Slowmotion Apocalypse
(Ivan Odorico e Alberto Zannier)
di: 
Edoardo Baldini
29/06/2005



 

My Own Private Armageddon, primo album dei friulani Slowmotion Apocalypse è appena stato pubblicato per la Tribunal Records ed è già stato esaltato dalla critica per il suo approccio tipicamente svedese. Il chitarrista solista Ivan Odorico e il cantante Alberto Zannier ci parlano della sua realizzazione.

E.B. - Ciao! Per iniziare l’intervista, come sempre, vi chiederei di presentare brevemente la band ai lettori.

Ivan - Ci siamo formati con l’attuale line-up nel 2002 nell’intento di proporre Death Metal in stile svedese, cercando però di dare un’impronta personale al tutto senza tralasciare il nostro passato.

E.B. - Il 26 aprile 2005 è uscito il vostro primo full-lenght, My Own Private Armageddon; in quanto tempo l’avete sviluppato? Come lo avete realizzato?

Ivan - Il lavoro è stato concepito con la partecipazione della band al completo; chi più chi meno abbiamo tutti dato un contributo per la stesura dei brani, mentre i testi sono stati scritti da Albi (voce). Nel 2003 abbiamo iniziato la stesura di My Own Private Armageddon e tra il lavoro in studio e la ricerca di un’etichetta, siamo riusciti a pubblicarlo per l’inizio del 2005.
Il disco è stato registrato e mixato, nell’arco di due sessioni, per un totale di tre settimane al Fear studio di Ravenna da Riccardo ‘Paso’ Pasini (Ephel Duath, Reprisal, The Secret). La masterizzazione è stata invece affidata a Jamie King (Between The Buried And Me) direttamente dalla Tribunal Records dopo la firma del contratto.

E.B. - Il sound è veramente aggressivo e poco respiro viene lasciato agli ascoltatori; come preferite classificare il vostro lavoro? Come Death in pieno stile svedese oppure più vicino ai timbri Metal-core americani?

Ivan - Avendo ascolti e gusti a volte eterogenei all’interno della band abbiamo cercato di convogliare sia Metal-core che Death-metal. Non saprei bene come definirci, speriamo solo di essere riusciti a catturare l’attenzione dei fan sia di un genere che dell’altro. Non ci interessa rientrare in uno stile ben predefinito, vogliamo fare ciò che ci piace cercando di essere il più possibile coerenti con noi stessi.

E.B. - Ci raccontate rapidamente com’è stata la vostra evoluzione musicale prima che nascessero gli Slowmotion Apocalypse? Suonavate in altre bands sempre Metal estremo o avevate influenze diverse?

Ivan - Abbiamo unito le forze di due band parecchio attive nel panorama HC-Metal friulano, Slapsticks (Albi, Ivan, Ivo e Tommy nell’ultimo periodo) e ToDieFor (Tommy e Nicolas). Con gli Slapsticks ci stavamo spostando verso un suono più metallico, thrasheggiante, ed abbiamo deciso di dare una svolta al gruppo dando vita a Slowmotion Apocalypse. Qualche tempo dopo i ToDieFor si sono sciolti così abbiamo pensato di avvalerci di Nicolas alla seconda chitarra per completare la band. La passione per il Metal (da quello classico a quello più estremo) è stato un punto d’incontro per tutti noi, il che ci ha dato modo di intenderci al volo su quello che volevamo fare.

E.B. - A quali gruppi internazionali pensate di avvicinarvi di più con la vostra musica? Io noto numerose somiglianze con The Haunted e In Flames: che cosa pensate riguardo queste due formazioni scandinave?

Ivan - Sono band che stimiamo molto, indubbiamente. Personalmente adoro alla follia The Haunted Made Me Do It. Non so se sia perfettamente calzante il paragone con questi due gruppi, è certo che abbiamo delle icone da cui prendiamo ispirazione. La scena Svedese è quella che ci appassiona per la maggiore, negli ultimi anni da quella terra sono nati album incredibili (cito Soilwork, Darkane, Dimension Zero, Carnal Forge…). Siamo comunque cresciuti ascoltando i mostri sacri della scena Thrash americana e della scena Hard-Core che non abbiamo nessuna intenzione di rinnegare.

E.B. - Come mai My Own Private Armageddon è stato pubblicato per una label d’oltreoceano? Con tutte le piccole case discografiche italiane che stanno emergendo nell’underground nazionale, perché avete preferito affidarvi alla Tribunal Records?

Ivan - Devo dire che abbiamo avuto più proposte da parte di etichette straniere che da quelle italiane. Per la nostra situazione sarebbe stato forse meglio lavorare in casa piuttosto che all’estero, almeno per il debut-album, ma quando abbiamo preso contatto con Matt della Tribunal Records ci siamo intesi subito. Si è dimostrata una persona disponibile ed affidabile venendo incontro alle nostre esigenze e ne siamo soddisfatti.

E.B. - Ritorniamo ora alla proposta musicale dell’album; come siete cambiati dal demo di debutto?

Ivan - Beh, all’epoca del demo eravamo ancora in quattro, Nicolas è entrato nella band subito dopo apportando sicuramente un miglioramento per l’intera band. Avere una testa in più che genera riff e ragiona sui pezzi è un grande aiuto e quindi anche l’affiatamento di tutti noi è incrementato. I pezzi del nuovo album li riteniamo quindi più maturi e compatti, abbiamo lavorato maggiormente sugli arrangiamenti e sulle linee vocali cercando di curare al meglio l’intensità dei brani..

E.B. - Cosa rappresenta e quindi significa per voi il nome Slowmotion Apocalypse? E il titolo del full-lenght? Qual è il collegamento con la copertina e le due immagini del booklet (che quasi mi rammentano il video di Monochromatic Stains dei Dark Tranquillity)?

Alberto - Slowmotion Apocalypse si riferisce più al messaggio che vogliamo dare piuttosto che alla nostra musica (dove di Slowmotion non ce n’è poi tanta): non ha senso, a nostro modo di vedere il mondo, aspettare una sorta di apocalisse generale ed improvvisa; l’apocalisse è iniziata da un pezzo e sta nei nostri piccoli movimenti quotidiani.
Il titolo dell’album va preso piuttosto alla lettera; si tratta di un concept sulla tendenza dell’essere umano all’autodistruzione, processo nel quale ci sentiamo coinvolti e questo disco non è altro che la nostra battaglia campale.
Per l’artwork abbiamo immaginato una sorta di angelo dell’apocalisse, suicida. Analogamente a quanto espresso dal nostro moniker, troviamo veramente difficile relazionarci con l'attuale stato dell’umanità, sia nella nostra vita quotidiana, sia nei rapporti che attraverso i mezzi di comunicazione abbiamo con il resto del mondo. Risultato di questa situazione sono intricati conflitti interiori che possono trascinarci fino all'autodistruzione. Il suicidio diventa la metafora di un tentativo di fuga, ed avevamo bisogno di un’immagine molto forte per rendere l’idea di quelli che possono essere i mezzi e le difficoltà che si incontrano nel volere estraniarsi da un sistema di cui si fa imprescindibilmente parte.

E.B. - Di che cosa parlano i testi delle dieci canzoni contenute in My Own Private Armageddon?

Alberto - I testi non sono altro che un tentativo di narrare questa battaglia che ogni giorno viviamo sulla nostra pelle. Abbiamo cercato di approfondire quanti più punti di vista ci è stato possibile.

E.B. - So che avete avuto numerose e fortunate esperienze live in quest’ultimo periodo; come vivete una data? E’ appagante o stressante suonare per le località sia della vostra zona sia distanti?

Ivan - Le date dal vivo ci danno sempre una grossa carica, per un musicista è la cosa più bella, ogni concerto ti emoziona in modo differente. Le date più belle le abbiamo fatte in Trentino, dove la gente è molto partecipe ai concerti il che serve anche per suonare meglio e con più entusiasmo.

E.B. - Avete in programma un mini tour? Con quali gruppi vi siete esibiti ultimamente? Vi accompagneranno/li accompagnerete anche in futuro?

Ivan - Per quanto riguarda le date dal vivo ci stiamo lavorando sodo, stiamo prendendo contatti con la gente del settore per un possibile tour per l’inverno. Finora abbiamo suonato in giro per il Nord Italia facendo anche da spalla ai Graveworm nella data del loro Release Party. Siamo in ottimi rapporti con loro e speriamo di suonarci assieme in futuro.

E.B. - Di My Own Private Armageddon ho apprezzato molto la quinta traccia, Psychic War 2.0 soprattutto per lo stacco acustico centrale stile Whoracle (In Flames). Pensate che nelle vostre prossime fatiche discografiche inserirete maggiormente la melodia acustica?

Ivan - Questo non lo so. Psychic War 2.0 è un po’ la nostra “ballad”, con un ritmo meno frenetico rispetto agli altri pezzi. Suona più groovy e melodica, e penso che la chitarra acustica faccia un buon effetto in un pezzo del genere, in mezzo alla totale prevalenza di chitarre distorte del resto dell’album.

E.B. - Cosa pensa per il momento la critica nazionale (e non) riguardo all’album?

Ivan - Abbiamo avuto ottime recensioni sia da parte dei giornali (Rock Hard, Metal Hammer, Rock Sound…) che dai vari web-site del settore, sia italiani che stranieri. Stiamo rilasciando anche parecchie interviste il che ci fa enorme piacere. Inoltre il pubblico risponde molto bene ai nostri shows, quindi per il momento va tutto a gonfie vele.

E.B. - Avete già nuovo materiale archiviato per i futuri lavori? Credete di continuare sulla scia di My Own Private Armageddon?

Ivan - Stiamo già scrivendo materiale nuovo cercando di studiare al meglio il nostro sound per renderlo personale e distinguibile. L’obbiettivo è comunque quello di proporre sempre il nostro genere facendo attenzione a non renderlo ripetitivo.

E.B. - Cosa pensate del moderno Nu-Metal e del Cross-over? Secondo voi sono riscontrabili elementi di questi generi nella musica degli Slowmotion Apocalypse?

Ivan - Non sono generi che mi interessano granché e non credo possano influenzarmi. Ci sono comunque delle grandi band che possiamo apprezzare, anche se a mio parere col tempo tendono tutte a scadere di qualità. Mtv gioca un grande ruolo su queste cose…

E.B. - Cosa ascoltate in questo periodo?

Ivan - Mah, si tende ad essere sempre attenti alle nuove uscite, siamo grandi consumatori di musica. Personalmente sto ascoltando Nightrage, Darkane, Dark Tranquillity, ma non riesco a fare a meno dei grandissimi Iron Maiden.

E.B. - Come si sta evolvendo la scena underground di Pordenone, la vostra città?

Ivan - Per quanto riguarda la scena metal ci sono già un sacco di gruppi validi sotto contratto ed altrettanti che promettono bene. Da qualche anno il livello delle band si è alzato notevolmente e anche la scena si è fatta più seria. Il problema dalle nostre parti è quello di trovare spazi adatti dove poter proporre generi estremi, in quanto la mentalità della gente è abbastanza ristretta e manca la possibilità di avere man forte da parte dei comuni, associazioni ecc. Spesso il fatto di avere un tornaconto prevale sul piacere di fare qualcosa per divertirsi e rendere più viva la nostra città.

E.B. - Vi ringrazio moltissimo per aver svelato i particolari della vostra musica a RockLine. Un saluto e ancora complimenti per la vostra ultima creazione. Concludete come preferite.

Ivan - Grazie per i complimenti e per la bella intervista. A presto.
STAY METAL

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