all’album e per quale ragione?

Steve - Bene, mi piacciono tutte perché sono molto differenti fra loro, ma se devo scegliere direi la title-track e Dying On My Feet che sono differenti da quel che di solito proponiamo. In ogni caso sono orgoglioso del disco nel su complesso, poi sta a voi decidere quali sono le canzoni migliori.

L.C. - Questa volta quali sono state le tue principali fonti di ispirazione, sia per la musica che per i testi?

Steve - Bene, molta gente devi sapere che diceva in giro che noi avevamo perso la nostra strada e l’ispirazione per scrivere buona musica e che il nostro ultimo disco era il disco di una cover band (io al contrario penso che ci fosse buona musica ed è stato divertente) ma noi volevamo provare di essere ancora in grado di scrivere un grande album per le persone a cui piace la nostra musica. Non credo che noi si tenti di forzare le persone a cui non piacciamo ad ascoltarci e spesso siamo stati oggetto di pesanti critiche da parte della stampa ma, ehy, ognuno ha diritto alla propria opinione. Per questo disco abbiamo lavorato veramente al meglio delle nostre possibilità. I testi sono molto più legati alla politica ed ai tempi in cui stiamo vivendo. Non siamo più teenager da tempo, abbiamo vissuto una vita in cui abbiamo conosciuto il bene e i male e il peggio e siamo ancora in piedi… dopo oltre30 anni. Niente di più niente di meno. Noi ci divertiamo ancora a comporre e suonare e continueremo su questa strada. Non siamo la “moda del mese” e non lo saremo mai grazie a Dio. La vita di oggi per una band è molto oscura e grigia. Dai un’occhiata al Billboard di cinque anni fa ed a quello attuale e ti chiederai: “che è successo a tutti quei musicisti?” Ho sempre sognato di fare per tutta la vita il musicista e ci sto riuscendo. Così posso solo dire di essere felice perché vivo in un sogno e so quanto sono fortunato!

L.C. - E cosa ci puoi dire della presenza come ospite di Ian Anderson nella song Hooked?

Steve - Siamo amici. L’ho incontrato grazie a Bobby Kimball (singer) e abbiamo scritto il brano insieme e lui ha avuto una parte importante nel pezzo, come in una versione più pesante dei Jethro Tull. Si è divertito talmente che non ha voluto un soldo per aver suonato con noi! E’ stato un grande onore per noi che Ian abbia suonato in quel brano ed in modo perfetto. Perfetto come richiedeva il brano!

L.C. - Puoi descriverci, per concludere, cosa si sono visti e cosa si vedranno i vostri fan dal vivo nel vostro tour?

Steve - Si tratta di uno show killer; molte sorprese, grane produzione con multi media e tre schermi ed una set list molto diversa con pezzi che non abbiamo mai suonato in vent'anni e che abbiamo ri-arrangiato per l’occasione; ovviamente ci saranno anche tanti pezzi nuovi e credo che siamo proprio riusciti a creare una bella set list con tante sorprese; abbiamo speso un sacco di soldi per proporre al nostro pubblico il meglio.

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