Slamer
(Mike Slamer)
di: 
Edoardo Baldini
25/09/2006



 

Il bravo compositore americano Mike Slamer, chitarrista di Seventh Keys e Steelhouse Lane, dà vita al progetto personale che trova nel primo album Nowhere Land un grande risultato all'interno del panorama Hard Rock contemporaneo. A parlarne in un'esclusiva intervista a RockLine.it è proprio lo stesso musicista, che si dilunga sulle fasi di stesura del disco...


E.B. - Ciao Mike, prima di tutto grazie per averci concesso quest’intervista.

Mike - Piacere mio, grazie di avermi dato questa possibilità.

E.B. - Il nuovo album Nowhere Land è il primo ad indossare il nome Slamer: lo ritieni per caso un altro capitolo della storia di Mike Slamer?

Mike - Sì, se tutto andrà bene con Nowhere Land penso che quest’album aprirà la strada per un successore.

E.B. - Il disco vede cimentarsi alla voce Terry Brock: com’è nata questa collaborazione?

Mike - All’inizio stavo cercando qualcuno di nuovo, ma non sono riuscito a trovare una persona realmente capace di trasmettere ciò che mi serviva (e cioè la sincerità che stavo cercando) e di capire che cosa stessi creando. Sono un grande fan della voce di Terry e lui è un grande. Non ero totalmente sicuro che fosse la persona giusta per l’album, ma alla fine l’ho chiamato chiedendogli di partecipare. E’ volato fino a Los Angeles e abbiamo iniziato a lavorare sul materiale. La situazione si è evoluta positivamente per i primi giorni ma sentivo di non aver ancora raggiunto il mio scopo. Poi una mattina è entrato nello studio dicendomi: “Penso di aver trovato ciò che vuoi.”. Da quel giorno è nato un certo feeling e Terry è diventato un vero compagno sull’album. Penso che non avrebbe potuto lavorare meglio: è assolutamente favolosa la sua interpretazione.

E.B. - Nowhere Land è leggermente più pesante rispetto alle opere dei Seventh Key. E’ stata una scelta voluta?

Mike - No, non direi che è stata una scelta voluta…ho solamente scritto ciò che volevo comporre. Quando ho scritto Slaves Of The New World stavo pensando a Keith Slack, a cosa abbiamo realizzato sul primo album e a cosa avremmo potuto fare su questa canzone. Quando scrivo per i Seventh Key, penso a Billy e al sound che abbiamo plasmato per la band. E quando ho iniziato a comporre Nowhere Land non pensavo a nessuno, se non a cosa provavo davvero in quell’istante, alla gioia di suonare, alla speranza che riuscissi a trovare qualcuno che potesse realizzare le mie idee. Fortunatamente ciò è avvenuto. Quando vengono fatti riferimenti agli Steelhouse Lane o ai Seventh Key, di certo ci saranno alcune somiglianze perché ho scritto, suonato e prodotto io questi album. Su Nowhere Land stavo scrivendo per me stesso e non ho mai pensato di fare un confronto con i Seventh Key o gli Steelhouse Lane.

E.B. - Quanto hai impiegato per concludere Nowhere Land? Ci sono stati problemi di percorso?

Mike - Ho impiegato un bel po’ di tempo. Ho iniziato a stendere qualche idea prima del secondo album dei Seventh Key ma non c’era realmente una scadenza per il mio album e quindi stavo lavorando anche su altri progetti. Quando ho iniziato a lavorare su Raging Fire, Billy mi ha chiesto se potessimo sviluppare alcune di queste idee per il nuovo disco dei Seventh Key. Non appena Raging Fire è stata completata non avevo molte altre idee per il mio platter: così ho deciso di liberarmi la mente concentrandomi su alcuni progetti per la TV. Quando successivamente ascoltai di nuovo il resto del mio materiale, pensai di tenere solamente Nowhere Land e cominciai a riscrivere tutto daccapo. Era il febbraio 2005, il periodo prima che Terry mi raggiungesse e prima che le voci fossero registrate. Così ho dovuto andare in Inghilterra per un po’ e quando sono ritornato ho dato la priorità al DVD in Atlanta dei Seventh Key. Dopo Natale ho trascorso qualche giorno a registrare nuovamente alcune tracce di chitarra e di tastiera. Non appena ho dato avvio al mixaggio, mi sono imbattuto in diversi problemi tecnici che mi hanno rallentato per qualche settimana. E’ stato all’incirca verso Marzo 2006: ero veramente scontento del primo set di mixaggio. Ho dovuto adattarmi alle nuove attrezzature e poi ho prodotto l’album nel Maggio 2006.

E.B. - E quindi nel nuovo full-lenght non hai usato del vecchio materiale che avresti voluto pubblicare un giorno…

Mike - Sono tutte nuove canzoni ma l’introduzione strumentale in Not In Love, Nowhere Land e le idee di base di Beyond The Pale e Come To Me erano parti già esistenti.

E.B. - Riesci a farmi una breve analisi dell’album? Ci sono alcune trace che occupano un posto speciale nel tuo cuore?

Mike - La prima traccia che ho scritto per l’album è stata la title-track e l’introduzione è basata su un pezzo che avevo composto per i Survivor e che avevo sempre ritenuto come bella premessa per sfociare in un coinvolgente riff Rock. I testi riflettono solamente le mie frustrazioni riguardanti la correttezza politica e altre questioni che affrontiamo oggi. Poi ho scritto la musica di Superstar, per dare maggior dinamicità al tutto. Volevo quindi un testo dinamico e piuttosto tragico e perciò ho pensato a come sarebbe la morte di una stella dello spettacolo. Come To Me è una traccia più leggera, la cui melodia e il cui testo sono stati creati da Billy Greer. Il titolo originario era Loves Fantasy ma non mi piaceva e una notte stavo guardando Dragonfly, film con Kevin Costner e quello mi ha influenzato a cambiarlo in Come To Me. Strenght, Perfect Circle e Jaded sono venute successivamente. Beyond The Pale è basata su un pezzo che avevo scritto per la televisione. Terry ed io abbiamo inventato la storia e poi Terry ha composto le parole. Ho scritto Audio Illusion perché pensavo che l’album avesse bisogno di una una traccia diretta. Higher Ground, Runaway e Not In Love sono state le ultime tre canzoni ad essere completate.

E.B. - C’è un filo conduttore che connette tutte le canzoni o sono pezzi slegati?

Mike - Il filo conduttore è lo stile Slamer/Brock che permea la maggior parte dei brani.

E.B. - Quando stavi scrivendo Nowhere Land, sentivi la pressione del fatto che gli ascoltatori si sarebbero aspettati molto dalla sua pubblicazione?

Mike - Da un certo punto di vista sì, perché dopo tutto, questo è il mio album solista. Tuttavia, non così tanto da influire sulla mia mente o sul processo creativo.

E.B. - Quali erano i tuoi intenti musicali prima di iniziare a lavorare sull’album? C’erano delle mete speciali?

Mike - La meta era concludere un album di cui potessi essere orgoglioso e lo sono. Musicalmente parlando, volevo che apparisse come un disco interessante di Rock tradizionale, leggermente Progressive, con molte qualità dinamiche. E poi volevo lanciarmi come compositore di chitarra.

E.B. - A questo punto hai programmi per un eventuale tour di promozione dell’album?

Mike - Penso che fare tour sia molto importante per promuovere e supportare un album. Sfortunatamente per me rappresenta qualcosa di cui non ho pienamente il controllo: se si presenterà un’opportunità, puoi starne certo.

E.B. - Al di fuori della tua carriera musicale, hai tempo per hobbies ed interessi?

Mike - Sono stato appassionato di Formula 1 da quando ero bambino…mi piace guidare go-carts, fare sci d’acqua, andare in barca con la mia famiglia e ammirare mia figlia mentre gareggia in competizioni d’equitazione.

E.B. - Chi o che cosa è stata la maggiore influenza per la tua carriera da musicista?

Mike - Clapton e i Cream, Blackmore e i Deep Purple sono ciò che mi hanno reso un chitarrista.

E.B. - Quando e com’è avvenuto il tuo avvicinamento alla chitarra?

Mike - Mio padre mi comprò una chitarra quando avevo undici anni e iniziai a frequentare lezioni dopo tre mesi. Imparavo tutto d’orecchio e non leggendo la musica. Poi persi interesse e mi concentrai maggiormente sulle mie gare di moto e sul calcio. Alcuni anni dopo, probabilmente quando avevo quattordici o quindici anni, tornai a casa dopo una partita di calcio, non c’era nessuno a casa, accesi la TV e il presentatore disse: “Ed ecco a voi il concerto d’addio dei Cream, alla Royal Albert Hall.”. Non avevo mai ascoltato i Cream e non sapevo che fossero un gruppo: ricordo che rimasi incollato alla televisione per tutta la durata del concerto, non avevo mai sentito un chitarrista suonare bene quanto Clapton. Quell’esperienza mi cambiò la vita, e il giorno dopo uscii a comprare tutti gli album dei Cream che riuscii a trovare.

E.B. - Quali sono i tuoi programmi per il futuro? C’è un desiderio speciale che vuoi raggiungere come musicista?

Mike - Sto per produrre il nuovo album solista di Terry Brocks entro la fine di quest’anno, poi inizierò a lavorare sul terzo disco dei Seventh Key. Ho un paio di progetti per la TV e voglio sviluppare altre cose. Amo la musica e quindi il mio scopo è continuare a suonare e scrivere finché qualcuno si stancherà del mio lavoro o quando sentirò di aver raggiunto la cima e di stare scendendo. Spero che trascorra molto tempo prima che entrambe queste cose accadano.

E.B. - Il tuo album è uscito in un periodo in cui il Rock melodico non è molto di moda. Come mai credi ancora in questo genere di musica?

Mike - Credo in ciò che faccio, come qualsiasi altro musicista/compositore. Non mi interessa se qualcosa non sia di moda. Le mode vanno e vengono, la buona musica rimane buona musica. Fortunatamente per noi c’è una casa discografica come la Frontiers che pensa la stessa cosa.

E.B. - Bene, siamo giunti alla fine dell’intervista. Grazie da RockLine.it per il tempo concessoci. Puoi concludere come preferisci.

Mike - Vorrei ringraziare i fans e sottolineare che, senza di loro, non potrei realizzare tutto questo. La musica Rock è una parte consistente della mia vita e senza i fans non sarebbe possibile per me. Quindi, grazie ancora per il supporto e spero che l’album possa davvero piacervi! A presto!

NUOVE USCITE
Filastine & Nova
Post World Industries
Montauk
Labellascheggia
Paolo Spaccamonti & Ramon Moro
Dunque - Superbudda
Brucianuvole
Autoprod.
Crampo Eighteen
Autoprod..
BeWider
Autoprod..
Disemballerina
Minotauro
Accesso utente