Stone Sour
(Josh Rand)
di: 
Matteo Mainardi
19/03/2007



 

In occasione della loro data a Milano, gli Stone Sour concedono un'intervista a RockLine.it attraverso il chitarrista Josh Rand, che si sofferma sull'ultima pubblicazione Come What(ever) May e rivela alcuni aspetti della dimensione del gruppo statunitense...


M.M. - Ciao Josh!

Josh - Ciao!

M.M. - Allora, incominciamo parlando subito del vostro ultimo album Come What(ever) May; che cosa significa il titolo?

Josh - Per rispondere bene a questa domanda devo prima parlarti di un po’ di storia degli Stone Sour. Come tu sai, gli Stone Sour sono nati parecchi anni fa, agli inizi degli anni ’90, ma solo verso il 2000 siamo diventati famosi. Questo è dovuto al fatto che il nostro gruppo ha sempre avuto un po’ di movimenti e di cose poco fisse al suo interno; un po’ per il fatto che qualcuno suonava anche con altre band (gli Slipknot ad esempio N.d.R.), un po’ perché altri magari per un certo periodo di tempo preferivano fare altro e poi anche per il fatto che non viviamo tutti nella stessa città. Tutto questo allora ha fatto sì che dietro al nome Stone Sour ci fosse sempre un punto di domanda, soprattutto per quello che riguarda il futuro stesso del gruppo. Per tutti questi motivi il titolo vuole riassumere il concetto che nonostante tutti questi ostacoli e tutte le difficoltà che abbiamo fronteggiato, gli Stone Sour ci sono ancora e continueranno ad esserci! Vedilo come una sorta di “Fuck Up!” espresso in modo un po’ più elegante e corretto! Ahah!

M.M. - Pensi che quest’ultimo album differisca dal vostro precedente disco di debutto?

Josh - Certamente! Il primo album era decisamente più rozzo e forse anche più spinto dall’istinto. Non ti nego che nel riuscire a farlo abbiamo impiegato molto più tempo rispetto all’ultimo; il motivo era dovuto al fatto che sentivamo che quello sarebbe stato il nostro biglietto da visita per il grande pubblico e che quindi non potevamo sbagliare niente, altrimenti la nostra carriera si sarebbe fermata lì. Con questo secondo disco, invece, eravamo molto più consapevoli di quello che volevamo fare, grazie al fatto che ormai ci eravamo ritagliati un nostro pubblico e che quindi ci sentivamo un po’ più “coperti” sotto l’aspetto dell’appoggio della critica e dei fans. Come What(ever) May è senz’altro un album più maturo sotto tutti gli aspetti. Durante le registrazioni ci sentivamo anche più rodati, grazie al fatto che negli anni di vuoto tra il primo e il secondo album abbiamo maturato un’esperienza che prima non avevamo assolutamente.

M.M. - Ho visto che avete anche un nuovo produttore, Nick Raskulinecz (produttore di Foo Fighters e Velvet Revolver). Pensi che anche lui abbia influenzato il vostro nuovo stile?

Josh - No, non penso. Solitamente si è portati a pensari che il produttore sia colui che detta le basi per il sound di una band

M.M. - Beh, per molti gruppi è così…

Josh - Sì, è vero, ma non sempre. Nel nostro caso Nick ha semplicemente cercato di abbellire ulteriormente il nostro stile magari con qualche consiglio e qualche ritocco in post-produzione ma niente di così sconvolgente rispetto al disco precedente. Devi anche sapere che un produttore con noi ha vita dura perché capita raramente che ci troviamo tutti quanti in una sala prove a buttare giù i pezzi. Solitamente ognuno costruisce il proprio pezzo sulla base che qualcun altro ha già buttato giù. Tantissime volte capita che tramite e-mail mi arrivano i pezzi Jim (Root, primo chitarrista della band N.d.R.) e io allora mi metto lì e cerco di aggiungerci la mia parte di basso e così via. Capisci quindi che in quest’ottica il produttore può solo cercare di modellare il tutto solo una volta che il pezzo è finito e non durante.

M.M. - In questo secondo album avete anche avuto un cambiamento nella line-up con l’arrivo del batterista Roy Mayorga (ex Soulfly). Come vi siete trovati con lui?

Josh - Roy è un grande! Lavorare con lui è qualcosa di veramente incredibile. E’ una vera e propria macchina da guerra e ha sempre un casino di idee che li frullano nella testa! Secondo me è stato è un ottimo acquisto che ha permesso alla band di fare quel salto di qualità e di maturità di cui ti parlavo prima.

M.M. - Pensi che con il suo arrivo abbia portato anche un po’ sonorità alla Soulfly nel gruppo?

Josh - No, assolutamente! I Soulfly fanno un genere che è parecchio diverso dal nostro; loro sono molto più legati alle sonorità tribali che noi; gli Stone Sour preferiscono qualcosa di più rude, un po’ più tendente allo street vecchio stampo. No, non credo proprio anche perché non c’è mai stata l’intenzione di inserire quel tipo di sonorità nei nostri pezzi. Penso solo che Roy abbia portato molta più rabbia rispetto a prima e questo si sente in Come What(ever) May.

M.M. - Adesso ti faccio una domanda che ho sempre voluto farvi

Josh - Spara!

M.M. - Tutti sanno che Corey Tayolor e James Root prima di diventare famosi con gli Slipknot, suonavano con gli Stone Sour ma solo dopo che gli Slipknot sono diventati famosi si è iniziato a sentire parlare degli Stone Sour e avete inziato la vostra carriera. Non pensi che parte del vostro successo sia dovuto anche al fatto di avere questo legame con gli Slipknot?

Josh - No, non credo proprio! Penso che anche senza gli Slipknot, gli Stone Sour sarebbero arrivati comunque sotto i riflettori del panorama mondiale. Io contro gli Slipknot non ho niente in particolare e credo che i nostri due stili musicali siano parecchio diversi. E’ vero che Corey Taylor ha un grosso successo nei confronti del pubblico, però è anche vero che questo successo se lo è creato grazie alla sua voce caratteristica che è difficile trovare in giro al giorno d’oggi. Probabilmente l’ombra degli Slipknot ci è servita agli inizi ma adesso penso proprio che il pubblico sappia quello che facciamo noi e quello che invece fanno gli Slipknot.

M.M. - C’è qualche canzone a cui sei particolarmente affezionato?

Josh - Tutte! Non posso dirne una perché sono tutte frutto delle nostre idee e ogni brano ha dietro di sé una storia che fa sì che tu ti ci affezioni.

M.M. - Quando è stata la prima volta che hai suonato con gli Stone Sour?

Josh - Ah, qui andiamo indietro anni luce! Abbiamo iniziato nei primi anni dei ’90, quando andava di moda suonare Grunge. La Line-up era sempre la stessa e il genere anche più o meno. Ci piaceva da matti fare cover di gruppi Hardcore, soprattutto quello che arrivava dail mondo musicale underground newyorkese. Siamo andati avanti così per un bel po’ di tempo fino a quando non abbiamo deciso di comporre solo e unicamente pezzi nostri. Quello è stato il primo vero cambiamento della band perché iniziavamo a volerci imporre per il nostro sound e non per dei registratori che riproducevano brani di altri. Poi c’è stato un periodo in cui eravamo un po’ fermi perché Jim e Corey hanno iniziato a suonare con gli Slipknot ma continuavamo lo stesso a trovarci e buttare giù idee ugualmente, ovviamente in modo meno frequente. Infine siamo usciti con il primo album e abbiamo iniziato ad essere una vera e propria band.

M.M. - Durante il tempo libero che cosa ti piace fare?

Josh - Adoro tutto ciò che è legato al computer! Passo ore e ore davanti al Pc e sono sempre più convinto che un giorno le macchine saranno sempre più umane. Oggi tramite internet puoi essere ovunque e fare di tutto! Odio però le chat e tutto ciò che è comunicazione tramite Pc. L’idea di dialogare con una persona senza però vederla e sapere chi sia realmente mi fa incazzare!

M.M. - Esiste la webcam…

Josh - Certo però con la webcam non riesci a farti un’idea precisa di chi sia l’altra persona. Non mi piace.

M.M. - Progetti per il futuro?

Josh - Ne abbiamo talmente tanti che non so quali dirti! Per adesso ce ne andiamo in giro per il tour. Posso dirti che abbiamo già parecchio materiale per un terzo album ma è ancora tutto molto incerto perché non sappiamo se quei pezzi sono i veri pezzi che vogliamo fare. Non lo so. Di sicuro c’è il fatto che non ci fermiamo qui e che vogliamo continuare su questa strada.

M.M. - Grazie mille allora per l’intervista da tutti i lettori di RockLine.it!

Josh - Grazie a voi amici!

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